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Il denaro: tra filosofia e finanza

Così come è difficile se non impossibile immaginare un mondo senza soldi, allo stesso tempo è impossibile immaginare un mondo senza finanza (la quale si basa per l’appunto sul denaro).

Che cos’è il denaro?

Nel corso della storia umana, ha assunto diverse forme: dalle conchiglie di ciprea alle monete e banconote, fino alle sempre più attuali criptovalute.

Non tutti sanno che da Platone a Simmel, sono molti i filosofi che si sono interrogati sulla natura del denaro. Nei dialoghi politici di Platone (428-347 a.C.), “La Repubblica” e “Le Leggi” (il cui tema è la descrizione di una polis “ideale”) è presente la diffidenza per la smania del guadagno e la tendenza ad accumulare soldi. 

Per il filosofo nell’economia della polis perfetta si deve ricercare una via di mezzo tra l’eccesso di povertà e quello di ricchezza. Con Platone si assiste all’introduzione di una forma di autarchia monetaria e il divieto del prestito a interesse, sancendo così che «è lecito a chi ha ricevuto il prestito non restituire affatto né l’interesse né il capitale».


Dopo Platone, assumono grande importanza le considerazioni del filosofo Aristotele. Nel libro intitolato “Politica” sostenne che il denaro è una forma di merce che accelera e ottimizza le possibilità di scambio essenziale per la vita delle persone in quanto permette di perseguire l’autosufficienza.

“Il guadagno che proviene dal denaro stesso e non da ciò per cui il denaro è stato inventato […] è tra le forme di guadagno più contrarie alla natura” (Politica).


Il filosofo, riflettendo sul significato del denaro e del suo giusto uso, affermò innanzitutto che una vita che abbia come scopo l’accumulazione di soldi è contro natura, essendo esso non fine, ma strumento. 

ll denaro deve essere ricercato perché sia speso nel giusto modo, non accumulato. Giusto è l’uso che promuove relazioni e virtuoso è colui che con il denaro benefica la propria famiglia, i propri amici e la propria città. In particolare, due sono le virtù connesse con il denaro: la liberalità (spendere il giusto, evitando gli eccessi dell’avarizia e della prodigalità) e la magnificenza (usare il denaro per realizzare grandi cose, soprattutto in favore della propria comunità.

Successivamente, durante il Medioevo si sviluppò una vera e propria diffidenza nei confronti del denaro considerato come un potente tentatore. Infine nel XX secolo ci fu la pubblicazione di un’opera molto interessante, intitolata “Filosofia del denaro” (1900) del filosofo e sociologo Georg Simmel.


Per Simmel, il denaro, è un mezzo attraverso il quale gli uomini e le cose entrano in rapporto tra di loro. Gli oggetti e i valori umani vengono così ridotti a merci e i soldi dominano sulla vita sociale.

Una cosa è certa: il denaro continuerà a essere una componente chiave nel modo in cui gli umani eseguono transazioni e interazioni commerciali. Come disse Aristotele, il denaro non è il fine, ma il mezzo per soddisfare i bisogni che ogni persona ha dal momento della nascita.



​Elisa Dipré e Daniele Bertotti - Consulente finanziario

 

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