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SUL DENARO, E SULL’IDEA FALSA CHE, DICONO, NON CI SIA

Riassunto: in questo post focalizzerò l’attenzione su una grossa mal comprensione che esiste ancora oggi, in merito alla moneta e al denaro. Questa mal comprensione ha generato quell’idea falsa che il denaro non cresca sugli alberi, e altri concetti simili, che, di fatto, hanno instillato nella cultura dominante che il denaro sia scarso. Bene: chiarirò queste problematiche, e indicherò la soluzione.
STORIA
Una volta non c’era il denaro. Anche il concetto di moneta era sconosciuto. I Longobardi, quando arrivarono in Italia nel VI secolo, non possedevano denaro, né il concetto di moneta. Eppure, nonostante fossero, come diremmo oggi, “in bolletta sparata”, essi conquistarono quasi tutta l’Italia. Eppure l’Italia di allora già conosceva e usava la moneta e il denaro: infatti vi erano monete di bronzo, d’argento e d’oro. Ma questo non bastò alle popolazioni italiche per contrastare la forza espressa dalle popolazioni longobarde.
 
Infatti un conto è il prestigio, il potere e la potenza del denaro; ben altro affare è l’uso reale di tale potere. Faremmo bene perciò a considerare che il problema relativo al denaro ha a che fare con due grandezze simili, ma differenti nella sostanza: quello di potenza e quello di forza.
 
Come mai i Longobardi stravinsero, pur essendo “senza il becco di un quattrino”? Molti studiosi si interrogano ancora oggi sul perché, e i pareri sono molti e discordanti. Ebbene, proverò io a dare la mia versione, e per farlo, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a quanto accadde intorno all’anno 310, con la riforma monetaria di Costantino.
 
LA STORIA DELLA RICERCA DI UN SISTEMA MONETARIO STABILE
Ai tempi dell’imperatore Costantino i costi dello stato romano erano diventati enormi, e crescevano tantissimo, insieme all’inflazione. Spese militari, costi delle materie prime, la paga dei soldati: tutti i prezzi crescevano, e le monete si svalutavano, rendendo i conti dello stato a rischio. Inoltre i metalli preziosi diventavano sempre più scarsi, rendendo sempre più difficile per il sistema monetario stare al passo con il crescere delle esigenze di spesa dello stato.
 
Così Costantino fece una riforma monetaria, con l’intenzione di creare una moneta stabile, molto più stabile di quelle precedenti: nacque il Solido, una moneta d’oro, simile a quella precedentemente creata da Diocleziano, l’Aureo, ma con meno metallo prezioso. Inoltre il “geniale” Costantino impose che le tasse fossero pagate in Solidi, abbandonando al “dio mercato” le altre monete, e, con esse, la popolazione che non si poteva permettere le nuove monete.
 
In pratica, con questo nuovo sistema monetario basato sul Solido d’oro, Costantino divise la popolazione in due:
1. I ricchi, coloro che possedevano, o che potevano permettersi di possedere monete d’oro, ovvero i Solidi.
2. I poveri, coloro che non erano in grado di possedere i Solidi: ovvero gente sottopagata, disoccupati, o gente che oggigiorno considereremmo lavoratori precari. Questa era gente in pratica senza soldi, ma anche gente priva di qualsivoglia possibilità di scalata sociale.
Notate che la parola “soldi”, ovvero i “dané”, come si dice a Milano, deriva proprio dalla moneta d’oro creata da Costantino, ovvero il “Solido”.
 
Sta di fatto che questa separazione del popolo romano in due classi economiche ben distinte, che era nei fatti una pesantissima discriminazione - discriminare vuol dire infatti separare -, produsse un enorme contraccolpo e una grave spaccatura nella fiducia verso le istituzioni romane da parte della stragrande maggioranza della popolazione, e, dato che il sistema monetario di Costantino durò vari secoli, il morale e la mancanza di fiducia verso le istituzioni, instillata nella popolazione, non credo che migliorò col passare del tempo, anzi.
 
Probabilmente persino l’Editto di Milano, sottoscritto nel 313, con cui fu in pratica concesso ai cristiani di professare, finalmente, la loro fede, aveva non solo una motivazione religiosa, ma anche, e credo soprattutto, quella di stemperare quella mancanza di fiducia nelle istituzioni romane che ormai serpeggiava nella popolazione, sfiducia innescata proprio da quella riforma monetaria che Costantino varò un paio d’anni prima.
 
Comunque, questa riforma monetaria di Costantino rimase in vigore vari secoli, e con essa anche la sfiducia, sempre crescente, verso le istituzioni, romane prima, e poi quelle dei regni romano-barbarici che seguirono la caduta di Roma. Naturalmente oggi si direbbe che non c’è assolutamente nessuna correlazione tra questa riforma monetaria, la sfiducia che innescò, e la caduta dell’impero romano d’occidente, che avvenne nel 476: assolutamente nessuna correlazione. Sì, certo, come no…
 
Tuttavia al crollo dell’impero romano non seguì il crollo del sistema monetario: infatti il Solido d’oro rimase al suo posto per altri cinque secoli, circa. Era ancora in uso tale moneta, quando i Longobardi si presentarono alle porte dell’Italia. Perciò anche la separazione tra ricchi e poveri era quindi ancora attiva.
Ebbene, proviamo a immaginare cosa pensavano le popolazioni meno abbienti, e quindi senza soldi, a riguardo dei ricchi, quando i Longobardi arrivarono. Inoltre, dato che i ricchi a quei tempi solitamente occupavano le gerarchie sociali più elevate, come quelle legate al governo e alle funzioni amministrative dei regni romano-barbarici nati dopo il crollo di Roma, nonché a quelle militari, proviamo a immaginare che cosa successe, quando i ricchi diedero l’ordine ai poveri di contrastare l’invasione dei Longobardi. Pensateci.
 
Intanto che ci pensiamo, consideriamo anche il fatto che per vari secoli, in seguito alle varie riforme monetarie, quella di Costantino in cima a tutte, furono instillate nella popolazione le seguenti idee, che il popolo considerava come vere:
1. I ricchi avevano il potere. Il potere era rappresentato dalle monete d’oro: i Solidi. Chi possedeva i Solidi, ovvero i soldi, aveva potenza e forza, e poteva dominare, governare e comandare. Ma costoro erano una netta minoranza.
2. I poveri non avevano potere. Infatti, la gente senza soldi che potere poteva avere? Quindi questa gente era per lo più impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza. Costoro facevano fatica a campare, figuriamoci a dominare, governare e comandare! Non avevano neppure in mente di combattere, qualora un eventuale sovrano avesse voluto disporre della loro forza, che essi stessi consideravano coerente con la loro ricchezza, cioè praticamente nulla. E questi poveri erano la stragrande maggioranza, che oltretutto consideravano se stessi perdenti, deboli e indifesi.
 
Quindi i Longobardi sbaragliarono facilmente le resistenze di una popolazione che, di fatto, non aveva alcuna fiducia nelle proprie capacità.
Dopo queste mie valutazioni e considerazioni, vediamo di fare insieme qualche ragionamento che ci aiuti a spiegare i processi mentali legati ai fattori che abbiamo incontrato. Ovviamente l’idea che ho in mente è quella di trovare le soluzioni: ma, per arrivare a questo, dobbiamo comprendere i meccanismi che regolano il pensiero.
Ma facciamo un passo alla volta. Parliamo quindi dei concetti di potenza e di forza.
 
POTENZA E FORZA
1. Il concetto di potenza riguarda qualcosa che esiste, ovvero un certo potenziale, ma che non si dispiega ancora nella realtà. Per esempio, voi possedete un’automobile con un motore da 100 cavalli vapore, ma se percorrete la strada a 10 chilometri orari, tutta quella potenza non viene espressa. Idem se la tenete parcheggiata con le quattro frecce lampeggianti.
2. Il concetto di forza è relativo alla potenza effettivamente dispiegata. La forza è potenza usata, applicata, impiegata per produrre i completi risultati che ci si aspetterebbe che venissero ottenuti attraverso il suo uso.
Quindi voi potete avere un potere immenso, ovvero possedete una potenza mostruosa, ma, se non la usate, quella potenza enorme non produrrà alcun risultato.
Potete invece avere un certo potere, una certa potenza, però ne fate uso, la applicate in modo opportuno e nel modo più efficace ed efficiente possibile, al fine di ottenere tutti quei risultati che vi siete prefissi.
Paradossalmente voi potreste avere una potenza straordinaria, ma se non ne faceste uso quando ce ne sarebbe bisogno, la gente vi potrebbe considerare incapaci. Probabilmente anche voi stessi lo pensereste: ed è questo che vi frega.
 
CAPACITÀ E INCAPACITÀ
Un potere straordinario, se non usato come si deve, non serve a nulla. Voi potreste avare tutta la potenza di questo mondo, ma se non trasformate questa potenza in forza applicata, ebbene, cosa dovremmo pensare di voi? Ci siete, o ci fate? Capite bene che un osservatore esterno, vedendo tutto il potere e la potenza a vostra disposizione, ma che voi stessi avete deciso per qualche ragione di non usare, potrebbe benissimo pensare che voi siete degli incapaci, oltre che degli irresponsabili.
Tuttavia la vostra incapacità è una conseguenza di una potenza non trasformata in forza applicata.
Ovviamente, una capacità inespressa equivale a incapacità manifesta.
Ma da cosa dipende il fatto che una certa capacità possa essere espressa realmente?
 
DECISIONE E INDECISIONE, LIBERTÀ E INTRAPPOLAMENTO
Una capacità rimane in sospeso, fintanto che qualcuno non decida di farne uso. La decisione di agire precede l’applicazione di una certa forza, e il dispiegare nella realtà quell’energia potenziale posseduta.
La decisione è una faccenda che riguarda l’individuo. Se una persona decide di agire, agisce. Potremmo dire che, nella misura in cui la persona può decidere di agire, e lo fa, è libera. Libera di ottenere quei risultati possibili dall’uso della sua potenzialità e delle sue capacità, attraverso l’uso di una certa quantità di forza, in modo da ottenere un certo risultato.
Similmente, se voi aveste strane idee sul fatto di non usare opportunamente la vostra potenza, la vostra forza e le vostre capacità, potremmo dire che, nella misura delle vostre mancate decisioni a riguardo, voi sareste intrappolati.
Libertà e capacità vanno di pari passo. Sull’altro lato, anche incapacità e intrappolamento formano una coppia perfetta.
 
PENSIERO E REALTÀ
Le idee a riguardo dell’uso reale della potenza, della forza e delle capacità potrebbero essere distorte e corrotte da varie idee, teorie, congetture e giustificazioni.
Per esempio, voi potreste avere un certo potenziale di fare una certa cosa, ma se voi pensaste di non esserne capaci, ecco che quel potere rimarrebbe solo in potenza, e non verrebbe perciò espresso nella realtà.
Voi potreste anche valutare un compito troppo gravoso per voi. Per esempio, supponiamo che voi abbiate di fronte un nemico alto tre metri, e con muscoli tipo Hulk, mentre voi siete un tipo mingherlino, e anche impaurito, o qualcosa del genere. Tuttavia, provate a pensare se voi di nome faceste Davide, mentre quel mostro che avete di fronte si chiamasse Golia… È chiaro quindi che un uso oculato e intelligente della forza disponibile potrebbe produrre risultati che andrebbero ben oltre l’apparenza.
Cosa intendo dire con questo? Semplice: è il pensiero che influenza la realtà, non il contrario. È l’intelligenza che consente di percepire un problema, valutare i dati disponibili e ottenere la migliore soluzione possibile.
Per agganciarci ai concetti espressi in precedenza, i Longobardi stravinsero grazie al fatto che loro erano decisi e ben consapevoli della loro potenza, capacità e forza. Le popolazioni soccombenti alle forze longobarde avevano invece il loro pensiero traviato dall’idea di non avere soldi, e quindi di essere senza potere, senza forza e senza alcuna capacità di resistere all’invasore.
Ovviamente entra in gioco anche la misura dell’esatta quantità di forza, in modo che non sia né troppa, né troppo poca.
 
FORZA E INTELLIGENZA
Il risultato migliore si ottiene col giusto bilanciamento di forza e intelligenza. Immagino che sappiate cosa succederebbe se cercaste di aprire un barattolo di marmellata usando una chiave svedese da 24 pollici. Analogamente, credo che potreste intuire che non avreste un buon successo cercando di scavare un fossato usando un cucchiaino da caffè.
Il giusto bilanciamento di forza e intelligenza come gioca nei sistemi economici e monetari moderni? Per rispondere a questa domanda, esaminiamo ora i criteri generali alla base del sistema economico attualmente impiegato in Italia, in Occidente e praticamente in tutto il mondo.
 
LA TEORIA ECONOMICA MODERNA
Dobbiamo considerare che il sistema economico e monetario moderno si basa ancora sull’idea di “piena occupazione”, e sul fatto che per rendere la gente ricca e prospera occorra vendere ed esportare i beni prodotti all’estero. Questa teoria ritiene che l’autoconsumo non generi denaro e ricchezza. Invece, esportando e vendendo le merci prodotte, ci si potrebbe far pagare un prezzo per questo lavoro, e scambiarlo con denaro, creando quindi ricchezza. Quindi il sistema economico che applicasse questi princìpi sarebbe quello ideale.
 
INVECE, UNA VOLTA…
Moltissimo tempo fa il contadino, o la comunità agricola ristretta, poteva sopravvivere producendo e consumando i suoi stessi beni e servizi prodotti, e avrebbe potuto farlo anche senza moneta, né denaro. Infatti un’economia del genere poteva basarsi su scambi commerciali diretti, o tramite strumenti come i “bastoni di conteggio”, in uso fin nelle epoche più remote, e anche nell’antica Roma. Anche nel nostro Codice Civile (articolo 2713) sono menzionati i bastoni di conteggio, chiamati “taglie o tacche di contrassegno”. In Inghilterra questo sistema, chiamato “Tally Stick”, fu usato per circa 700 anni, fino alla fine del diciassettesimo secolo, circa. Ma i soldi, il denaro, la moneta, con i bastoni di conteggio non c’era: c’era però un sistema economico, ovvero una forza reale, non espressa in forma di potenziale incluso nel denaro, come lo conosciamo oggi.
Per dare un’idea reale della forza esprimibile da un popolo, quando si rende conto che il simbolo del potere incluso nella moneta non deve limitare la capacità e soprattutto il pensiero, ricordiamo le vicende legate alla distruzione di Milano da parte del Barbarossa, avvenuta nel 1162, e la successiva ricostruzione della città in pochi anni – le cronache del tempo danno Milano ricostruita già nel 1176 -, e il tutto avvenne in aperto contrasto col potere del denaro dell’imperatore. Infatti il Barbarossa fu sconfitto militarmente nello stesso anno 1176, nella battaglia di Legnano. Possiamo perciò avere un’idea di quale fiducia avesse quella popolazione nel denaro e nella moneta che riportava le effigi dell’imperatore.
 
CORSI E RICORSI STORICI
Quell’idea malsana di collegare intimamente la moneta e il denaro con l’idea del potere fu dissotterrata di nuovo, molte volte nel corso della storia. Ricordiamo la moneta di Venezia, ovvero il Grosso Veneziano, e anche il Fiorino di Firenze, monete che divennero praticamente una certezza nei commerci internazionali, e che a quei tempi fecero di Venezia e di Firenze delle potenze mondiali.
Ma ricordiamo anche ciò che è riportato ne “Il Milione”, di Marco Polo, dove si racconta delle immense ricchezze della Cina del tempo, ricchezze tanto enormi e vaste che quelle di Venezia al confronto sembravano ben misera cosa. Tuttavia, se consideriamo che la moneta cinese a quei tempi era fatta di carta, la cosa ci dovrebbe ulteriormente far riflettere su che cosa sia basato un sistema monetario, e come dovrebbe essere quello ideale.
 
L’idea di riuscire a dominare le popolazioni attraverso il simbolo del denaro appare nella storia in varie forme ed epoche. In Inghilterra, intorno alla fine del 1600, a qualcuno balenò in testa l’idea che esportando ci si potesse arricchire, e molto anche. Anche questa non era un’idea nuova, anzi. Comunque, i fasti della potenza coloniale inglese iniziarono più o meno in quel periodo.
Naturalmente, per riuscire nell’impresa di dominare le popolazioni, serve anche stabilire, certificare e assicurare nella visione comunemente accettata di questo sistema, che ci sia un potere, una potenza in grado di garantire il valore di quest’idea. Quindi è necessario che incluso nel simbolo del denaro ci sia anche l’idea che la moneta rappresenti sia il concetto di potenza, ma anche quello di forza.
 
POTENZA E FORZA INCORPORATE NEL SIMBOLO DEL DENARO
Il denaro è un simbolo, che contiene in sé sia l’idea della potenza che della forza, e anche quella della fiducia. Ai tempi dell’Inghilterra coloniale questi concetti furono spinti ai massimi livelli.
1. La potenza, per il motivo che il denaro e le monete, che riportavano le effigi del sovrano inglese, esprimevano senza dubbio tutta la fiducia necessaria sul fatto che dietro quelle monete ci fosse tutta la potenza necessaria a garantirla.
2. La forza, dato che se qualcuno si fosse opposto ai pagamenti effettuati con il denaro, avrebbe ben presto conosciuto la forza degli apparati militari dell’Inghilterra. E sappiamo bene che era una forza tremenda per quei tempi. Chi si fosse opposto, individui o intere nazioni, avrebbe ben presto subìto la giustizia e la forza militare inglese.
 
Notate che quest’idea, di potenza, forza e fiducia inclusi nel simbolo del denaro, non era per nulla una cosa nuova. Fin dai tempi più antichi le monete, d’oro, d’argento e di bronzo, riportavano le scritte e le effigi dei sovrani in carica; se cambiava il sovrano, per successione o per atti di forza, le monete venivano ben presto fuse e riconiate. La riforma monetaria di Costantino ce lo ricorda, ancora oggi.
 
Tuttavia, dobbiamo anche ricordare quali conseguenze sociali, politiche ed economiche ebbe la riforma monetaria di Costantino: per cercare di ottenere una moneta stabile, l’imperatore causò tuttavia un disastro, spaccando la società in due classi economiche e sociali, i ricchi e i poveri, e ridusse ai minimi termini la fiducia che il popolo riponeva nelle istituzioni del tempo.
 
UN’IDEA DEVE CONTENERE UNA BUGIA AFFINCHÉ POSSA PERSISTERE
Dopo molti secoli, l’idea che al denaro e alla moneta si accompagni anche la potenza, il potere, la forza e la capacità, e anche la libertà, è ancora tra noi. Infatti la gente oggi pensa ancora questo: chi possiede denaro può; chi invece non lo possiede, non può: si tratta di un’idea appiccicata al denaro e alla moneta come un francobollo.
Tuttavia andate a leggere i documenti ufficiali, e verificate se trovate queste spiegazioni che vi sto dando. Se voi cercaste sui libri, scoprireste che la moneta e il denaro svolgono tre funzioni:
 
1. Unità di conto.
2. Riserva di valore.
3. Mezzo di scambio.
Fine. Non c’è nient’altro.
 
Tuttavia possedendo il denaro, si può, altrimenti non si può. A quanto pare, sarebbe una cosa brutta far sapere alla gente del “volto del potere” e della forza, associato al denaro. Come mai questo?
Per un semplice motivo: diverrebbe altrimenti chiaro che nel sistema monetario moderno, quello basato sulla “piena occupazione”, sul “creare domanda” e su “bisogna esportare”, c’è qualcosa di tremendamente sbagliato. Questo qualcosa ha a che fare col fatto di mantenere le popolazioni il più possibili incapaci, intrappolate, deboli e impaurite, in modo che sia facile dominarle, controllarle, e, perché no, sopprimerle.
 
CONCLUSIONE
Il denaro è semplicemente un’idea che si basa sulla fiducia.
Rendendo ogni persona libera, potente, forte, capace e autodeterminata, si ottiene una società fiorente e prospera, formata da gente impossibile da controllare, ma che sa benissimo qual è il bene migliore da raggiungere e realizzare, per tutti, senza lasciare nessuno indietro.
Invece, col sistema economico e monetario moderno, si crea una spaccatura tra le persone ricche e abbienti, che sono una netta minoranza, e la popolazione meno abbiente, che è la stragrande maggioranza.
Nei secoli è stata instillata nelle popolazioni l'idea che ricchezza e denaro equivalgono a potere, potenza, forza, capacità e libertà. Al contrario, essere “in bolletta”, o con limitate disponibilità di denaro, equivale a essere deboli, intrappolati, incapaci e alla mercé di altri. Queste idee sono comunemente accettate sia dai ricchi che da tutti ancora oggi, anche se non è minimamente la verità, anzi: si tratta di una spudorata menzogna! Ma tale idea persiste per il fatto che contiene una bugia.
 
Infatti, nel VI secolo i Longobardi conquistarono quasi tutta l’Italia, pur non conoscendo la moneta e il denaro: oggi in gergo diremmo che erano un popolo “in bolletta”; ma ebbero ragione di un paese che possedeva un sistema monetario basato sui Solidi, le monete d’oro volute dall’imperatore Costantino intorno all’anno 310.
Quest’idea falsa, che legava il potere, la forza e la capacità al denaro, ebbe in Costantino uno dei suoi alfieri più importanti. Fu lui che creò quella grave spaccatura sociale tra ricchi e poveri, incorporando nelle monete d’oro da lui create, i Solidi, quell’idea di potere, capacità e libertà. Ma questi Solidi se li potevano permettere solo la gente abbiente, che era la netta minoranza della popolazione. Tutti gli altri furono lasciati in braghe di tela, e nella misera condizione di sottomessi ai “poteri forti”: notate che anche questa è un’idea strisciante che persiste nella popolazione ancora oggi, che lega la gente “granosa” ai poteri finanziari che dominano il mondo.
 
Costantino attuò anche un’altra vile nefandezza, nei riguardi di faccende che riguardano la spiritualità e la libertà, ma di questo ve ne parlerò un’altra volta, altrimenti faremmo notte...
Comunque, l’idea che la moneta sia scarsa ha le sue fondamenta nella riforma monetaria voluta da Costantino, da cui deriva un’idea che il valore e la quantità di denaro disponibile siano di competenza di un’autorità superiore. Ai tempi l’autorità era un sovrano, un imperatore, o un re. Oggi è uno stato, o una banca centrale.
 
Costantino volle creare un sistema monetario stabile e universalmente accettato e riconosciuto da tutti, anche a livello internazionale. Fu un disastro: ora lo sappiamo. Ma notate che queste idee persistono, ancora oggi. L’euro fu creato con l’idea di avere un sistema monetario stabile. Anche il dollaro come valuta internazionale è basato su tale idea. Come andrà a finire? Volete che ve lo dica?
Dobbiamo ringraziare i Longobardi, perché ci fecero notare che tali idee monetarie avevano un tremendo problema: erano, e sono, fondate su bugie. La cosa è anche facilmente spiegabile, nei seguenti termini:
in un contesto familiare viene spontaneo il concetto di far da sé: questo non solo esprime capacità creative, ma anche potere effettivo, forza, non solo in potenza. E anche decisione, capacità, libero arbitrio, autodeterminazione, libertà.
 
In una comunità ristretta, come una famiglia, non c’è bisogno di valorizzare e certificare in senso tangibile e monetario questo potere creativo e di acquisto, dato che è uno di quei valori che si dispiegano automaticamente in una famiglia, sotto forma di scambi reciproci di valore paragonabile. Tuttavia dobbiamo considerare che questi scambi sono una forma di sistema monetario, anche se assomigliano al baratto.
 
Il baratto tuttavia è diverso: in esso c’è uno scambio, un bene contro un altro bene, un servizio contro un altro servizio. Si tratta di un contratto, potremmo dire “asettico”. Invece gli scambi che avvengono all’interno di un gruppo ristretto, qual è una famiglia, comprendono anche aiuto reciproco, assistenza, condivisione, e anche emozioni, passione, inventiva, piacere anche, e tutta una serie di caratteristiche che non potremmo trovare probabilmente mai nel baratto.
 
In una comunità più grande, come uno stato, è invece necessario il riconoscimento e la certificazione in senso tangibile e monetario di questa capacità creativa e di acquisto, dato che, in un aggregato sociale che eccede la dimensione di una famiglia, gli accordi tra i membri del gruppo possono essere molto diversi, vari, e basati su usi e costumi che non è detto che siano simili a quelli di altre località, pur appartenenti allo stesso stato. Lo stato dovrebbe semplicemente certificare in senso tangibile e monetario questi valori, che esistono sempre in forma potenziale, ma se lo stato non li valida, essi non esistono.
 
È il concetto di potere e di potenza. In potenza, la gente può tutto; ma se non fa nulla, la gente non ottiene niente e il suo potere rimane solo lettera morta.
Perciò vediamo che un sistema monetario ideale dovrebbe considerare questi fattori, che purtroppo non sono minimamente considerati nel sistema economico-monetario classico, basato sulla “piena occupazione”, “creare domanda” ed “esportare”.
 
Il sistema economico-monetario moderno crea invece grandi sperequazioni, debiti e scarsità, oltre a guerre economiche e militari, per cercare di ripianare i debiti depredando altre popolazioni. Ma, capiamoci bene, questo oggi non è più possibile, né tollerabile ulteriormente: le vicende di cronaca sono lì a dimostrarlo.
Il mio manuale, che si intitola “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”, propone una nuova visione, un nuovo pensiero economico, che tiene conto degli ultimissimi sviluppi in questi campi, studiati e sviluppati dal sottoscritto, e che basano il loro funzionamento e la loro efficacia sulla capacità creativa delle persone. 
Solo le persone, i cittadini, e le loro abilità, capacità e passioni saranno in grado di creare un’economia fiorente e prospera, in cui le persone possano raggiungere i loro obiettivi e quelli delle loro famiglie, e di tutti, insieme, senza lasciare indietro nessuno.


 

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