E' incredibile come ai giorni nostri: la società civile , imprenditoriale, politica , non si accorga di vivere in uno stato di incoscienza collettiva.
I pensieri , le parole , le azioni , sono quel che più di vecchio e superato si possa immaginare.
Chiunque abbia studiato la Repubblica di Platone, giunto al libro VII deve necessariamente aver sussultato almeno una volta di fronte al mistero filosofico del mito della caverna.
Dopo averlo velocemente ripercorso, credo sia opportuno osservarne alcuni aspetti. Platone immagina che alcuni schiavi si trovino incatenati sul fondo di una caverna, rivolti contro la parete e impossibilitati a voltarsi.
Davanti a loro si muovono le ombre di alcune statuette mosse alle loro spalle da uomini accovacciati dietro ad un muretto.
Dietro di esse, un fuoco proietta le ombre.
Uno schiavo, liberatosi dalle catene, riesce a voltarsi e, risalendo la caverna, scopre che ciò che fino a quel momento aveva potuto vedere non era la realtà, ma soltanto una sua fittizia rappresentazione.
Uscito dalla caverna, la luce del sole gli si manifesta in tutta la sua luminosità, rivelandogli la verità.
Lo schiavo liberato ha scoperto la verità, ma è reticente di fronte alla possibilità di rientrare nella caverna per rivelare a quelli che un tempo erano i suoi compagni di prigionia che fino a quel momento sono stati ingannati da una menzogna e che quelle ombre non sono altro che un'illusione.
Teme che questi, non credendogli, dopo averlo deriso lo uccidano.
Esistono diverse letture del mito, che dev'essere obbligatoriamente affrontato tenendo in considerazione la ben nota "teoria delle idee", dietro lo schiavo liberato non possiamo fare a meno di intravedere Socrate, simbolo di un'auspicata emancipazione intellettuale, condannato a morte perchè, intellettualmente libero, non disposto a scendere a compromessi.
In altri termini, tralasciando i diversi piani di lettura, la liberazione dalla prigionia intellettuale diviene una necessità sociale e Socrate più di chiunque altro può rappresentare la coraggiosa scelta di chi rifiuta la costrizione della schiavitù ed esce dalla caverna alla ricerca della verità, anche a costo della vita.
Socrate paga cara la propria emancipazione, ma agli occhi di Platone è un vero e proprio eroe perchè rifiuta le catene dell'ignoranza.
Non possiamo fare a meno di notare come la società attuale abbia incatenato molti schiavi sul fondo di quella caverna, costringendoli ad una cattività forzata che pone davanti ai loro occhi soltanto ombre, subdole menzogne travestite da realtà.
Interi popoli ridotti in schiavitù intellettuale, resi incapaci di ribellarsi ad una cattività che troppo spesso viene confusa con la libertà.
Oggi, la caverna raccontataci da Platone è più affollata che mai, ed è affollata da schiavi che colpevolmente coltivano la propria condizione come una virtù, convinti che la catena sia il normale prezzo da pagare per vivere in società, una società che addita ogni schiavo liberato con disprezzo, accusandolo di essere un pericoloso sovversivo.
Se siamo schiavi politicamente ed economicamente, lo siamo perchè anzitutto siamo soggiogati intellettualmente, felici di ammirare ombre danzanti sulla parete della caverna, protetti dal vincolo della catena.
Se solo ce ne rendessimo conto, scopriremmo di aver fino ad oggi creduto a delle menzogne e iniziando a considerare la libertà dell'intelletto come un bisogno vitale, capiremmo come Socrate non sia in realtà il simbolo della ribellione, ma piuttosto il simbolo di quella stessa libertà intellettuale che dovrebbe essere imprescindibile prerogativa di ognuno e che invece, oggi più di ieri, è un'assente ingiustificata all'interno della società.
Il mito della caverna ci presenta l’ignoranza come quella realtà che diventa scomoda quando iniziamo ad essere consapevoli della sua presenza. Dinanzi alla minore possibilità che ci sia un’altra eventuale visione del mondo, la storia ci dice che la nostra inerzia ci spinge ad abbatterla poiché la consideriamo una minaccia per l’ordine stabilito.
Forse per via della nostra condizione di umani non possiamo fare a meno di questo mondo fatto di ombre, ma di certo possiamo fare uno sforzo per renderle sempre più nitide. Forse il mondo perfetto ed iconico delle idee è un’utopia per la nostra natura, tuttavia, non vuol dire che rinunciare alla nostra curiosità sia meglio che arrenderci alla comodità data dal restare immobili in quello che sappiamo oggi (o che crediamo di sapere).
Man mano che cresciamo, i dubbi, le incoerenze, le domande ci aiutano a toglierci quelle bende dagli occhi che, a volte, ci hanno reso la vita molto più difficile di come era in realtà.
I pensieri , le parole , le azioni , sono quel che più di vecchio e superato si possa immaginare.
Dopo averlo velocemente ripercorso, credo sia opportuno osservarne alcuni aspetti. Platone immagina che alcuni schiavi si trovino incatenati sul fondo di una caverna, rivolti contro la parete e impossibilitati a voltarsi.
Davanti a loro si muovono le ombre di alcune statuette mosse alle loro spalle da uomini accovacciati dietro ad un muretto.
Dietro di esse, un fuoco proietta le ombre.
Uno schiavo, liberatosi dalle catene, riesce a voltarsi e, risalendo la caverna, scopre che ciò che fino a quel momento aveva potuto vedere non era la realtà, ma soltanto una sua fittizia rappresentazione.
Uscito dalla caverna, la luce del sole gli si manifesta in tutta la sua luminosità, rivelandogli la verità.
Lo schiavo liberato ha scoperto la verità, ma è reticente di fronte alla possibilità di rientrare nella caverna per rivelare a quelli che un tempo erano i suoi compagni di prigionia che fino a quel momento sono stati ingannati da una menzogna e che quelle ombre non sono altro che un'illusione.
Teme che questi, non credendogli, dopo averlo deriso lo uccidano.
Esistono diverse letture del mito, che dev'essere obbligatoriamente affrontato tenendo in considerazione la ben nota "teoria delle idee", dietro lo schiavo liberato non possiamo fare a meno di intravedere Socrate, simbolo di un'auspicata emancipazione intellettuale, condannato a morte perchè, intellettualmente libero, non disposto a scendere a compromessi.
In altri termini, tralasciando i diversi piani di lettura, la liberazione dalla prigionia intellettuale diviene una necessità sociale e Socrate più di chiunque altro può rappresentare la coraggiosa scelta di chi rifiuta la costrizione della schiavitù ed esce dalla caverna alla ricerca della verità, anche a costo della vita.
Non possiamo fare a meno di notare come la società attuale abbia incatenato molti schiavi sul fondo di quella caverna, costringendoli ad una cattività forzata che pone davanti ai loro occhi soltanto ombre, subdole menzogne travestite da realtà.
Interi popoli ridotti in schiavitù intellettuale, resi incapaci di ribellarsi ad una cattività che troppo spesso viene confusa con la libertà.
Oggi, la caverna raccontataci da Platone è più affollata che mai, ed è affollata da schiavi che colpevolmente coltivano la propria condizione come una virtù, convinti che la catena sia il normale prezzo da pagare per vivere in società, una società che addita ogni schiavo liberato con disprezzo, accusandolo di essere un pericoloso sovversivo.
Se siamo schiavi politicamente ed economicamente, lo siamo perchè anzitutto siamo soggiogati intellettualmente, felici di ammirare ombre danzanti sulla parete della caverna, protetti dal vincolo della catena.
Se solo ce ne rendessimo conto, scopriremmo di aver fino ad oggi creduto a delle menzogne e iniziando a considerare la libertà dell'intelletto come un bisogno vitale, capiremmo come Socrate non sia in realtà il simbolo della ribellione, ma piuttosto il simbolo di quella stessa libertà intellettuale che dovrebbe essere imprescindibile prerogativa di ognuno e che invece, oggi più di ieri, è un'assente ingiustificata all'interno della società.
Il mito della caverna ci presenta l’ignoranza come quella realtà che diventa scomoda quando iniziamo ad essere consapevoli della sua presenza. Dinanzi alla minore possibilità che ci sia un’altra eventuale visione del mondo, la storia ci dice che la nostra inerzia ci spinge ad abbatterla poiché la consideriamo una minaccia per l’ordine stabilito.
Forse per via della nostra condizione di umani non possiamo fare a meno di questo mondo fatto di ombre, ma di certo possiamo fare uno sforzo per renderle sempre più nitide. Forse il mondo perfetto ed iconico delle idee è un’utopia per la nostra natura, tuttavia, non vuol dire che rinunciare alla nostra curiosità sia meglio che arrenderci alla comodità data dal restare immobili in quello che sappiamo oggi (o che crediamo di sapere).
Man mano che cresciamo, i dubbi, le incoerenze, le domande ci aiutano a toglierci quelle bende dagli occhi che, a volte, ci hanno reso la vita molto più difficile di come era in realtà.
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