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I robot ci toglieranno il lavoro: arriva la disoccupazione tecnologica

19^ e nuova puntata de Il Tecnoribelle, pillole tecnoscettiche del giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci in esclusiva su Playmastermovie e in collaborazione con OASI SANA. Regia del film-maker Alessandro Amori, parte tecnica Ciro Mauriello.

Aiutano i chirurghi in sala operatoria e spostano le merci in magazzino. Tagliano l’erba del giardino e puliscono casa: al tempo della Quarta Rivoluzione industriale nell’avanzata del transumanesimo, secondo l’International Federation of Robotics nel mondo sarebbero 20 milioni i robot sul posto di lavoro, oltre 3 già occupati nelle fabbriche, per lo più in Giappone e Corea del Sud, mentre a Dongguan esiste la prima fabbrica al mondo senza operai, assunti mille robot al posto dei braccianti. Nel 2018 la ABB ha investito 150 milioni di dollari a Shanghai per la fabbrica di robotica più avanzata sulla faccia della terra, in cui digitale, robotica e Intelligenza artificiale convivono per “la più sofisticata, automatizzata e flessibile fabbrica del futuro”. Secondo dati ufficiali, negli ultimi tre anni in Cina – dove la robotica spadroneggia alla velocità di banda del 5G – l’automazione ha già preso il posto del 40% dell’intera forza lavoro, tanto che si punta alle dark factory, cioè alle fabbriche senza operai per tutta la filiera, “siti produttivi completamente automatizzati che permettono l’intero processo produttivo senza un intervento umano, dalla consegna delle materie prime al prodotto finito”. Così nel mondo spariranno 800 milioni di posti di lavoro, dovremmo dire addio ad almeno 30 figure professionali secondo uno studio dell’Istituto svedese per la valutazione del mercato del lavoro e la politica dell’istruzione: “Nei prossimi anni, gli esseri umani potranno essere rimpiazzati in diversi settori”! 

La chiamano disoccupazione tecnologica, la perdita di lavoro dovuta al cambiamento tecnologico, un progetto che fonda nei programmi di chi (come il ministro Roberto Cingolani) vede nell’essere umano un parassita (‘viviamo in 8 miliardi un modo progettato per ospitarne 3‘), oppure di chi (come il guru del Forum Economico Mondiale Klaus Schwab ricevuto a Palazzo Chigi da Mario Draghi) sostiene come entro il 2030 ‘non possederai più nulla ma saremo felici‘, magari nel Metaverso e col microchip nel cervello. Con il 5G, ad esempio, le automobili senza conducente sostituiranno i tassisti e mentre i droni rimpiazzeranno i corrieri express per le consegne di pacchi a domicilio, tanto che negli Stati Uniti l’Amministrazione federale dell’aviazione americana ha fornito ad Amazon Prime Air la certificazione di ‘vettore aereo’, consegne in tempi ridotti nelle Smart city. Tra le professioni sostituibili ci sono anche i commessi nei negozi e gli impiegati di banca. In Cina esistono banche-robot, cioè uffici e sportelli bancari senza presenza umana. Nella China Construction Bank di Shanghai lavora Xiao Long, un robot che parla con i clienti identificati col riconoscimento biometrico-facciale. Automazione e robotica hanno poi già rimpiazzato altre mansioni: maestre, professori e personale docente sono stati sostituiti da robot nelle scuole della Corea del Sud, mezzi busti fatti da ologrammi e Intelligenza artificiale sono invece nei telegiornali in Cina (per Kristian Hammond, co-fondatore di Narrative Science, tra pochi anni il 90% delle notizie potrebbe essere generato da un algoritmo), così come un robot aiuta gli anziani nell’Ospedale di San Giovanni Rotondo (Foggia)  e la catena di supermercati Esselunga ha annunciato l’arrivo delle tute robotiche in Italia, un esoscheletro per i dipendenti.

Come potrebbe finire? Ce lo dicono gli studi previsionali, nel silenzio complice dei sindacati. Nel 2017 la McKinsey & Company pubblica un rapporto in cui si prevede come “il 60% delle occupazioni (…) potrebbero essere automatizzate entro il 2030, il che significa che fino a 375 milioni di lavoratori a livello globale dovrebbero cambiare occupazione o acquisire nuove competenze” nei prossimi otto anni.Di recente la ricerca Rischi di automazione delle occupazioni: una stima per l’Italiapubblicato sulla rivista “Stato e Mercato” sostiene come la disoccupazione tecnologica minacci un terzo dei lavoratori italiani mentre  col “Job creation and local economic development 2018” l’OCSE anticipa come l’impatto dell’automazione e dell’Intelligenza artificiale colpirà il 35,5% dei lavori, previsti ad elevato rischio di cambiamento, mentre il 15,2% è a elevato rischio di automazione. Totale? Nell’Era del Grande reset traballa un posto di lavoro su due.

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