Ormai è chiaro, dopo avere acquisito tutte le corporazioni internazionali, i Grandi fondi di Investimento hanno guadagnato un potere e una forza tale da credere di poter fare il passo successivo: ottenere la ricchezza privata delle popolazioni e completare la spoliazione degli asset pubblici.
Vittima di questo attacco è soprattutto l’Europa dato che un’asse della resistenza alla mondializzazione, voluta dalle lobby della finanza internazionale, ha preso vita in buona parte del mondo lasciando l’Europa, il nord America e l’Australia a fare i conti con questo progetto di spoliazione.
La stessa America Latina ha ripreso a lottare per la propria sovranità.
Da noi invece già da tempo la Repubblica democratica fondata sul lavoro, ha lasciato il posto allo Stato ordoliberista.
Ora grazie alla presunta pandemia viene il turno delle popolazioni le quali saranno spogliate dei loro averi da uno Stato che non le rappresenta più essendo diventato uno strumento nelle mani della grande finanza.
LA "PANDEMIA" DARA' IL DEFINITIVO AFFONDO ALLA DEMOCRAZIA, AI RISPARMI DEI CITTADINI, AI BENI COMUNI E ANCHE ALLA LIBERTA’ D’IMPRESA
Secondo le linee tracciate dalla task force di Colao assisteremo ad una completa riconversione del nostro sistema produttivo e alla distruzione del suo tessuto fatto di micro, piccole e medie imprese.
Sarà favorito l’accorpamento aziendale ai grandi gruppi, ai quali sarà concesso per operazioni di fusioni e acquisizioni una deducibilità del 120% sulle tasse, mentre alla ricerca e all’innovazione gestite da questi trust sarà garantita una deducibilità del 200%.
Il sostegno al nuovo impianto dell’economia sarà garantito da un “Fondo per lo sviluppo” al quale lo Stato, le regioni, le province e i comuni tutti conferiranno immobili, partecipazioni in società quotate e titoli. È prevista inoltre la possibilità di attingere a parte delle riserve auree di Bankitalia.
Tutta l’operazione sarà quindi sostenuta con l’intero patrimonio pubblico del paese e a garantirla ci sarà Cassa Depositi e Prestiti con i suoi capitali, quelli costituiti dai Buoni fruttiferi e dai Libretti postali dei cittadini italiani.
Ormai è chiaro che voglio la normalizzazione dello stato di emergenza. Con la privazione delle nostre libertà individuali è in atto un’eversione dell’ordine costituzionale.
Con il lockdown e il distanziamento sociale stanno creando le condizioni per sottrarci ogni forma di sovranità.
Anche la libertà d'impresa ci sarà negata perché la loro riconversione del sistema produttivo e il suo accentramento nelle mani di pochi grandi gruppi, ivi compresi distribuzione e commercio al dettaglio, porterà alla sparizione di tutte le imprese, grandi e piccole, colonna portante del sistema paese su cui ha puntato la libertà di impresa.
Questo cambio di paradigma era già tracciato nelle prime esternazioni dei componenti della task force nominata da Conte. Per attuarlo stanno testando metodi dispotici e di polizia con chi manifesta il proprio disagio e chiede interventi di aiuto vero al governo.
Il pericolo che ci vengano sottratti, con il nostro consenso ottenuto con la paura, i diritti fondamentali della persona, diventa un’evidenza sempre più allarmante.
La stessa Carta Costituzionale viene, senza nessuna remora, continuamente scavalcata, mentre è stato del tutto esautorato il Parlamento, a dimostrazione del fatto che ormai la nostra Repubblica è stata svuotata della sua realtà istituzionale e politica facendo largo al governo di organismi internazionali che veicolano gli interessi delle lobby del potere finanziario e industriale.
Si può facilmente presumere che il nostro paese sarà messo nelle manidelle multinazionali e dei grandi fondi di Investimento angloamericani, saranno loro a decidere come ricostruire il sistema produttivo secondo le linee della presunta riconversione green e l’accentramento nelle mani di pochi grandi gruppi.
Potremmo, a ragione, individuare nell’attuale momento di crisi pandemica la fase finale della globalizzazione con i suoi processi di accentramento della ricchezza in poche mani, di sottrazione dell’autonomia degli Stati e della libertà dei popoli.
Ci aspettano momenti molto difficili che metteranno a dura prova la resilienza al nuovo paradigma socioeconomico.
Siamo quindi alla resa dei conti. Vedremo se siamo una umanità destinata all’asservimento o siamo capaci di stringerci a difesa della libertà e concepire quella comunione sociale (politica e spirituale) unica nostra salvezza.
Bisognerà far sì che la ricchezza privata di cui siamo in possesso vada a supporto della necessaria resilienza e sia messa in gioco per creare una rete alternativa di servizi e una struttura produttiva capace di garantire non solo l’autonomia alimentare, ma gli scambi di merci all’interno dei territori, in modo da sottrarci alle modalità di accentramento e alla dipendenza al nuovo sistema.
Si tratta di non stare al loro gioco.
Se viene privatizzata la Sanità o la Scuola bisognerà creare i nostri ospedali, le nostre scuole, un nostro sistema di scambio del valore lavoro, un nostro sistema di pagamento fondato sulla fiducia.
Ma perché tutto questo sia possibile. occorre ritrovare uno spirito comunitario dove ognuno abbia in mente l’interesse di tutti, dove l’intera comunità sia schierata a difesa di ogni singolo componente.
Dobbiamo sottrarci a uno scenario dove saremo assoggettati a pochi grandi gruppi per quello che riguarda l'offerta di lavoro e alle banche per la circolazione della liquidità, là dove la loro offerta sarà regolata sulla base di parametri stabiliti dall'acquiescenza al sistema.
Bisogna creare gruppi maggiormente consapevoli e dirottare le risorse nella costruzione di spazi indipendenti capaci di coinvolgere ampie fasce di popolazione.
E' in questa direzione che bisogna prodigare l'impegno.
Ormai il sistema è talmente potente che uno scontro frontale, sicuramente previsto tra vari altri scenari, può servire solo a rafforzarlo. Quindi si tratta di concentrare tutte le energie nella costruzione del nuovo.
“Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che rende la realtà obsoleta” (Buckminster Fuller).
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