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BANCA D’ITALIA SI CONTRADDICE

 
https://www.youtube.com/watch?v=J8RdbAA65ic&t=12s

Banca d’Italia, con le sue ultime dichiarazioni ufficiali, è incorsa in una contraddizione fatale, da cui emerge la sua posizione di conflitto di interessi rispetto al Paese, al popolo, essendo essa, soprattutto dopo le due recenti riforme in senso privatizzante, posseduta e sostanzialmente controllata da banchieri e finanzieri privati, aventi interessi oggettivi contrastanti con quelli dei lavoratori, dei risparmiatori, della popolazione generale, come hanno manifestato i numerosi scandali bancari. Ecco la contraddizione:

Banca d’Italia enuncia, nel suo Avviso al pubblico 06.06.17 dal titolo “La moneta legale e la moneta scritturale” https://www.bancaditalia.it/servizi-cittadino/cultura-finanziaria/informazioni-base/moneta-legale-scritturale/index.html  “La Banca d’Italia precisa anzitutto che sulla base della normativa internazionale e nazionale, l’unica forma di moneta legale – ossia dotata del potere di  estinguere le obbligazioni in denaro – è la moneta emessa dalla Banca Centrale Europea (BCE)…” Il testo avvisa i cittadini che essi non possono creare moneta scritturale valida.

Ciò significa che la moneta legale (creata ed) emessa dalla BCE è l’euro in forma di banconota. E nessun altro può emetterla. Quindi la moneta creata-prestata dalle banche come “euro” è moneta illegale, abusiva.

Banca d’Italia sa benissimo che circa l’85% della massa monetaria M1 consiste di moneta scritturale creata non dalla BCE, ma dalle banche di credito mediante il prestito e gli investimenti, e denominata “euro” come la moneta legale creata ed emessa dalla BCE, pur non essendo moneta legale, in base a quanto affermato sopra da Banca d’Italia – lo sa e lo dichiara ufficialmente anche nelle tabelle degli aggregati monetari, dove risulta che le banche di credito creano mediamente 1.000 miliardi l’anno di questa moneta scritturale non legale, spacciandola come “euro”. Sa benissimo che questa moneta creditizia non è rappresentativa di moneta legale e non è coperta da essa. Sa benissimo che è un aggregato a sè. E come mai Banca d’Italia e BCE permettono ciò?

Nella causa 3371/16 RG avanti al Tribunale di Savona, con la memoria 22.04.17, UNICREDIT, principale banca d’Italia e partecipante di Banca d’Italia, afferma: “Il sistema bancario crea moneta tramite la concessione di finanziamenti da parte delle singole banche alle imprese e alle persone: i finanziamenti bancari significano risorse finanziarie disponibili e spendibili da parte di chi li riceve (appunto, imprese e persone).”

Quindi Unicredit ammette di creare e prestare moneta, euro precisamente, in sfida a quanto affermato da Banca d’Italia, ossia che solo la BCE crea moneta legale capace di estinguere le obbligazioni pecuniarie.

Ma allora perché, nel suddetto comunicato del 06.06.17, Banca d’Italia non se la prende con le banche che creano moneta chiamandola “euro” in violazione della riserva di legge in favore della BCE, e se la prende invece con la creazione di moneta scritturale da parte del cittadino che vuole non arricchirsi ma liberarsi dai supposti debiti verso una banca che gli ha prestato altra moneta scritturale?

Affermo che Bankitalia ha ragione quando dichiara che bisogna farla finita con la moneta scritturale perché è destabilizzante per la società. La moneta scritturale è la principale causa della crisi economica, essendo una moneta pirata, illegale, che nasce e sparisce comodo di soggetti privati, non paga le tasse sulla sua creazione, la sua produzione e la sua revoca non vengono registrate, lascia l’economia senza liquidità, si presta a creare speculazioni e bolle devastanti.

Solo che tutto questo va bene ai banchieri fintanto che sono solo essi a creare a costo zero e ad usare la moneta scritturale, prestandola per farsela rimborsare dalla gente in denaro guadagnato col sudore della fronte, e scaricando i suoi danni sulla società privata di sovranità monetaria, in forma di bolle, di risparmio distrutto (rubato), etc. Se adesso la gente mangia la foglia, non si lascia più defraudare, e si difende da quei danni creando anch’essa moneta scritturale e ripagando le banche con la stessa moneta non legale che esse le hanno prestato, allora la cosa non va più bene alle banche private che possiedono Banca d’Italia, ed ecco l’Avviso al Pubblico.

Insomma, per la comunità bancaria la moneta scritturale va bene solo se i banchieri ne hanno l’esclusiva, il monopolio, e per giunta lo hanno senza una legge che glielo attribuisca ufficialmente, cioè se la gente non sa e non capisce ciò che essi fanno e come guadagnano sulle sue spalle. Solo se essi, così, possono agire come vogliono senza essere chiamati a rispondere. Solo se non pagano le tasse su questa creazione monetaria.

In questo contesto di legalità violata, la creazione di moneta scritturale da parte dei cittadini, con cui pagare le banche, diviene legittima come atto di legittima difesa di se stessi e della Costituzione, oltre che in forza dei principi di eguaglianza e solidarietà.

La Banca d’Italia, essendo solo apparentemente un soggetto pubblico ma essendo in realtà posseduta e diretta da un ristrettissimo numero di banchieri e finanzieri privati, mediante il  suddetto avviso al pubblico, comprensibilmente, difende il privilegio occulto dei suoi proprietari privati.

Difende un sistema di potere monetario rispettato dagli organi costituzionali e (sinora) dal potere giudiziario, ma non regolato né riconosciuto dalla legge: un eslege, costituente l’elemento forse più importante della costituzione materiale, non scritta, di questo paese e di altri, perché chi ha il potere di creare e allocare i soldi comanda la politica e l’economia: who pays the fiddler calls the tune.

Ma con tutto il suo potere monetario e politico, la corporazione dei banchieri non può sfuggire all’evidenza della contraddizione e dell’illegalità in cui opera, sulle quali però nessuno interviene, sinora: né il Ministero, le Bankitalia, né Consob, né GdF (lo Stato stesso resta nell’illegalità):

Abbiamo da un lato la Banca d’Italia che dichiara, e dice il vero, che l’unica forma di moneta legale è l’euro creato ed emesso dalla Banca centrale europea, il quale è anche l’unico mezzo di estinzione dell’obbligazione pecuniaria. Abbiamo dall’altro lato le banche di credito che dichiarano di creare offerta monetaria in euro con l’erogazione dei prestiti denominati in euro, e tale creazione mediante erogazione è ammessa come prassi dalla Banca d’Italia e da altre banche centrali nonché da fonti scientifiche e società di revisione che fanno l’auditing delle banche stesse.

Questa è una palese contraddizione del sistema, una contraddizione giuridica: se la moneta contabile creata dalla banca non è moneta legale, non è euro, perché mai  si permette, da parte delle autorità monetarie, contabili, fiscali, giudiziarie, che tale moneta venga spacciata, prestata, investita, contabilizzata con la denominazione “euro”, denominazione falsa e ingannevole?

Perché si permette la creazione di una moneta parallela scritturale privata accanto a quella legale della BCE, e che usa il nome di questa?

Perché lo Stato la usa e la impone come moneta legale, mentre non lo è?

Perché viene trattata contabilmente come moneta legale, mentre non lo è?

Perché la sua creazione, che costituisce un ricavo, non viene come tale contabilizzata e tassata?

Chi ha rinunciato a tassarla, chi ha rinunciato a introitare 240 miliardi l’anno, come ha dichiarato la Banca d’Italia su interrogazione dell’on.le Villarosa alla Commissione Finanze?

Se il Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea riserva alla sola BCE la creazione della banconota euro, e se il testo unico bancario e le altre leggi applicabili neppure parlano di una facoltà delle banche di credito di creare moneta, ancora meno euro, vuoi cartacea vuoi contabile, come si può difendere la prassi delle banche di credito di creare un mezzo monetario puramente contabile denominandolo falsamente come euro?

Se gli standard internazionali contabili IAS prescrivono che un prestito possa essere erogato da una banca solo contro fondi preesistenti al prestito, come mai le autorità monetarie, contabili, giudiziarie tollerano la sistematica prassi delle banche di credito di erogare prestiti sulla base di depositi che vengono creati solo in forza dell’erogazione del prestito stesso e non preesistono ad esso?

Quando una banca di credito italiana eroga un prestito denominato in Yen o altra valuta diversa dall’euro, crea yen o l’altra valuta? Si tratta di valuta legale? Allarga legalmente l’offerta monetaria di quella valuta? La risposta a queste domande è ovviamente no. E quando lo eroga creando qualcosa che denomina euro, crea effettivamente questa valuta? Si tratta di valuta legale? Allarga l’offerta monetaria in euro? La risposta deve essere egualmente no. Infatti la Banca d’Italia ha dichiarato che solo l’euro creato ed emesso dalla BCE è moneta legale idonea ad estinguere i debiti pecuniari.

Quindi quando la banca crea ed emette, prestandoli, importi denominati in euro, come ammette di fare e come la stessa Banca d’Italia ammette che avviene, non si tratta di euro, di moneta legale, e la denominazione euro è falsa, ingannevole, fraudolenta: un aliud pro alio, un quid illegale. Dunque il prestito è nullo e non deve essere rimborsato né può produrre interessi. Le autocertificazioni di saldo in Euro ex articolo 50 TUB sul punto sono quasi tutte false e costituiscono falso ideologico.

La tolleranza verso suddetta prassi bancaria illecita è sistematica e perdurante, da parte di tutti i poteri dello Stato, nonché della BCE; pertanto configura una vera e propria struttura di costituzione materiale dello “Stato profondo”, non dichiarata, anzi sottaciuta, realizzata per favorire i proprietari delle banche a spese degli interessi collettivi, dei principi costituzionali e dei diritti politici dei cittadini, e contraria alla legge e alla Costituzione vigenti nonché ai trattati internazionali.

(P.S. Questo Stato è il medesimo che obbliga a vaccinare i bambini esonerando le case farmaceutiche dalla responsabilità per danni.)

11.06.17  Marco Della Luna

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