"Giorni fa, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha dichiarato che il suo Paese è in via di <<deglobalizzazione>>.
Ha ragione, perché la Russia è soggetta a sanzioni da anni, perciò ha imparato a fare sempre più da sé ed a dipendere sempre meno dagli altri.
Non significa che la Russia sia diventata autarchica, ma che è in potere di decidere il suo destino, indipendente dalle deliberazioni prese da imprese e governi stranieri.
Alcuni amici mi chiedono se la deglobalizzazione, in realtà, non stia coinvolgendo l'intera economia mondiale, se non sia questo il cambiamento di cui ho parlato per anni. Francamente, è una domanda alla quale credo nessuno, attualmente, sia in grado di rispondere.
Al contrario dei profeti biblici, non ho ricevuto dall'Onnipotente il carisma della profezia, non so che mondo troveremo dopo questo conflitto. So, con certezza, che quanto sta accadendo, per la globalizzazione, è una battuta d'arresto, la seconda dopo quella - più che altro simbolica, dato lo scarso peso, politico ed economico, del Paese in questione - subita in Siria.
Soprattutto so ciò che ebbi a scrivere, più volte, quando infuriava la polemica sul Covid ed i vaccini. Spiegai che - qualunque opinione uno avesse sull'emergenza sanitaria - la pandemia era la campana dell'ultimo giro, l'ultimo avvertimento, l'ultima opportunità di fare un cambiamento pacifico.
Se anche questo conflitto militare fosse l'inizio del cambiamento, non potremmo dire che è stato un processo pacifico. Migliaia di persone sono morte, diverse città sono state distrutte, quattro milioni di profughi hanno lasciato l'Ucraina in cerca d'ospitalità in Europa, senza contare il risentimento ed il rancore che, come tutte le guerre, anche questa lascerà in eredità alle future generazioni.
Si impone, ancora una volta, la vecchia legge: quando gli uomini non hanno il coraggio di fare il cambiamento, lo subiscono, ne vengono travolti ed il prezzo da pagare è altissimo. Io, purtroppo, non credo ai sognatori, ancor meno ai moralisti, per me la causa motrice dei fatti umani è l'economia, questa è l'alfa e l'omega dei grandi eventi e dei grandi mutamenti.
Voglio anch'io un mondo multipolare, senza politiche egemoniche e sfere d'influenza, ma non lo costruiremo finché un Paese impedirà ad un altro di istruire i suoi figli, di curare i suoi malati, di rispettare la dignità d'ogni suo cittadino.
Fino a quando uno Stato si servirà delle armi della finanza per dominare in casa d'altri, non potrà esserci il multipolarismo.
Finché un governo dirà al suo popolo di rinunciare ai diritti inalienabili della persona umana, che la sovranità è un lusso, che la salute e l'istruzione valgono meno d'un indice di borsa, il prezzo per migliorare il mondo si rischierà sempre di pagarlo con il sangue".
Mauro Ammirati
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