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SESSANTOTTINE

Circa QUELLE SESSANTOTTINE BRIZZOLATE CHE SI SENTONO LE GIOVANNE D’ARCO DELLA FAME NEL MONDO, MA GIRANO CON SCORTA e AUTO DI LUSSO…

In genere recano pashmine o scialli di cachemire da centinaia di euro sulle spalle, abbinati a spille caste nella forma ma non certo nel materiale, ruffiano retaggio di stracci e gingilli che gli hippies portavano in anni nei quali qualcuno ancora se le trombava; e sono cattive, tanto. Cattive come chiunque debba sottrarre energie al naturale slancio affettivo verso il proprio prossimo (proximus=vicino), per simulare affettività artificiali tirate fuori dal grande cilindro ideologico mondialista, quando non da quello mercantilizio.

 Queste megere, travestite da austere madamine dal sorriso stitico, pretendono d’insegnare agli altri come amare, chi amare e quanto amare, non in funzione della volontà e dell’istinto d’ognuno, ma in base a dati sociologici capovolti: il loro progetto è farci lanciare il cuore là dove a prenderlo non ci sia chi naturalmente predispostovi a farlo, ma un estraneo, possibilmente scarsamente compatibile da un punto di vista evolutivo e culturale, così da poterci far sentire in colpa come misantropi, come xenofobi, innescando nel nostro animo un circolo vizioso di frustrazione affettiva che, nei loro progetti, dovrebbe portare all’annichilimento dei migliori di noi, dei più sensibili, dei più fragili.


Come donne non sono né belle né brutte, poiché nel loro continuo sforzo di perseguire le vie dell’indistinto, finiscono per assomigliarsi tutte, rimanendo gli ectoplasmi imbalsamati d’una femminilità asessuata e monca come un file danneggiato e illeggibile.


Apparentemente tali elementi le rendono pacate e suadenti come suore laiche che ci stessero misurando la pressione, ma nel momento in cui, finito di pompare l’aria con le loro dita tozze e le mani bianchicce, buttano lo sguardo sul manometro del misuratore, hanno tanto di quel fiele negli occhi che la sensazione è quella di un ricovero assicurato.

Ma fortunatamente non sono le nostre infermiere, e nemmeno le nostre istitutrici; sono solo le strapagate accolite di organismi internazionali dalle improbabili sigle e dalle funzioni misteriose, posizione che le rende le invitate ideali a trasmissioni di regime dal sorriso stampato e dall’applauso meccanico;
tuttavia, rispetto al potere di un popolo e al legittimo diritto democratico che esso ha di esercitarlo, esse valgono press’a poco ciò che varrebbe una medusa nel mare: il senso della sua stupida esistenza, aggravato dal fastidio che può procurare ad altre creature, sino a che qualche pacioso cetaceo non se la papperà per cena ricacandosela insieme al resto del plancton.
 

La società civile, così come il mare, ha le sue leggi: non lasciamo che prevalgano proprio quelle degli esseri più orrendi.

HELMUT LEFTBUSTER– Aristocrazia Dvracrvxiana –

 

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