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Visualizzazione dei post da agosto, 2019

DE BENEDETTI E ROMANO PRODI, OVVERO: COME FARE UNA MONTAGNA DI SOLDI A SPESE DELLO STATO

La complicità tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene nominato presidente dell'IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa del suo storico compare Carlo De Benedetti (proprietario del gruppo Repubblica ed Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/ settimanali/mensili in tutta Italia), nel caso di Repubblica addirittura De Benedetti ne è l'unico editorialista, quindi gli articoli se li scrive persino lui stesso (pensa un pò che obiettività)!   L'attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata principalmente in un solo unico compito: Svendere (o regalare) tutti gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo irrisorio con bandi truccati. De Benedetti, dal canto suo, si è poi puntualmente affrettato a rivendere immediatamente tali società al loro reale valore di mercato (di solito 20 volte il loro prezzo d'acquisto) a gruppi stranieri (o addirittura allo Stato stesso, c

Federico Rampini La notte della sinistra

Ci fu un tempo in cui sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra.   Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell’Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la sinistra italiana da quando è all’opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l’Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale. È una sinistra che abbraccia la religione dei parametri e delle tecnocrazie. Venera i miliardari radical chic della Silicon Valley, nuovi padroni delle nostre coscienze e manipolatori dell’informazione. Tra i guru «progressisti» vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer sui social media, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immi

LA FOLLIA DELLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA SULL’IVA

In questi giorni si parla molto delle cosiddette clausole di salvaguardia sull’IVA. I media non perdono occasione di ricordarci come, a meno che il futuro governo non sia in grado di “reperire” 23 miliardi nel 2020 e 28 miliardi nell’anno successivo (per mezzo di tagli alla spesa pubblica e/o maggiori tasse), scatterà l’aumento automatico delle aliquote IVA (al 25,2 per cento nel 2020 e al 26,5 per cento nel 2021) previste, per l’appunto, dalle suddette clausole di salvaguardia. Difficile, se non impossibile, però, trovare qualcuno che osi mettere in discussione la logica di fondo di questa falsa alternativa, presentata come una sorta di “legge naturale”. In realtà, come vedremo, si tratta dell’ennesimo strumento di classe travestito da tecnicismo economico. Per capire perché, partiamo dalle basi. L’IVA (imposta sul valore aggiunto), come sappiamo fin troppo bene, è una tassa – attualmente pari al 22 per cento – applicata a tutti i beni e servizi che vengono a

Lettera aperta ai laureandi in economia ....

Dovete sapere che gli economisti affermati e navigati, spesso quelli che vi insegnano, sono una massa di mistificat ori della REALTÀ.... A Monti, Fornero, Marattin, Prodi, Cottarelli, Moscovic, e quella roba lì, gli va stracciata la laurea. Questi esimi professori chiamano "debito pubblico" quello che deve esser chiamato "attivo dello stato", che sta sempre nel bilancio ma nella parte sinistra degli schemi di bilancio...hanno sbagliato colonna !  Gli economisti come Monti (alla bocconi insegna sta gente), quelli capaci, competenti, "l'attivo dello stato" lo mettono invece tra le passività, tra i debiti. Te lo spacciano per debito pubblico. Lo fanno scientemente diventar un debito. Gli fa comodo. Un debito frutta sempre interessi e ha una connotazione negativa ... l'ha sempre avuta! Gli procura poi comprovate laute consulenze nelle banche d'affari quando smetteranno d'insegnare. Prodi, Amato, Draghi, ecc. ecc. sono tutti

ART. 123 TUE: ROMPERE IL CAPPIO DEL DEBITO E DELL’INGANNO

Quanto segue si basa su dati da tempo noti, circolanti e non controversi, anche da me riportati negli ultimi saggi. Dati giuridici, quali l’art. 123 TUE che consente agli Stati dell’Eurozona di dotarsi di una banca statale e di usarla per finanziarsi presso la BCE ai tassi che questa pratica alle banche, cioè ora allo 0,00%; lo Stato italiano potrebbe così risparmiare circa 80 miliardi l’anno, ma non se ne parla nemmeno: combutta del silenzio tra mass media, istituzioni, politica.   Dati economico-finanziari, come il fatto che, a far impennare i tassi di interesse, il deficit, l’indebitamento pubblico, e a scatenare il declassamento, è stata la scelta, fatta nel 1981, di rinunciare alla banca centrale nazionale che garantiva l’acquisto per mandare lo Stato a finanziarsi sui mercati finanziari speculativi sovrannazionali. Prima, il debito pubblico era sotto controllo. Da allora in poi, e sempre più, l’impennata dei rendimenti sta operando un massiccio trasferimento di re

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.

Scorrendo l'elenco è abbastanza facile riconoscere processi, persone , situazioni a noi famigliari ricomducibili a processi di manipolazione 1-La strategia della distrazione L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenzios

O Si Cambia, O Tutto Si Ripete

“ O si cambia, o tutto si ripete “. Una citazione tratta da uno dei meravigliosi libri di Tiziano Terzani e che contiene al suo interno un grande insegnamento di vita intriso di spiritualità e voglia di cambiamento . Perché parliamoci chiaro: le persone sono solite lamentarsi per un destino avverso, per delle sfortune improvvise, persone abituate a dare la colpa a qualcosa o qualcuno, a sentirsi vittime, convinte che prima o poi qualcosa o qualcuno verrà a salvarle. Ma la verità è la medesima.. o si cambia, o tutto si ripete. Perché se la propria vita non ha come direzione la voglia di stare bene con se stessi, del sentirsi appagati, pieni, sereni, allora non cambiare significa scavarsi la fossa . Tutto si ripete, perché nulla è cambiato . Se continui a soffrire dello stesso malanno, se con quella persona continui ad avere lo stesso problema, se al lavoro continui a incappare nelle stesse problematiche, se la vita inizia a starti stretta, se l’ansia ti opprime, se con