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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

Parlamento Europeo

  Le leggi della Commissione UE ficcano il naso dappertutto, dagli omogeneizzati alle regole d’accesso alle comunicazioni satellitari; da come devono essere fatte le lampade al neon a cos’è la cioccolata; fino alla tua privacy e a come irrigare un campo, ecc.  Ma ciò che questa Europa ha portato di più devastante sulla più bella e democratica Costituzione del mondo, la nostra, sono i Trattati .   La “ Legge Primaria ” in Europa sono quei Trattati, come Maastricht, Lisbona, o il devastante Fiscal Compact (quello che ci ha imposto nella Costituzione di Calamandrei la distruzione del suo senso più profondo, cioè l’equità sociale, assieme all’abolizione dei poteri di spesa sovrana del Parlamento di Roma ). Lottare per, come si usa dire, ‘andare in Europa’, cioè prendere numeri nel Parlamento UE ? Ecco come stanno le cose.  Il Trattato di Lisbona, con l’Art. 48 TEU, sancisce che per modificare un Trattato europeo ci sono quattro procedure.  In tutte e quattro il ruolo del P

La fuga di cervelli? Cerchiamo di capire quanto ci costa

In base ai dati Istat disponibili (settembre 2017), tra il 2010 e il 2015 gli italiani emigrati all’estero sono oltre 430.800 e di questi 122.094 i giovani (classe di età 20-34 anni), di cui 32.838 laureati. Che si tratti di un’emigrazione di giovani altamente formati è confermato dal fatto che, se si includono i diplomati, si raggiunge un valore superiore a 75 mila individui (Istat). Una delle caratteristiche salienti della mobilità transnazionale di soggetti italiani qualificati è rappresentato dalla mancata compensazione di queste uscite con flussi in entrata comparabili di giovani stranieri laureati. In termini assoluti, nel periodo 2010-2015 circa 5 mila individui con un titolo assimilabile alla laurea sono immigrati in Italia. Il problema dell’Italia non appare dunque tanto rappresentato dal numero assoluto della popolazione di laureati che emigra – di molto inferiore a quello che si registra in Francia o nel Regno Unito – quanto piuttosto dalla mancata compensa

È il capitalismo che sta uccidendo la natura, non l’umanità

L’ultimo rapporto Living planet del WWF è una lettura piuttosto dura: la fauna selvatica è diminuita del 60% dal 1970, alcuni ecosistemi stanno collassando e c’è una buona possibilità che la specie umana non abbia vita lunga. La relazione sottolinea continuamente come la colpa di questa estinzione di massa sia da attribuire all’uomo e a ciò che consuma, e i giornalisti si sono precipitati a diffondere questo messaggio. Il Guardian ha titolato: “L’umanità ha distrutto il 60% delle specie animali”, mentre la Bbc ha scelto: “Il consumismo ha causato una grossa perdita di fauna selvatica”. Non c’è di che stupirsi: nelle 148 pagine del rapporto la parola “umanità” appare 14 volte, e “consumismo” 54 volte. C’è un termine, però, che non compare nemmeno una volta: capitalismo.  Si potrebbe dire che, ora che l’83% degli ecosistemi di acqua dolce stanno collassando (un’altra delle statistiche inquietanti del rapporto), non abbiamo tempo di disquisire di semantica.

Debito pubblico e interessi

Rispetto alla fine degli anni ’80 in cui solo il 4 per cento del debito era in mano straniera, oggi circa un quarto è roba loro . Formalmente 578 miliardi sono detenuti all’estero (circa il 30 per cento dei titoli), ma se si vanno a togliere quegli investitori italiani, domiciliati all’estero per motivi fiscali (principalmente Lussemburgo e Irlanda), il volume di Btp all’estero scende al 24 per cento del totale e cioè 465 miliardi. È questo il numeretto d’oro. Quello più sensibile ai nostri pasticci politici e finanziari e siamo al tasso più basso dal 1998. Lo studio di Unicredit va ancora più a fondo. La Banca d’Italia ci dice per filo e per segno come sono distribuiti i Btp in Italia (banche, privati, fondi e così via), ma non all’estero. Veniamo così a scoprire che poco meno dell’ 80 per cento del nostro debito piazzato fuori dalla penisola è in paesi euro. 130 miliardi sono in Francia, seguita da 90 in Germania e da 80 miliardi in Spagna (peraltro l’unico paese ch

Il nuovo Patto dei Sindaci integrato per il Clima e l’Energia

 E' stato lanciato ufficialmente il 15 ottobre 2015 in occasione della cerimonia congiunta del Covenant of Mayors e Mayors Adapt . A partire dal 1° novembre non è più possibile aderire singolarmente alle due iniziative ma solo alla nuova iniziativa integrata.   Il documento di impegno per i Firmatari, il nuovo modulo di adesione e una serie di Domande & Risposte per vecchi e nuovi Firmatari sono disponibili sul sito web del Patto dei Sindaci. L’iniziativa ha come quadro di riferimento il nuovo contesto della politica europea (vale a dire il Pacchetto 2030 su Clima ed Energia, la Strategia di adattamento dell’UE adottata dagli Stati membri dell’UE e la strategia dell’Unione dell’energia), che prevede la possibilità per l’ulteriore sviluppo del Patto dei Sindaci e il rafforzamento dei legami tra il Patto dei Sindaci e di Mayors Adapt. Il contesto internazionale (compresa la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e le Conf

Cooperazione TRAnsfrontaliera

 Le intenzioni sono sempre molto buone, renderle operative un pò più difficile ... questo non vuol dire che non bisogna provarci ! Certo è che molto spesso viene a mancare quella visione per farle diventare condivise, la cooperazione è certamente una via che va percorsa dal basso, aspettare una soluzione politica a questo è pura fantasia! Nizza 3 Aprile 2019.. I Living Labs sono ecosistemi di innovazione aperta e guidata dagli utenti basata sullo sviluppo continuo di partnership tra governi, imprese e ricercatori. ALCOTRA, Alpi Latine Cooperazione TRAnsfrontaliera, è uno dei programmi europei di cooperazione transfrontaliera. Copre il territorio alpino tra la Francia e l'Italia. Il periodo 2014-2020 è il quinto di programmazione ALCOTRA. Dal 1990, il programma ha finanziato quasi 600 progetti per circa 550 milioni di euro di sovvenzioni comunitarie. Obiettivo generale Migliorare la qualità di vita delle popolazioni e lo sviluppo sostenibile dei te

Individualismo e comunità

Non si può capire niente della situazione in cui ci troviamo se non la si colloca nel quadro più ampio dell’ individualismo . Il sistema economico crea individui e li isola gli uni dagli altri. Gli scambi mediati dal denaro, lungi dal collegare meglio fra di loro le persone, le rendono più distanti e infelici. Gli amici litigano quando devono lavorare insieme perché le faccende di denaro finiscono per diventare più importanti. Mettiamo il denaro al primo posto perché è diventato il fine oltre che il mezzo per vivere. Non esiste veramente comunità nel mondo in cui viviamo.   Questa bella parola indica fratellanza e comunione di intenti. Questo può avvenire nel mondo economico se ognuno è vincolato come prima cosa a recuperare un minimo di capitale per poter vivere?  E’ evidente che tutto il resto diverrà secondario e che la compassione e la carità diverranno marginali. Ad ognuno è assegnato il compito di guadagnare. Se non lo fa sarà un emarginato sociale e verrà