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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Disuguaglianza economica: numeri, cause e conseguenze

Premessa Per molti anni, il World Economic Forum  ha incluso la disparità dei redditi tra i dieci rischi globali ‘più preoccupanti:’ si tratta di un fenomeno che si è notevolmente intensificato negli ultimi decenni e che indebolisce fortemente la coesione sociale e minaccia la stabilità politica.  Ci sono numerose pubblicazioni focalizzate sulla ‘disuguaglianza economica:’ Piketty T. (Capital in the 21st century), Oxfam International (gennaio e ottobre 2014), Credit Suisse (2014, 2015). Ma che cosa è la disuguaglianza e perché dovremmo contrastarla? Bene, se ci fermiamo e pensiamo solo per qualche istante, è facile realizzare che la disuguaglianza è un fenomeno inevitabile in una società complessa. In generale, la disuguaglianza consiste in un accesso differenziato alle risorse economiche, sociali e naturali. Ora, risulta naturale che – per diverse ragioni – a ciascun livello della nostra struttura sociale (Paese, regione, comunità, individuo) l’accesso alle risorse e ai serv

L'utopia sostenibile

Il saggio di Enrico Giovannini, professore di Statistica economica, già direttore delle Statistiche dell’OCSE, presidente dell’Istat e Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, nonché fondatore dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), fornisce una chiara rappresentazione dello stato attuale della nostra società, sia a livello nazionale che globale, e tale società, così come fotografata dall’Autore attraverso una imponente mole di dati ed analisi statistiche, non risulta essere particolarmente “in salute”. Il libro prende atto di una amara verità, ossia che il modello sociale attuale non può essere più sostenuto dal pianeta.  «Abbiamo ormai un’evidenza scientifica consolidata dell’insostenibilità, sul piano non solo ambientale, ma anche su quello economico e sociale, del modello di sviluppo che abbiamo seguito nel corso degli ultimi due secoli» (p.3). L’Autore sostiene che diversi fenomeni naturali e sociali che si sono manifestati negli ultimi decenni

Riflessioni sul concetto di Rivoluzione

Si parla spesso ed ancora nella nostra epoca di "rivoluzione". Ma cosa significa oggi rivoluzione? Chi è il rivoluzionario? di Giovanni Arena Per rivoluzione si intende un cambiamento radicale delle stretture sociali, a partire dall’ambito scientifico ed economico fino ad arrivare alla sfera politica e sociale. La rivoluzione nasce dalla presa di coscienza, o dall’esigenza circostanziale, di una determinata situazione storica che in qualche modo necessita di una scossa per sbloccarsi e dar vita ad un nuovo e diverso scorrere degli eventi.  La rivoluzione è spesso portata avanti da elites fortemente ideologizzate che si servono o semplicemente cavalcano i sentimenti alimentati o alimentatisi all’interno della massa costituita dal popolo. Nella corso della storia abbiamo assistito a diverse rivoluzioni in differenti ambiti strutturali: dalle rivoluzioni scientifico-tecnologiche, passando per le rivoluzioni economiche fino ai moti rivoluzionari che hanno modificato e da

La fine della sovranità !

Alain de Benoist è, senza ombra di dubbio, uno degli intellettuali europei più attenti allo stato presente delle cose. Per questo, egli ha dedicato un secondo volume all’analisi della crisi che sta sconvolgendo dal 2008 gli assetti produttivi del mondo capitalista.   Dopo il successo di Sull’orlo del baratro, è da poco nelle librerie, per i tipi della casa editrice Arianna, La fine della sovranità. Come la dittatura del denaro toglie il potere ai popoli . Nelle sue pagine, il filosofo francese precisa e definisce in modo compiuto cause, conseguenze e possibili vie d’uscita dalla situazione presente.   Innanzitutto, egli ribadisce con estrema chiarezza, che la crisi presente è strutturale, indotta dalla completa emancipazione della finanza mercatista dall’economia reale. Il tratto saliente che la caratterizza, è l’indebitamento generalizzato. Crisi del debito, dunque, la cui straordinaria amplificazione ha avuto un momento topico, nell’introduzione della moneta unica europea, l

Il “lavoro totale”

Termine coniato subito dopo la seconda guerra mondiale dal filosofo tedesco Josef Pieper nel suo libro Leisure: The Basis of Culture (1948), è il processo attraverso il quale gli esseri umani vengono trasformati in puri e semplici lavoratori. In questo modo, il lavoro diventa in ultima istanza totale quando diventa il centro attorno cui ruota la vita umana; quando tutto viene messo al suo servizio; quando il piacere, le festività e i momenti di gioco finiscono per assomigliare e infine diventare lavoro; quando non resta altra dimensione esistenziale che non sia quella del lavoro; quando l’uomo crede davvero che siamo nati semplicemente per lavorare; e quando altri modi di vivere, esistenti prima che il lavoro totale prendesse il sopravvento, spariscono del tutto dalla memoria culturale. Siamo sulla soglia di realizzazione del lavoro totale.  Ogni giorno parlo con persone per le quali il lavoro ha finito col controllare la loro esistenza, trasformando il mondo in un incarico, i l

Come la tecnologia blockchain può rivoluzionare anche il settore energetico

Avete mai sentito parlare di Blockchain? No ? Neppure io, è importante però, osservare e cercare di capire,  per non esserne travolti ,  mi rendo conto che ci troviamo in un momento di cambiamenti straordinari. Abituati ai tempi dell'evoluzione che si è sviluppata prima di internet , da un secolo all'altro , è molto difficile comprendere che tutto questo invece succede in tempi brevissimi ! Per cercare di spiegare in maniera più che appropriata Blockchain bisogna fare da subito un passo in avanti per quello che riguarda il nostro modo di usare Internet. Infatti qui parliamo di Internet,l’Internet delle transazioni in cui vengono usati i ripple. Grazie alla tecnologia blockchain si sta sviluppando un mercato peer-to-peer in cui ogni device può acquistare e vendere energia automaticamente, senza l’intermediazione di operatori centralizzati. La tecnologia, si sa, corre molto più veloce della politica e questo è particolarmente vero in Europa: mentre la Commissione Europe

È tempo che la tecnologia serva tutta l'umanità con un reddito di base incondizionato

Il testo seguente è un discorso che ho scritto per un keynote in Svezia alla fine del 2017. Scott Santens New Orleans writer focused on the potential for human civilization to gets its act together in the 21st century. Moderator of /r/BasicIncome on Reddit. Apr 13 Immaginavamo che la tecnologia avrebbe distrutto posti di lavoro ma che avrebbe creato  nuovi e migliori posti di lavoro, oggi scopriamo che non è più vero.  Le macchine sostituiscono in modo permanente il lavoro umano, e i nuovi posti di lavoro creati, sono per lo più  peggiori. Viene impiegata una percentuale sempre più bassa della popolazione, e per la maggior parte di coloro che rimangono nel mercato del lavoro, i redditi diminuiscono, le ore lavorate aumentano, i benefici forniti diventano più rari e i legami che tengono insieme la società cominciano a logorarsi mentre la disuguaglianza diventa sempre più estrema. In che anno prevedi che un simile futuro si verifichi? 2030? 2040? 205

Banche Pubbliche

La Germania ha più del 60% di banche pubbliche che acquistano regolarmente i titoli di stato con i prestiti a tasso negativo della BCE. Perchè l’Italia non ha più Banche Pubbliche con le quali acquistare una parte del suo debito pubblico e risparmiare una parte cospicua dei 70 mld di euro di interessi che paghiamo ogni anno ? Per avere un’idea della dimensione del fenomeno basterà dire che, se nel 1991, le banche pubbliche rappresentavano il 73% del totale delle banche italiane, oggi allo Stato restano soltanto piccole quote di minoranza in banche di importanza marginale. Chi ha privatizzato ? Qui cominciano le prime sorprese. In effetti, sappiamo che in Italia,  il consenso parlamentare alle privatizzazioni è stato schiacciante, per il resto le privatizzazioni - e l’ortodossia liberalistica sottostante - hanno raccolto il consenso entusiastico di tutti i gruppi parlamentari. Questo però non significa che le privatizzazioni le abbia fatte il Parlamento. E qui qualcuno potre