Passa ai contenuti principali

IL BUONSENSO DELLE PERSONE COMUNI

 

"L'idea che la società debba essere modellata in maniera coerente con la traiettoria tecnologica ha sempre fatto grande presa sul ceto cognitivo. Purtroppo in genere è accaduto che, affascinati dalle possibilità applicative della tecnologia all'interno del loro specifico campo di attività, i cosiddetti "esperti" non siano stati in grado di valutarne correttamente le implicazioni "sistemiche" e abbiano finito per scoprire, qualche decina di anni dopo, di aver creato autentiche mostruosità.

Ad esempio, a partire dagli anni 30 del secolo scorso, sulla scorta dell'infantile entusiasmo scatenato dall'invenzione dell'automobile, gli urbanisti elaborarono un'idea di città interamente costruita intorno alle prospettive di mobilità offerte dalle quattro ruote.
 
A loro parere, le diverse funzioni necessarie alla riproduzione sociale (abitare, produrre, commerciare) potevano essere rigorosamente separate nello spazio, con l'automobile a fare da "collante" tra i diversi momenti della vita urbana. Da questa idea nacquero i sobborghi residenziali, i centri commerciali e le grandi reti stradali urbane che popolano i film americani. 
 
Per quanto possa sembrare strano, all'interno della schiera degli "esperti", nessuno osò mettere in discussione questo "modello" di città. 
 
Le ragioni sono facilmente comprensibili: l'autorità intellettuale dei capiscuola, gli interessi e la capacità di lobbying delle industrie automobilistiche e dei costruttori di infrastrutture viarie, l'interesse della politica per piani di ristrutturazione urbanistica ad elevato grado di "visibilità", ecc. 
 
Nessun "esperto" percepì quelli che ai nostri occhi appaiono gli evidenti inconvenienti di quel modello: la "desertificazione" delle strade pedonali, la conseguente perdita di redditività (e successiva rarefazione) dei piccoli e medi esercizi commerciali, la scomparsa delle fruttuose reti di interazioni tra diverse tipologie di attività, la perdita del controllo della comunità sullo spazio pubblico e la conseguente insicurezza del territorio urbano, la dimensione sproporzionata dei consumi energetici, l'eccessivo consumo di suolo. 

 
Ci volle una persona che non apparteneva alla cerchia degli "esperti" per far rilevare gli inconvenienti di quel modello di città.
Jane Jacobs, che non era un'urbanista, né un'architetta, e che addirittura non era laureata, ebbe con i suoi scritti un impatto straordinario sul dibattito in tema di pianificazione urbana, contribuendo in maniera significativa ad allontanare l'urbanistica da quella deriva ipermodernista.
Se fosse vissuta oggi, l'avrebbero invitata ad un paio di talk shaw televisivi e l'avrebbero brutalmente ridicolizzata facendo malevola ironia sull'università in cui si era laureata o sul suo h-index su Scopus. 
 
Trovo interessante questa storia perché mi sembra che oggi ci troviamo davanti ad uno snodo simile a quello degli anni 30 del secolo scorso. 
 
Una nuova grande innovazione tecnologica (il digitale), di nuovo un infantile entusiasmo di fronte alle sue possibilità applicative, di nuovo un consenso unanime tra gli esperti circa la necessità che l'organizzazione sociale assecondi passivamente la rivoluzione digitale (piuttosto che la rivoluzione digitale assecondi le esigenze dell'organizzazione sociale). 
 
Sono abbastanza certo che, al pari degli urbanisti ipermodernisti che progettarono la città a misura di automobile, anche i moderni pianificatori che progettano l'organizzazione sociale a misura di smartphone abbiamo scarsissima (se non nulla) consapevolezza dell'effetto sistemico delle innovazioni sociali che si sforzano di propinarci. 
 
E sono anche convinto che, come all'epoca le notazioni critiche sulla città ipermodernista non arrivarono dagli "esperti", anche stavolta è impensabile che i tecnici, troppo concentrati sul come arrivare all'obiettivo e per nulla interessati a valutare la "razionalità" dell'obiettivo, possano metterci in guardia dagli "effetti collaterali" di una società che convoglia sulla rete le interazioni tra gli esseri umani e spoglia di "gestualità" la gran parte del flusso comunicativo tra noi e i nostri simili.
 
Ancora una volta, la lettura più oggettiva della realtà che il digitale va modellando verrà dall'intelligenza collettiva diffusa fuori dalle cerchie degli "esperti", dagli utilizzatori della "società digitale". 
 
Quindi non fatevi troppe pippe sulla "competenza" dei vostri interlocutori, su dove si sono laureati e qual è il loro h-index di Scopus.
Ascoltate la gente comune, perché vive le città, vive i servizi, vive l'organizzazione sociale, e sa molto meglio degli esperti se funzionano bene o no".

Commenti

Post più visti

Leggete a chi vanno i miliardi della Bce. E vomitate!

Mi prenderei a sberle. Avevo un documento agghiacciante in scrivania e non l’ho aperto per mesi. Dentro c’è la verità su chi Mario Draghi sta veramente finanziando coi miliardi del Quantitative Easing (Qe) mentre storce il naso se Roma chiede 20 euro per gli abruzzesi in ipotermia, sfollati da mesi, con morti in casa e la vita devastata, o per mettere 11 euro in più nel Job Act infame di Renzi e Poletti. Quando io gridavo a La7 “Criminali!” contro gli eurocrati, l’autore del programma, Alessandro Montanari, mi si avvinghiava alla giacca dietro le quinte e mi rampognava fino alla diarrea. Quel genio di Oliviero Beha mi rampognò in diretta, è in video. Ma voi leggete sotto, mentre pensate ai sofferenti d’Italia. Bacinella del vomito a portata di mano, raccomando. Il pdf in questione mi arrivò a fine ottobre via mail da Amsterdam, fonte autorevole oltre ogni dubbio. M’ingannò, porcaputtana, il subject mail che era “Draghi finanzia il Climate Change”. Pensai, ok, ci ar

IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

Post per pochi intimi.5 minuti per avere una visione corretta di quello che è realmente accaduto. Buona lettura. Può un virus arrivare proprio nel momento esatto per essere considerato come una vera e propria benedizione? Sarebbe quasi un’eresia rispondere di si. Invece, per gli operatori finanziari, è proprio ciò che è accaduto. A giugno 2019 il mercato dei REPO stava iniziando a collassare mostrando segnali di pericolo sistemico. La maggior parte della gente non sa neanche che cosa siano i REPO. In pratica sono operazioni di pronti contro termine con cui le banche e i maggiori operatori economici si scambiano asset (principalmente titoli di stato) con operazioni di durata brevissima allo scopo di ottenere liquidità istantanea per le ragioni legate soprattutto al rischio controparte che scaturisce da operazioni altamente speculative nel mercato dei derivati. Il campanello d’allarme inizia a suonare a giugno. A settembre 2019 la situazione diventa preoccupante. Quanto preoccupan

Quando e perchè è iniziato il declino Italiano ?

Nel 1987 l’Italia entra nello Sme (Sistema monetario europeo) e il Pil passa dai 617 miliardi di dollari dell’anno precedente ai 1201 miliardi del 1991 (+94,6% contro il 64% della Francia, il 78,6% della Germania, l’87% della Gran Bretagna e il 34,5% degli Usa). Il saldo della bilancia commerciale è in attivo di 7 miliardi mentre la lira si rivaluta del +15,2% contro il dollaro e si svaluta del -8,6% contro il marco tedesco. Tutto questo,  ha un suo apice e un suo termine coincidente con la nascita della Seconda Repubblica. La fredda legge dei numeri ci dice difatti che dal 31 dicembre del 1991 al 31 dicembre del 1995, solo quattro anni, la lira si svaluterà del -29,8% contro il marco tedesco e del -32,2% contro il dollaro Usa. La difesa ad oltranza e insostenibile del cambio con la moneta teutonica e l’attacco finanziario speculativo condotto da George Soros costarono all’Italia la folle cifra di 91.000 miliardi di lire. In questi quattro anni il Pil crescerà soltanto del 5,4% e s