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Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

30 anni di Maastricht hanno distrutto l’Italia…

La Recessione italiana può considerarsi una conseguenza del nuovo regime economico post-Maastricht, adottato dall’Italia a partire dai primi anni Novanta. In un paper appena pubblicato, il noto economista olandese Servaas Storm, tutt’altro che radicale, si occupa delle cause della “lunga crisi” italiana. La sua conclusione è lapidaria: “Nello studio, dimostro empiricamente come la recessione italiana debba considerarsi una conseguenza del nuovo regime economico post-Maastricht, adottato dall’Italia a partire dai primi anni Novanta”. Storm nota come fino ai primi anni Novanta l’Italia abbia goduto di trent’anni di robusta crescita economica, durante i quali è riuscita a raggiungere il Pil pro capite delle altre nazioni principali della futura zona euro (soprattutto Francia e Germania) Da allora, però, “è iniziato un costante declino che ha letteralmente cancellato trent’anni di convergenza” . Al punto che oggi il divario tra il Pil pro capite itali

La tecnologia non libera il lavoro

Peter Schadt Sandra Neuburger 29 Luglio 2021  L’innovazione digitale e l’ottimizzazione della produzione non diminuiscono lo sfruttamento. Al contrario, il fardello diventa ancora più pesante. Dieci tesi con uno sguardo alla situazione dell’Italia Il termine «Industria 4.0», è apparso per la prima volta in Germania nel 2011 alla Hannover Messe, una delle maggiori fiere commerciali del mondo. Inneggiando a una sorta di «quarta rivoluzione industriale», è diventata rapidamente da allora un’etichetta nota per descrivere il programma politico-economico dello stato tedesco. Il termine «digitalizzazione» viene spesso utilizzato come suo analogo, essendone alla base per quanto riguarda il lato tecnico-processuale: si tratta infatti di mettere in campo nuove strategie produttive attraverso l’utilizzo della messa in rete di dati, piuttosto che intelligenze artificiali e altre tecnologie computerizzate.  Questa analogia, però, rimane controversa: in questo artico

Il certificato verde non può essere controllato .....

Il certificato verde non può essere controllato né dai commercianti né dal datore di lavoro, né dalle forze di polizia né dai dipendenti delle aziende dei mezzi di trasporto né dalle hostess all’imbarco nè dalle palestre nè dalle società sportive né alla posta né…  Un obbligo che non può essere controllato da nessuno se non…    Queste le prove. ———————————————————————————————————————————————- Nota : L’articolo è corposo e completo di riferimenti normativi. Per facilitare la lettura si consiglia di cliccare sulle note in rosso per leggere la normativa che si aprirà in una nuova scheda. Una volta chiusa la scheda si ritornerà nel punto di partenza. Le note sono riportate anche in fondo pagina per consentire la stampa. Per gli esercenti si consiglia di stampare più copie e di consegnarle agli addetti ai controlli per renderli edotti che se non possiedono i requisiti elencati nella sezione “In sintesi” non hanno titolo per chiedere il green pass. Per le Forze dell’Ordine, si

Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola

Invece di fare il suo mestiere, invece di fare di tutto per cercare di dotare gli studenti poveri del computer di cui sono privi, invece di fare in modo d’insegnare davvero a scrivere in italiano a centinaia di migliaia di giovani che continuano a uscire dalle sue aule incapaci di farlo, la scuola italiana insiste a sprecare energie e risorse nell’affastellare sempre nuove iniziative, nuove attività e nuovi progetti nefasti, con il solo risultato di snaturare la propria vocazione .  T utto ciò — come accade spesso in Italia — grazie proprio a chi in teoria dovrebbe vegliare sulle sue sorti: al centro una cricca di alti burocrati ed «esperti» scervellati, sopra di loro un ministro in realtà loro succube perché ormai da anni sempre privo di qualunque autorità culturale e peso politico, e infine un Parlamento dove regnano l’incompetenza e la demagogia. È stata infatti la Camera nei giorni scorsi ad approvare all’unanimità (all’unanimità: ecco dove vanno a finire i propositi

La morte della filosofia, dell'etica e delle scienze umane

Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che la figura dell'intellettuale appartiene al passato, e che essa è stata sostituita da un nuovo modello di uomo di sapere, solidale all'ordine della religione scientista e suo strumento di propaganda militante. Non che l'intellettuale di professione, figura tipicamente borghese e post-moderna, incarnasse chissà quale valore etico o fosse investito di una qualche missione sociale. Egli era tuttavia il residuo di un mondo in cui esistevano istanze che non potevano essere risolte ricorrendo esclusivamente a comitati tecnico scientifici o a modelli previsionali, ma che si riconosceva utile problematizzare anche alla luce della memoria storica, delle scienze umane e della coscienza critica.   Dobbiamo riconoscere che quell'epoca, assieme all'ordine borghese, è ormai agonizzante, e che presto qualsiasi attività di pensiero che non sia esclusivamente la celebrazione o l'apologia dell'esistente, sarà relegata all'ambito del

Principio di precauzione

Come si è arrivati a formulare il principio di precauzione? Nel corso del 20 ° sec. si è verificata una crescente attenzione nei riguardi della protezione dell'ambiente. Le cause del degrado ambientale erano sconosciute e spesso non vi era alcuna prova scientifica di relazione tra causa ed effetto. In conseguenza, la prevenzione degli effetti dannosi veniva invocata solo dopo che si erano avute prove evidenti del danno ambientale. Ma in qualche caso era già troppo tardi e il rimedio era diventato troppo costoso, oppure la causa del danno non era certa. D'altra parte si è verificato spesso che alcuni rappresentanti di movimenti di opinione abbiano chiesto di fermare una particolare attività senza avere la prova scientifica che questa fosse la causa degli effetti indesiderati. Questa mentalità è cambiata verso la fine del Novecento, iniziando forse con il principio del Vorsorge (prudenza). Negli anni Settanta la legge tedesca stabilì che il settore pubblico non solo

MARIA FIDA MORO

La figlia di Aldo Moro scrive questo splendido pensiero sul COVID: “Insomma credete davvero che siamo tutti stupidi?! L’allerta permanente, alla lunga, ottiene l’effetto contrario come nella famosa storia di “Al lupo, al lupo”. La sicurezza non esiste, a nessun livello e a nessun titolo, e tuttavia è necessario vivere, lavorare, andare a scuola, fare le cose di tutti i giorni, viaggiare, riposarsi. Non si sentono altro che numeri che si contraddicono e che sono anche molto noiosi.   Mentre “giocate” ai bollettini, la vita continua senza di voi.  Ogni giorno che passa restate più indietro. Siete terrorizzati dalla vita della quale la morte fa parte integrante.    E non c’è cura, non c’è vaccino, non perché non ci sia vaccino, ma perché risolto un problema se ne presenta subito un altro. La vita è in divenire e ci mette alla prova di continuo. Bisogna imparare a esistere in pace e a convivere anche con le cose brutte.    Dobbiamo darci pace altrimenti la nostra non sarà mai vita, ma puro