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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

IL PIANO DI DRAGHI

NON È AFFATTO SEGRETO. DISTRUGGERE L'ITALIA, PER POI FARLA RICOSTRUIRE DALLE MULTINAZIONALI DEL SETTORE “CORPORATE”.   Guido Grossi : «Crediamo ancora che il potere sia rimasto nei governi, nei Parlamenti: lì non c'è rimasto più niente. Lì c'è solo la rappresentazione della decisione politica, ripresa dai giornali.   Chi prende le decisioni opera altrove. Non sono incappucciati che si nascondono nelle cantine: non c'è nessun complotto, perché tutto è alla luce del sole. Basta leggere, con un po' di pazienza, i documenti pubblicati dal Gruppo dei Trenta, sui siti delle banche centrali e della Commissione Europea, della Trilaterale.    Documenti pubblicati da decenni. E' tutto molto chiaro: scrivono, nero su bianco, quello che intendono fare. Draghi è “membro anziano” del Gruppo dei Trenta. E, poco prima di diventare presidente del Consiglio, è stato a capo di una commissione che ha redatto un importante documento: “Come ristrutturare e rivitalizzare il settore Co

Import |Shale Gas dagli Usa? Follia economica. Uno studio spiega il perché

 La Commissione Europea caldeggia  l’importazione di gas dagli Stati Uniti. Dice che sarebbe utile per diminuire la dipendenza dell’Europa dal gas russo. In realtà l’importazione  nell’Ue del gas statunitense gioverebbe all’economia degli Stati Uniti e causerebbe un aumento del prezzo del gas in Europa, penalizzandone l’economia: i dati e le cifre che portano inevitabilmente a questa conclusione sono contenuti in unostudio sullo shale gas statunitense (quello che viene estratto tramite il fracking ) redatto dal Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo. Il Servizio produce  resoconti informativi indipendenti, completi ed approfonditi che “non rappresentano necessariamente” il punto di vista del Parlamento stesso, come avverte il disclaimer. Lo studio si intitola  “ Unconventional gas and oil in North America. The impact of shale gas and tight oil on the US and Canadian economies and on global energy trade flows “. E’ uscito nel giugno scorso (2014). Disponibile solo in i

Viva il dubbio

Il dubbio è stato e tuttora è uno dei motori dell’innovazione e dei grandi cambiamenti della storia dell’umanità. È la scintilla che alimenta la scoperta di prospettive sempre diverse in grado di ampliare gli orizzonti e cambiare il corso dell’esistenza, cosa che ciascuno di noi avrà sperimentato anche sulla propria pelle: proviamo a pensare dove, come e soprattutto chi saremmo oggi se nel corso della nostra vita non avessimo messo in dubbio le visioni tradizionali imposte dalla famiglia e dalla società per immaginarne di nuove più in linea con la nostra natura, i nostri sogni e aspirazioni. Oppure, se non avessimo mai messo in discussione le nostre scelte, avendo il coraggio di cambiarle. Se però siete tra quelli a cui non è mai accaduto, tranquilli, non è mai tardi per iniziare a coltivare il dubbio . Quando parliamo di dubbio non ci riferiamo certo dell’incertezza continua figlia di un’indecisione di fondo, dell’incapacità di assumere una posizione. Non parliamo del

deglobalizzazione

"Giorni fa, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha dichiarato che il suo Paese è in via di <<deglobalizzazione>>.  Ha ragione, perché la Russia è soggetta a sanzioni da anni, perciò ha imparato a fare sempre più da sé ed a dipendere sempre meno dagli altri.  Non significa che la Russia sia diventata autarchica, ma che è in potere di decidere il suo destino, indipendente dalle deliberazioni prese da imprese e governi stranieri.  Alcuni amici mi chiedono se la deglobalizzazione, in realtà, non stia coinvolgendo l'intera economia mondiale, se non sia questo il cambiamento di cui ho parlato per anni. Francamente, è una domanda alla quale credo nessuno, attualmente, sia in grado di rispondere.  Al contrario dei profeti biblici, non ho ricevuto dall'Onnipotente il carisma della profezia, non so che mondo troveremo dopo questo conflitto. So, con certezza, che quanto sta accadendo, per la globalizzazione, è una battuta d'arresto, la seconda

CUI PRODEST ?

A chi giova? A chi giova una guerra contro la Russia? A chi giovano le sanzioni alla Russia? A chi giova l’opposizione alla definitiva nascita di un mondo multi-polare? Sicuramente non all’Italia. Abbiamo una classe politica che per l’ennesima volta non solo non si è preoccupata degli interessi nazionali e di quanto previsto dalla Costituzione, ma che ha preso scelte in antitesi con entrambi. Una classe politica che ancora una volta ha messo gli interessi dei padroni esteri davanti a quelli del proprio Paese.   Andiamo con ordine. Saltiamo, dandolo per acquisito, il breve ripasso storico sull’espansione a Est della NATO (contro tutte le rassicurazioni fatte nel corso dei decenni) e sulla guerra, in corso dal 2014, in Ucraina (tra rivoluzione colorata e tentativi di pulizia etnica da parte dei neo-nazisti ucraini).   Vale la pena solo ricordare – nonostante i tentativi di rimozione della stampa dominante occidentale - che quello ucraino è un Governo che non si avrebbe avuto problemi a d

ALEXANDR DUGIN, massimo filosofo russo, sulla guerra in Ucraina

“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste.  Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.   La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per t

Erich Fromm – Avere o Essere? Le due diverse modalità dell’esistenza

Nella disamina della propria personalità, la capacità di scoprire l’aspetto fondante del proprio sistema di vita – incentrato sulla modalità dell’ Avere o su quella dell’ Essere – è diventato uno dei quesiti fondamentali per comprendere realmente se stessi.  Il testo Avere o Essere? di Erich Fromm edito da Mondadori, ha assunto col tempo un ruolo chiave per la società, divenendo punto di riferimento imprescindibile per avviare quell’attenta riflessione sulla propria esistenza che prima o poi si deve compiere. Un saggio importantissimo dunque, ottima base di partenza per letture più approfondite e inestimabile invito a prendere in mano, con decisione, la propria vita. Secondo Erich Fromm ci sono due categorie attraverso le quali vengono distinti gli individui: coloro che vivono secondo la modalità dell’ avere e coloro che seguono invece un sistema di vita incentrato sull’ essere . Il sociologo e psicoanalista tedesco individua subito una differenza sostanziale tra ques

La guerra, i media e la nostra capacità di scelta

È veramente preoccupante la facilità con la quale riescono a deviare le nostre attività mentali costringendoci a focalizzarci su ciò che essi vogliono. È vero che gli eventi degli ultimi giorni hanno una loro rilevanza storica notevole, ma è pur vero che il conflitto in Donbass va avanti già da otto anni, ed è altrettanto vero che, fino all’altro ieri, del Donbass, degli ucraini, dei russofoni e delle loro sofferenze non fregava un emerito a nessuno di noi (con le dovute eccezioni), mentre adesso a migliaia scendono in piazza con una bandiera non loro – teleguidati più che eterodiretti – per manifestare in difesa di un popolo di cui non sanno nulla, che è in guerra per cause di cui essi non sanno nulla.  Così: un giorno siamo indifferenti, il giorno dopo manifestiamo a comando; il giorno dopo ancora scopriamo che altre guerre vengono costantemente combattute in tutto il mondo, però in piazza per esse non scendiamo mica, no; e perché non scendiamo in piazza per esse? Perch

Guerra e Costituzione

Articolo, 25/02/2019 Pubblicato il 19/04/2019 1. Dal ripudio della guerra alle “missioni di pace” L’esame del testo dell’ art. 11 della Costituzione 1 conduce a due ordini di considerazioni diametralmente opposte. Se è vero, infatti, che questa norma raccoglie in sé quella che può ritenersi l’essenza di uno stato costituzionale, ovvero il ripudio della guerra, d’altro canto non sembra potersi dire che è a tale principio che, oggi, il nostro paese si ispira nelle dinamiche dei conflitti internazionali che sono divenuti sempre più frequenti. Più in dettaglio, e ponendo attenzione anche alle altre clausole dell’articolo, la formula secondo la quale l’Italia, in condizioni di parità con gli altri stati, può consentire delle limitazioni alla propria sovranità in vista dell’obiettivo superiore di garantire la pace