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I Rothschild in Italia

Con quali mezzi e in quale misura Casa Rothschild tenne in scacco i singoli Stati che, dal 1861, sarebbero confluiti nel Regno d’Italia?

Quali rapporti si instaurarono tra i vari governanti della penisola italica e questa potente famiglia di banchieri?

Come e perché l’Inghilterra coprì e finanziò la Spedizione dei Mille?

Quali interessi economici avevano alcuni uomini al seguito di Garibaldi, in relazione all’annessione del Sud da parte del Regno sabaudo?

E soprattutto: com’è possibile continuare a insegnare e a studiare la Storia senza considerare l’enorme peso che le logiche finanziarie e la sete di profitto di grandi istituti bancari come quello in questione, hanno sempre esercitato sul corso degli eventi?

Ne I Rothschild in Italia, Pietro Ratto con le sue profonde capacità di ricerca, analisi e sintesi, ci rivela i fatti che hanno portato alla formazione del nostro Paese mostrandoci quello che viene normalmente ignorato dalla narrazione ufficiale della Storia e dai libri di scuola, ma che è fondamentale per comprendere non solo quegli anni, bensì anche la nostra storia presente.

Oltre alla storia italiana nel periodo fra il 1821 e il 1861, riviviamo anche gli eventi che hanno attraversato in quegli anni gli altri Paesi europei, come la Francia, la Spagna, l'Inghilterra e l'impero asburgico.

«C’è  un  fatto  però,  che  anche  da  solo  basta  per  far  capire quanto una famiglia come quella dei Rothschild abbia saputo influire sulla storia europea tramite la sua attività di credito. Un fatto che dimostra quanto sia difficile comprendere gli eventi storici senza tener conto di  queste  dinamiche  finanziarie  che,  come  abbiamo  visto nelle pagine precedenti, per esempio spiegano le reali leve della liberazione del re di Spagna Ferdinando VII, in quel caso da individuare nella citata tangente pagata da Nathan alle Cortes. Si tratta di un prestito che l’Austria, di nuovo in crisi economica, dovette nuovamente richiedere a Salomon Rothschild nel maggio del 1831. Come abbiamo visto, i nostri banchieri avevano tutto l’interesse a far sì che l’impero asburgico non si cacciasse in una nuova guerra, prevedibilmente nociva  per  le  loro  stesse  finanze.  Di  conseguenza,  Salomon  Rothschild  concesse  il  prestito  richiesto,  a  condizioni  sorprendentemente  vantaggiose.  Ma  con  una clausola: tali condizioni sarebbero venute meno qualora l’Austria fosse entrata in un nuovo conflitto.

Ebbene: se si va a cercare nei libri di Storia dell’Arte ci si imbatte nella descrizione della cosiddetta fase del Biedermeier,  che  si  estende  ufficialmente  dalla  fine  del Congresso di Vienna al 1848. Un periodo caratterizzato da un clima culturale e artistico, e da uno tipico stile nella realizzazione di mobili e arredamenti, che si sviluppa nei Paesi germanici e in Austria approfittando di un insolito e lungo intervallo di pace.

Risulta impossibile, però, spiegar le vere cause storiche di questa lunga fase di pace, senza connetterla a quell’astuto prestito tramite cui i Rothschild riuscirono così a disinnescar gli intenti bellicosi di Klemens von Metternich, salvaguardando il loro patrimonio».


 

Indice

1. Rumori in giardino
2. Salomon
3. Un chiodo in testa
4. Il piccolo Rothschild
5. Il ministro sanguinario
6. Un debito infinito
7. Le banche dei frati
8. La duchessa di Parma
9. I Rothschild salvano la Banca d’Inghilterra
10. Il terremoto di Parigi
11. Rivolte e colera
12. I Coburgo
13. Mercurio e ferrovie
14. Il Massacro
15. Il Re dei Giudei
16. La crisi di James
17. La Sicilia indebitata col Barone
18. 66.666.666
19. La banda dei quattro
20. Scontro finale
21. Scacco al banchiere
22. Gli inglesi in Sicilia
23. La regina è nuda

Bibliografia
Indice dei nomi

1821-1861: le mani e i soldi dei banchieri più potenti sulla nascita del nostro Paese

“Papa Gregorio XVI [...] teneva particolarmente ad acquistar nuovi armamenti e nuovi mercenari per prevenir ulteriori rivolte. Ci si misero due nobildonne, a quel punto – la duchessa di Bassano, a Parigi, e la contessa Stefanori, a Roma - a convincere rispettivamente James e Carl Rothschild a concedere un prestito a Sua Santità. La circostanza era a dir poco imbarazzante. I vertici della Cristianità costretti a chieder favori a quegli stessi ebrei deicidi che avevano sempre disprezzato. E lì per lì fu Carl [Rothschild] a proporre, per salvar le apparenze, di fingere che il prestito venisse concesso al re delle Due Sicilie. Il quale, in cambio del favore, chiese di acquistar vantaggiosamente da Roma i ducati di Benevento e Pontecorvo, naturalmente dietro anticipo erogato sempre da Casa Rothschild. Il papa nicchiò [...] e James ci tenne a far sapere [...] che, qualora quei tre milioni di scudi al 5% d’interesse non fossero tornati al mittente, mai più un Rothschild avrebbe prestato soldi a un pontefice. E che in cambio di questa operazione avrebbe caldeggiato un miglioramento delle condizioni dei suoi correligionari in tutto lo Stato Pontificio.
[...] Alla fine […] il Papa poté permettersi il suo nuovo esercito composto da alcune migliaia di soldati. Altri due prestiti della stessa entità e alle medesime condizioni [...] furono attivati nel 1832 e nel 1833. In tutto [...] il pontefice ottenne dai Rothschild 16 milioni di ducati. L’equivalente di 4 miliardi e mezzo di euro nel 2020. Per questi servigi, il #10gennaio 1832 Carl fu clamorosamente ricevuto da Gregorio XVI vedendosi conferito il Gran Cordone e la Croce del Sacro Militare Costantiniano Ordine di San Giorgio, oltre che l’onore di «baciare la mano invece che il piede» del Papa”.
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Da: P. Ratto, “I Rothschild in Italia”

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