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Viva il dubbio

Il dubbio è stato e tuttora è uno dei motori dell’innovazione e dei grandi cambiamenti della storia dell’umanità. È la scintilla che alimenta la scoperta di prospettive sempre diverse in grado di ampliare gli orizzonti e cambiare il corso dell’esistenza, cosa che ciascuno di noi avrà sperimentato anche sulla propria pelle: proviamo a pensare dove, come e soprattutto chi saremmo oggi se nel corso della nostra vita non avessimo messo in dubbio le visioni tradizionali imposte dalla famiglia e dalla società per immaginarne di nuove più in linea con la nostra natura, i nostri sogni e aspirazioni. Oppure, se non avessimo mai messo in discussione le nostre scelte, avendo il coraggio di cambiarle. Se però siete tra quelli a cui non è mai accaduto, tranquilli, non è mai tardi per iniziare a coltivare il dubbio.

Quando parliamo di dubbio non ci riferiamo certo dell’incertezza continua figlia di un’indecisione di fondo, dell’incapacità di assumere una posizione. Non parliamo dell’esitazione che immobilizza, nell’impossibilità di scegliere tra questo o quello, ma della disposizione mentale al ragionare e al considerare la possibilità che ci sia anche dell’altro oltre a ciò che conosciamo e riteniamo valido per noi. 

È la conoscenza, il tentativo di spostarla sempre in avanti, e la curiosità che va sempre alimentata che ci porta a dubitare e a sostenere questo esercizio del pensiero. Nel corso dei secoli numerosi autori, da punti di vista diversi, hanno tessuto l’elogio del dubbio. 

Tra questi, Giordano Bruno ha pagato con la vita la sua insofferenza verso i dogmi; questo suo passo del XVI secolo dimostra come non mancasse di buon senso: «Chi desidera filosofare, dubitando all’inizio di tutte le cose, non assuma alcuna posizione in un dibattito prima di aver ascoltato le parti in contrasto e dopo aver ben considerato e confrontato il pro e il contro, giudichi e prenda posizione non per sentito dire, secondo le opinioni dei più, l’età, i meriti e il prestigio, ma sulla base della persuasività di una dottrina organica e aderente alla realtà».

Fisiologicamente, sono i giovani che, più di tutti, mettono in crisi le certezze per andare alla ricerca di soluzioni alternative per affrontare i tempi in continuo divenire. Si tratta di una maniera per definire i confini del proprio io in contrapposizione a modelli preconfezionati che hanno mostrato i propri limiti. I nuovi movimenti per l’ambiente sono solo l’ultima grande manifestazione di ribellione a uno stato dei fatti iniquo e insostenibile che possiamo cambiare.

Viva il dubbioScienza vs Opinioni
“Non aver paura di sognare” è il decalogo per aspiranti scienziati scritto da Alberto Mantovani. In questo libro l’immunologo invita i suoi studenti a mettere in dubbio le certezze con l’ambizione di cambiare in meglio il mondo e la scienza. Infatti, sebbene la scienza venga spesso presentata come il mondo delle certezze assolute, è vero l’esatto contrario, tant’è che la sua storia non è esente da errori e passi falsi. L’essenza della scienza è mettere e mettersi continuamente in discussione, confrontarsi costantemente, sulla base dei dati. Come diceva Karl Popper: «Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l’unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere». Ragionare, discutere, contraddire sono gli strumenti di lavoro quotidiano di chi fa ricerca: lo scienziato sa di non raggiungere verità definitive, ma temporanee o parziali delle quali è sempre possibile dubitare.


Ciò non significa che le teorie scientifiche possano essere messe sullo stesso piano delle opinioni o delle credenze personali, come la tv e il web invitano a pensare: se sui media personaggi incompetenti e litigiosi sono di continuo chiamati a fare da contraltare agli esperti è solo per fare ascolti o click; le provocazioni, come è noto, richiamano più pubblico di chi si dilunga in ragionamenti per dare conto della complessità delle questioni.

In “Sospettosi – Noi e i nostri dubbi sulla scienza”, la giornalista Silvia Bencinvelli si domanda perché le persone anche colte, istruite e ragionevoli cerchino online le informazioni che ritengono di non poter più ottenere dagli specialisti. Una pratica dettata dalla sfiducia verso quest’ultimi a vantaggio però di uno sciame di millantatori e truffatori. Con oltre 66 milioni di profili falsi esistenti sul solo Facebook, le informazioni che si trovano online non sempre hanno una garanzia di accuratezza, perpetuando così il ciclo di statistiche non verificate e la mancanza di fatti affidabili per farsi un quadro completo sulla materia ricercata. Questo desiderio di una corsia preferenziale per avere informazioni specialistiche sta anche normalizzando le scorciatoie per la conoscenza, dai corsi di formazione per insegnanti di yoga di una settimana appena alle certificazioni ottenute in un weekend. «So di non sapere» diceva Socrate. Noi invece abbiamo un tutorial per tutto.

I mercanti del dubbio
Screditare la comunità scientifica e costruire dubbi e incertezze anche di fronte all’evidenza dei fatti è una strategia messa a punto negli anni della Guerra Fredda dalle industrie in combutta con i governi e i media prezzolati. La storica della scienza Naomi Oreskes sostiene che oggi niente è cambiato e che la disinformazione pilotata viaggia soprattutto sui social.

Negli anni Cinquanta del secolo scorso per impedire l’adozione di misure restrittive del consumo di tabacco, così come tutta la letteratura scientifica raccomandava mettendo in collegamento diretto il fumo con il cancro ai polmoni, le imprese che si arricchivano con questo business spesero enormi somme per convincere l’opinione pubblica che non c’erano prove che il tabacco fosse davvero nocivo. La strategia fu quella di imporre il principio che dovesse essere attribuita una uguale possibilità a tutte le parti interessate di esporre le proprie tesi in modo da offrire al pubblico una presentazione equilibrata dei fatti e tutti gli aspetti della questione. Il risultato di questa improprio trasferimento di un principio valido per il confronto di opinioni politiche al dibattito scientifico è stato funzionale a insinuare il dubbio, facendo apparire legittime tesi prive di fondamento che poi ottennero ampi spazi sui mezzi di comunicazione.

Questa stessa strategia è stata applicata infinite volte, non ultimo per evitare che venissero prese per tempo misure rivolte a contenere il cambiamento climatico. Tuttora per una parte dell’opinione pubblica il riscaldamento globale non dipende dall’utilizzo di combustibili fossili e, più in generale, dalle attività umane. Trump ride soddisfatto e con lui tutte le multinazionali del petrolio.

Gli spacciatori di certezze
Ogni epoca però ha anche conosciuto i suoi spacciatori di certezze. Soprattutto nei momenti di crisi – quando le paure e le insicurezze prendono il sopravvento – il loro ruolo si rafforza. I regimi totalitari, per esempio, sollevano i cittadini dal peso della decisione, arrogandosi il diritto di indicare l’unica opzione possibile. Rivendicando l’infallibilità si muovono negli ambiti più diversi per offrire risposte certe alle incertezze del presente, per propinare un modello unico in grado di porsi come antidoto alla “pericolosa” deriva della pluralità, della molteplicità, della mutazione.

Lo spacciatore di certezze fonda la sua forza sulla presunzione del possesso della verità, non ha bisogno di cercarla, non sente più la necessità di dialogare, di ascoltare l’altro, di confrontarsi.

Ma nessuna filosofia potrà mai rivendicare il possesso di una verità assoluta valida per tutti gli esseri umani. Credere di possedere l’unica e sola verità significa sentirsi in dovere di imporla, anche con la forza, per il bene dell’umanità. Il dogmatismo, infatti, produce fanatismo e intolleranza: per questa ragione, la pluralità delle opinioni, delle lingue, delle religioni, delle culture, dei popoli, deve essere considerata come un’immensa ricchezza perché ci ricorda che il pensiero unico è un’invenzione del potere. Quando siamo troppo convinti di essere dalla parte della verità, quello è il momento di dubitare.

Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai.
Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio.
 Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
 Se occorre, tanto peggio per i fatti.


Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
 che tale sei, perché hai dubitato delle guide!
E dunque a chi è guidato permetti il dubbio!
(Bertolt Brecht)

a cura di Livia Mordenti
Giornalista, vive tra Roma e Milano, perlopiù in treno dove tasta il polso del paese reale

 

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