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Energia ed equità

L’aspetto inquietante della distrazione di massa è che si riesce a far passare in silenzio i veri problemi che attanagliano il mondo.

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Se l’Italia presenta problemi contingenti dovuti all’Italia stessa (vedi i suoi politicanti) o derivanti dall’ingresso in Europa con l’evidente perdita della Sovranità del popolo che quindi aggrava la sua situazione non rimane certo esente da altri problemi contingenti anche sovranazionali. Problemi paralleli fra gli stati che per una eccezione tendono invece a convergere e non certo all’infinito, ma anzi in un presente prossimo.

Qualcuno nutre forse il dubbio che l’energia non sia uno dei tentativi di esercitare un controllo?

Sino ad oggi la briglia che ha tenuto legate le nazioni è stata l’energia. Il carbone prima il petrolio poi il nucleare.

Dato che il primo è divenuto inefficiente, il secondo si sta esaurendo e il terzo nonostante gli sforzi è indomato cosa rimane per imbrigliare le nazioni?

Come possono le grandi multinazionali mantenere un controllo se la loro principale arma si sta esaurendo?

Semplice cambiando strategia in un tempo tecnico che non possa destare sospetti e con motivazioni che non ricordano il controllo ma l’unione fra i popoli.

Chi controlla, o meglio controllava l’energia dominava il mondo.

Se vi soffermate e approfondite scoprirete che la risposta è che le energie di cui parliamo sovente non sono realmente alternative e quindi non pericolose al grande progetto, anzi fonte di business ma senza che queste risolvano il problema.

Mi spiace per tutti gli ecologisti, i piccoli imprenditori e i fanatici dell’alternativo, ma eolico, idrico e fotovoltaico non sono realmente alternativi.

Il tentativo di rendere privata la gestione dell’acqua, non è la stessa forma di coercizione schiavistica?

Il tentativo, anzi il successo, della moneta unica di proprietà privata non è la nuova forma di schiavizzazione?

Il tentativo (sempre più riuscito) di arrivare al nuovo ordine mondiale ne è un esempio, il padrone invisibile che ti controlla con la legge e la burocrazia?

Vorremmo forse negare che la Commisione Europea NON è votata dal popolo? e il Consiglio Europeo è votato dal popolo oppure NO? e la BCE invece è una banca statale o PRIVATA?

Ricordiamo che la spesa energetica italiana è di 66 miliardi annui, circa il 4.5% del PIL.

Come riescono questi poteri forti non avendo più un futuro controllo sull’energia a evitare di perdere il controllo durante la trasformazione degli assetti?

Negando che esistano alternative e facendoci credere che le uniche alternative siano quelle giornalmente proposte.

Non siete perplessi?

La possibilità di una terza scelta è percepita da ben pochi.

Mentre si è cominciato ad accettare, come condi­zione per sopravvivere fisicamente, qualche limitazione ecologica al consumo energetico massimo pro capite, non si arriva ancora a vedere nell'impiego del minimo possibile di potenza il fondamento di una varietà di ordinamenti sociali che sarebbero tutti moderni quanto desiderabili.

E tuttavia solo stabilendo un tetto all'uso di energia si possono ottenere rapporti sociali che siano contraddistinti da alti livelli di equità

L'unica scelta attualmente trascurata è la sola che sia alla portata di ogni nazione.

E’ pure la sola strategia che permetta di usare una procedura politica per porre limiti al potere anche del più motorizzato dei burocrati.

La democrazia partecipativa postula una tecno­logia a basso livello energetico; e solo la democrazia par­tecipativa crea le condizioni per una tecnologia razionale.

Ciò che in genere si perde' di vista è che l'equità e l'energia possono crescere parallelamente solo sino a un certo punto.

Al di sotto di una certa soglia di watt pro capite, i motori forniscono condizioni migliori per il pro­gresso sociale.

Al di sopra di quella soglia, l'energia cresce a spese dell'equità.

Ogni sovrappiù di energia significa allora un restringimento del controllo sull'energia stessa.

La diffusa convinzione che un'energia pulita e abbon­dante sarebbe la panacea di tutti i mali sociali è dovuta a un inganno politico, secondo cui l'equità e il consumo d'energia possono stare in correlazione all'infinito, almeno in certe condizioni politiche ideali.

Vittime di questa illu­sione, tendiamo a ignorare qualunque limite sociale della crescita del consumo energetico.

Ma se hanno ragione gli ecologi ad affermare che la potenza non metabolica è in­quinante, è di fatto altrettanto inevitabile che, al di là d'una certa soglia, la potenza meccanica produca guasti.

La soglia oltre la quale comincia la disgregazione sociale indotta da alti quanta di energia non coincide con quella dove la trasformazione dell'energia comincia a produrre distruzione fisica; espressa in cavalli-vapore, è sicuramente più bassa..

E’questo il fatto che va riconosciuto in via teo­rica perché si possa affrontare sul piano politico il pro­blema del wattaggio pro capite che la società deve porre come limite ai propri membri.

Anche ammettendo che una potenza non inquinante sia ottenibile e in abbondanza, resta il fatto che l'impiego di energia su scala di massa agisce sulla società al pari di una droga fisicamente innocua ma assoggettante per la psi­che.

Una collettività può scegliere tra il Metadone e la disintossicazione, tra il restare dipendente da un'energia estranea e il liberarsene con spasmi dolorosi: ma nessuna può avere una popolazione che sia incatenata a un sempre maggior numero di schiavi energetici e che nello stesso tempo sia fatta di individui autonomamente attivi.

di Ivan Illich 


 

 

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