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"Guida pratica per uscire dall'euro". Ecco il piano B di Savona

Presentato ad un convegno della Link University Campus di Roma, si tratta di un vero e proprio decalogo per anti-europeisti. Un insieme di spiegazioni sul perché l'Italia dovrebbe prendere seriamente in considerazione l'idea di abbandonare la moneta unica, preparare un "piano B" ed usarlo nelle trattative con le altre cancellerie del Vecchio Continente come "deterrente nei confronti delle controparti europee". Le slide, facilmente reperibili in internet , sono chiare.  Si parla di una linea "alternativa di politica economica", che non dovrebbe portare necessariamente all' Italexit , ma che è uno spunto per una " nuova era economica sovrana ".  Torniamo alla guida pratica. Gli autori scrivono chiaramente che in Ue si è imposto "il modello economico tedesco" che ha portato l'Italia ad avere un cambio troppo forte, che ora può essere risolto solo con svalutazione e inflazione. " La costruz...

Ecco perchè le imprese italiane fuggono all'estero

L’Italia non attrae le imprese, non attrae investimenti, non attrae cervelli, anzi diventa sempre più povera  economicamente ed incapace di dare prospettive di lavoro alle nuove generazioni. Per questi motivi molte nostre imprese fuggono all’estero.  Ma non è vero che lo fanno solo per guadagnare di più, corrispondendo minori salari ai lavoratori stranieri ; ci sono in realtà altre cause che evidenzieremo di seguito ; quella principale è che in Italia è molto più difficile fare impresa che altrove. Basti pensare alle tasse, alla burocrazia, al costo del lavoro, al deficit logistico e strutturale, all’ inefficienza di alcuni settori della pubblica amministrazione, alla mancanza di credito ed infine ai costi fuori misura dell’energia Queste sono le vere cause che hanno indotto ed inducono tuttora i nostri imprenditori a trasferirsi all’estero, sopratutto in quei Paesi dove il clima politico ed economico nei confronti delle aziende è molto più favorevole. In particolare...

Pensioni Inps a rischio: colpa della fusione con l’Inpdap e dello Stato che non paga i contributi

Sentiamo spesso parlare di INPS , di un problema di sostenibilità delle pensioni, fare qualche passo indietro sarebbe opportuno. Un buco di oltre 23 miliardi quello ereditato dall'Inps dall'accorpamento dell'ente di previdenza dei dipendenti pubblici. La previdenza pubblica fa affondare quella privata. Sembra questo il risultato della fusione dell’ Inpdap , l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici , con l’ Inps , avvenuta con la manovra salva-Italia del 2011. Pare che l’ente dei lavoratori privati abbia ereditato dalla gestione pubblica un buco di 23 miliardi di euro dovuto al fatto che lo Stato non ha pagato i contributi previdenziali per i suoi dipendenti.  Il rischio è quello di non poter più pagare le pensioni a tutti i lavoratori. "Il patrimonio netto (…) è sufficiente a sostenere una perdita per non oltre tre esercizi ", scriveva Mastrapasqua, secondo quanto riportato da il Fatto Quotidiano . In pratica fino al 2015 , se non ci sono interventi...

Dinamiche dominanti

Secondo la teoria dei giochi d’impresa in uno scenario di negoziazione chi vuole portare a casa qualcosa per sé deve offrire anche agli altri la possibilità di guadagnare qualcosa. Questo concetto è reso di facile lettura grazie alla celebre morale del dilemma del prigioniero : in una situazione di competizione fra parti avverse conviene sempre darsi delle regole e rispettarle; anche di fronte alla possibilità di avere vantaggi immediati, il venir meno al rispetto dei patti nel tempo genera effetti nocivi di gran lunga superiori ai benefici immediati goduti. In altre parole la reciproca sfiducia non porta vantaggio ad alcuno. La stessa logica è quella messa in scena da una celebre sequenza del film A beautiful mind , che racconta la storia di John Nash, premio Nobel nel 1994, assegnatogli per l’applicazione della teoria dei giochi all’economia. Nel film , il giovane Nash (l’attore Russel Crowe) è al bar con i colleghi e vede una bionda e quattro amiche che entrano nel locale. ...

Tasse ambientali, chi inquina di più paga meno: il paradosso

Tasse ambientali, chi inquina di più paga meno: il paradosso Queste imposte generano un tesoretto di 55 miliardi. Solo l'1% è investito in politiche ad hoc. E se le più tartassate sono le famiglie, i settori che impattano maggiormente sono "graziati" e aiutati dallo Stato. Carlo Terzano Twitter Le tasse "ambientali", come quelle sui veicoli, sul rumore, sull'inquinamento o, ancora, le accise sui prodotti energetici hanno come scopo dichiarato quello di fare pagare chi danneggia l'ambiente. Sulla carta, il sistema dovrebbe avere una doppia utilità: fungere da deterrente all'inquinamento indiscriminato e, contemporaneamente, assicurare allo Stato i soldi necessari per porre in essere politiche per salvaguardare l'ambiente.  Ma siamo sicuri che tutto funzioni secondo il principio che ripulisce chi ha inquinato (una sorta di responsabilità civile green)? Se lo è domandato l'Ufficio Valutazione Impatto del Senato e i risultati sono molt...

Dissonanza cognitiva nel mondo globalizzato.

La cosa più ovvia, nell’analisi della Storia e della società, è che quando la situazione cambia molto, non si può più descriverla con gli stessi concetti di prima: se ne devono creare di nuovi o perfezionare criticamente i vecchi, per poter rendere conto dei fatti inediti, non inquadrabili nei generi conosciuti.  È patetico osservare come, ormai già in piena fase di implementazione del governo mondiale, gli analisti politici, nelle università o nei mass-media, continuino a offrire al pubblico delle analisi basate sui vecchi concetti di “Stato nazionale”, “potere nazionale”, “relazioni internazionali”, “libero commercio”, “democrazia”, “imperialismo”, “lotta di classe”, “conflitti etnici”, etc., quando è chiaro che niente di tutto questo ha una grande relazione con i fatti del mondo attuale Gli avvenimenti più basilari degli ultimi cinquanta anni sono: primo, l’ascensione delle élites globaliste, slegate da qualsiasi interesse nazionale identificabile e impe...

Dalle fonti rinnovabili alle scuole sicure: le proposte di Legambiente per una manovra più "green"

L'associazione ambientalista ha presentato trenta interventi da inserire nella legge di bilancio, in grado di produrre un miliardo di investimenti in innovazione e riqualificazione urbana e territoriale di MONICA RUBINO ROMA - Dal prelievo di acqua minerale alla revisione delle concessioni balneari. Dalla cancellazione dei sussidi alle fonti fossili al rilancio delle fonti rinnovabili. E poi la messa in sicurezza di case e scuole.  Sono alcune delle proposte che Legambiente avanza al governo per la prossima legge di bilancio.  Il pacchetto di iniziative è più articolato e ne comprende in tutto trenta , presentate  alla sala stampa di Montecitorio. Interventi attuabili da subito, a parità di gettito per lo Stato e che riguardano quattro settori principali: concessioni, cambiamenti climatici, fiscalità, investimenti utili.  L'obiettivo, per l'associazione ambientalista, è spingere il governo a "mettere davvero al centro dell'agenda politica l'amb...