Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2018

Lo strumento e la crisi

I sintomi di una crisi planetaria in corso di accelerazione sono manifesti. Se ne è ricercato il motivo un po' ovunque. Da parte mia, io avanzo la seguente spiegazione: la crisi ha le sue radici nel fallimento dell'impresa moderna, cioè la sostituzione della macchina all'uomo. Il grande progetto di sostituire la soddisfazione razionale e anonima alla risposta occasionale e personale si è trasformato in un implacabile processo di asservimento del produttore e di intossicazione del consumatore. La relazione dall'uomo allo strumento è divenuta una relazione dallo strumento all'uomo. Qui bisogna riconoscere il fallimento. E un centinaio d'anni che cerchiamo di far lavorare la macchina per l'uomo e di educare l'uomo a servire la macchina. Adesso ci si accorge che a un certo punto la macchina non «funziona», che l'uomo non riesce a conformarsi alle sue esigenze, a farsi suo servitore a vita. Per un secolo l'umanità si è dedicata a un esperimento b

Perchè non li aiutiamo a casa loro?

L’Unione europea ha appena deciso di triplicare i fondi per la gestione dei migranti: la somma messa a bilancio passerà dagli attuali 13 miliardi di euro (anni 2014-2021) ai futuri 35 miliardi di euro (anni 2021-2027). Prima di compiere l’analisi dei costi preventivati, dove i soldi vanno, per fare cosa, dobbiamo sapere cosa noi prendiamo dall’Africa, e cosa restituiamo all’Africa. Se noi aiutiamo loro oppure se loro, magari, danno una mano a noi. Conviene ripetere e magari ripubblicare. Quindi partire dalle basi, dai luoghi in cui i migranti partono. Roberto Rosso, l’uomo che dai jeans ha ricavato un mondo che ora vale milioni di euro, ha domandato: “Come mai spendiamo 34 euro al giorno per ospitare un migrante se con sei dollari al dì potremmo renderlo felice e sazio a casa sua?”. Già, come mai? E perchè non li aiutiamo a casa loro?   Casa loro? Andiamoci piano con le parole. Perchè la lo

Le idee non hanno ali per volare...

A differenza di quanto accade nei settori professionali in cui la progettazione è giuridicamente definita ed economicamente inquadrata, in Italia,  questo fenomeno si manifesta, per usare un eufemismo, più di rado, quasi che progettare un piano di sviluppo locale sia giochino da ragazzi.  Abbiamo daltro canto dinastie d’ingegneri o di esecutivi che hanno ingobbito sui tecnigrafi generazioni di architetti. S enza scherzare oltre, è doveroso riconoscere che tale abitudine non trova corrispondenza nei paesi più civili, dove la progettazione è considerata una fase cruciale, il fattore critico del successo di qualsivoglia iniziativa ,cui dedicare il giusto tempo e riconoscere un idoneo compenso, con stanziamenti di budget che sull’italico suolo non vengono riservati nemmeno a talune fasi realizzative. Lo sviluppo di uno spin-off : di norma non si fa gratis, ma esigono la giusta remunerazione del tempo dedicato e il riconoscimento del loro ruolo. Perché l’econom

Il denaro non dorme mai !

Uscito di prigione dov’era finito per aver esagerato con i suoi traffici, il finanziere Gordon Gekko dice al pubblico stipato in sala che, guardando il mondo da dietro le sbarre, ha fatto delle profonde riflessioni. E le condensa in una domanda: «Stiamo diventando tutti pazzi?» La scena fa parte di un film su Wall Street, ma la stessa domanda uno poteva porsela giovedì 20 giugno mentre gli schermi tv e tutti i notiziari online sparavano ancora una volta notizie del tipo: “I mercati prendono male le dichiarazioni del governatore della Fed”; “crollo delle borse europee”; “bruciati centinaia di miliardi”; “preoccupati per il futuro, i mercati affondano le borse”. E, manco a dirlo, “risale lo spread Luciano Gallino 31 Agosto 2013 Esistono due ordini di motivi che giustificano il chiedersi se – cominciando dai media e dai politici – non stiamo sbagliando tutto preoccupandoci dinanzi a simili notizie di superficie in cambio di ciò che realmente significano. In primo luogo ci sono de

Il sottosegretario che vuole uscire dall’euro !

Il professor  Luciano Barra Caracciolo è stato nominato ieri sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Politiche Europee. Non è il primo incarico del genere per il giurista e magistrato romano che nel 1994 era stato nominato consigliere giuridico del Ministro della funzione pubblica Giuliano Urbani primo governo Berlusconi , incarico che aveva mantenuto nel 1995 con Franco Frattini nel Governo – tecnico – guidato da Lamberto Dini (già ministro con Berlusconi). Sempre all’interno del governo Berlusconi I è Barra Caracciolo è stato Capo di gabinetto del Ministero per gli italiani nel mondo. Dal 2001 al 2005 – durante il secondo governo guidato da Silvio Berlusconi – Luciano Barra Caracciolo è stato Vice Segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Luciano Barra Caracciolo, il magistrato sovranista anti-euro Fin qui le esperienze prettamente politiche, ma il curriculum del sottosegretario alle Politiche Europee non si es

Cambiamento climatico in Italia.

Oggi sappiamo che la questione è molto più complessa, rischiosa, e più vicina a noi: tanti sono i segni del clima che cambia, che già possiamo misurare e che sono raccontati in migliaia di articoli sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, e riassunti ogni 6 anni dalle migliaia di pagine dei volumi dell’Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC), il comitato ONU sul clima. Un lavoro colossale in grado di far parlare tra loro la scienza dell’atmosfera e dei mari, la geologia e l’ecologia, l’idrologia e la glaciologia, l’economica e la sociologia, di valutare le azioni della diplomazia internazionale. Oggi sappiamo ormai tanto del problema del cambiamento climatico: - il pianeta si sta riscaldando e continuerà a riscaldarsi nei prossimi decenni - le attività umane – in particolare la combustione di carbone, gas e petrolio – ne sono la causa principale;  - alluvioni, siccità, ondate di calore, ovvero quelli che gli esperti chiamano eventi estremi, si stiano int

“La formula del cuore”, un’idea per cambiare il mondo

Che cosa accadrebbe se le persone smettessero di pensare per un pò a loro stesse e iniziassero a fare favori a persone sconosciute? E se poi le persone che hanno ricevuto una qualche forma di aiuto ricambiassero aiutando a loro volta altre tre persone? Probabilmente, si verrebbe a creare una vera e propria catena di solidarietà, i crimini sarebbero minori, così come il dolore e la sofferenza. E’ quanto narrato nel libro di Catherine Ryan Hyde intitolato “La formula del cuore”, un piccolo, grande viaggio che aiuta a comprendere quanto spesso basti davvero poco per migliorare le cose, per vedere più gioia e più sorrisi, per sentirsi persino migliori. La storia racconta di un ragazzino di nome Trevor che, per adempiere ad un compito di Studi Sociali nel quale si chiedeva di pensare a un’idea per cambiare il mondo e di metterla poi in pratica, inventa un formula speciale: la formula del cuore. La formula è semplice: se tre persone faranno tre favori a tre persone diver

La caverna di Platone e i giorni nostri.

E' incredibile come ai giorni nostri: la società civile , imprenditoriale, politica , non si accorga di vivere in uno stato di incoscienza collettiva. I pensieri , le parole , le azioni , sono quel che più di vecchio e superato si possa immaginare. Chiunque abbia studiato la Repubblica di Platone, giunto al libro VII deve necessariamente aver sussultato almeno una volta di fronte al mistero filosofico del mito della caverna. Dopo averlo velocemente ripercorso, credo sia opportuno osservarne alcuni aspetti. Platone immagina che alcuni schiavi si trovino incatenati sul fondo di una caverna, rivolti contro la parete e impossibilitati a voltarsi. Davanti a loro si muovono le ombre di alcune statuette mosse alle loro spalle da uomini accovacciati dietro ad un muretto. Dietro di esse, un fuoco proietta le ombre. Uno schiavo, liberatosi dalle catene, riesce a voltarsi e, risalendo la caverna, scopre che ciò che fino a quel momento aveva potuto vedere non era la realtà, ma solt

Italiani nel mondo: ecco quanti sono nazione per nazione e da dove partono

Negli ultimi anni gli italiani sono tornati ad emigrare in massa. Più di 100mila persone all’anno fanno le valigie e dicono addio all’Italia, un vero e proprio esercito silenzioso. Secondo i dati AIRE aggiornati al 1 Gennaio 2016 gli italiani iscritti erano 4.811.163, numero che sicuramente sarà aumentato nel frattempo di almeno centomila unità. Se ne vanno in prevalenza persone provenienti dal sud Italia e dalle isole, con oltre 2.440.000 persone, contro il 1.600.000 di italiani provenienti dal nord Italia ed i 740mila provenienti dal centro Italia. I paesi di destinazione più gettonati La comunità italiana all’estero più grande è quella Argentina, dove vivono 783mila cittadini italiani, pari al 16.3% del totale. In questo caso non si tratta, nella maggioranza dei casi, di immigrazione recente, così come nel secondo paese con maggiore presenza italiana – la Germania – dove risiedono più di 700mila connazionali. In Germania l’immigrazione italiana è iniziata decenni fa e no

Rapporto Italia 2016. L’invidia è il vizio che blocca l’Italia.

Italia: superare la sindrome del Palio, passare dal contro al trasformare la nostra potenza in energia L’invidia è il vizio che blocca l’Italia. Una vera e propria sindrome che l’Eurispes definisce “sindrome del Palio” che non ci permette di trasformare la nostra potenza in energia. “L’Italia – spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è infatti rallentata da una diffusa e radicata sindrome del Palio di Siena la cui regola principale è quella di impedire all’avversario di vincere, prima ancora di impegnarsi a vincere in prima persona. Sempre senese era l’anima nel XIII Canto che dice a Dante: «Fui molto più lieta delle sfortuna altrui che della mia fortuna». L’invidia e la gelosia, se volte in positivo, diventano il propellente indispensabile alla crescita e allo sviluppo. Stimolano la concorrenza nel mercato privato; spingono a comportamenti più virtuosi, apprezzabili e spendibili sul piano del ruolo e dell’immagine, nel pubblico.  Di fatto, nel nostr

Perdere l'anima

Non è frequente che sui nostri quotidiani “laici” – di qualunque tendenza politica siano – baleni, come un lampo, una pagina che illumina le profondità della crisi che non solo l’Italia, ma l’intero Occidente sta vivendo. L’averla trovata, e dove forse meno me lo sarei aspettato – sulla terza pagina di «Repubblica» del 10 maggio scorso – , mi appare quasi un miracolo e, allo stesso tempo, un segno confortante che le cose essenziali non possono essere mai del tutto cancellate dal chiasso assordante in cui viviamo immersi. La pagina riportata dal quotidiano è tratta dal libro di un monaco trappista – Thomas Merton – morto nel 1968 a poco più di cinquant’anni, che è stato un punto di riferimento per intere generazioni e che lo stesso giornale presenta come un «grande intellettuale», precisando che le sue riflessioni sembrano non risentire affatto del tempo trascorso: «Era lo scorso secolo. Ma sembra oggi». In realtà, è lo stesso titolo dato dal curatore di «Repubblica» all’intera pagi