Chi ha votato i partitini cosiddetti antisistema, sta mandando maledizioni e imprecazioni a tutti quelli che hanno scelto di astenersi, accusandoli di aver negato al paese, la possibilità di uscire dall’inferno in cui si è cacciato, perlomeno, da trent’anni a questa parte.
Dico io, possibile che non si possa essere seri in questa terra disgraziata, possibile che non si possa mai fare un discorso sulla base puramente di dati oggettivi e non sulla scorta di opinioni, simpatie e fissazioni incrollabili, che di tutto tengono conto, meno che dei fatti?
E allora partiamo dalla genesi di queste realtà, che per la debacle presa, dovrebbero incolpare innanzitutto se stessi, anziché cercare alibi e capri espiatori.
Punto primo, siamo in Italia, o no? Siamo o no il “paese dell’anno”, il paese che con più facilità di molti altri si è fatto occupare, saccheggiare e distruggere, in trent’anni (almeno, ripeto), senza che una traccia apprezzabile di reazione collettiva ci sia mai stata?
E se siamo in questo paese, è ovvio che dignità e consapevolezza siano, a essere buoni, valori residuali e quindi appannaggio di una estrema minoranza.
E a fronte di questa evidenza, che fanno queste formazioni, che già avevano per le mani un impresa utopica?
Si dividono in microcosmi, senza nessuna possibilità di un assembramento comune, in preda a manie di grandezza sinceramente imbarazzanti.
Ma non basta: vogliamo dimenticare le guerre fratricide (quella tra Toscano e Fusaro tanto per elencarne una), le epurazioni, le contraddizioni (dentro in molti casi c’era di tutto), i gatekeeper evidenti, e i filo cinesi dichiarati?
Ma andiamo ancora oltre.
I programmi erano molteplici e diversi, spesso contraddittori (in particolare su Fede e diritti civili), ma prendiamo i punti fondamentali, quelli in teoria condivisi: fuori dalla UE, dall’euro, dalla Nato, dall’Oms, e facciamo altresì finta che, su queste basi, si fossero raccolti milioni e milioni di voti (delirio puro): siate franchi, vi supplico, volevate ottenere questi obiettivi, confidando su Ingroia e la Lollo?
Ma veramente lo avete pensato? Se è così mi arrendo, alzo le mani.
E spiegatemi, vi prego, con quali azioni pensavate di arrivare a tanto: decreti legge, dpcm, referendum, raccomandate con ricevuta di ritorno o che altro?
E in risposta a tali determinazioni, cosa vi aspettavate che avrebbero detto dei veri e propri mangiatori di carne umana: abbiamo perso, bravi, arrivederci e figli maschi?
Oltre vent’anni di bombe, di stragi, di terrorismo, di eccidi, di processi senza verità, non vi hanno insegnato nulla?
Nei vostri sogni, cosa credevate, che mentre vi guardavate i soliti ignoti o gli errori tattici di Mancini, irrompevano a reti unificate Rizzo e Paragone e vi ridavano la libertà e la sovranità perdute, e magari mettevano Draghi dietro la lavagna a chiedere scusa?
Cioè vorreste riavere quanto gettato via in decenni scriteriati di egoismo nazionale, mentre state nella ruota dei criceti a girare senza tregua, in una vita di cui si sono persi completamente il senso ed il valore?
E per questo desiderate fucilare tutti coloro che non si sono voluti sottoporre ad un Monopoli da tavolo con le pedine finte, mentre niente di quello che si fa in questa stanza delle illusioni, può minimamente influire su quanto è già stato disposto altrove?
Ma credete nella democrazia e nella autodeterminazione vere, o nella loro ributtante finzione organizzata e rappresentata in questo ignobile e decadente teatro, dove il lieto fine non arriva mai?
Voi inseguite la parodia, non l’originale; il surrogato, non l’autentico.
Perché tutto, nel mondo odierno, è pocket e a misura delle nostre menti, tutto drammaticamente semplificato e privo di reale spessore. Perché sia comodo e a portata di mano.
E pertanto ci montano questo set, dove ognuno si sceglie il suo supereroe, mentre il corso della storia va spaventosamente da tutt’altra parte.
Il percorso è infatti totalmente rovesciato: non è la delega o una politica inconcludente e bugiarda, che possono riscattare un uomo piccolo e ridotto a merce, ma è un uomo veramente consapevole, altruista, disposto a dare, animato da alti valori soprattutto spirituali, che può poi generare, semmai, una rappresentanza valida e credibile, ma siamo lontani.
La solidarietà, il rispetto, l’aiuto reciproco, il comune spirito di appartenenza, il senso di giustizia, sono parole vuote.
Niente, come quanto accaduto in questi quasi tre anni, avrebbe dovuto trasformarci, spingerci veramente a cambiare dentro, nel cuore, per farci uscire da una dimensione individuale e monadistica, che è diventata la nostra tomba, ma non è successo.
Ed è quindi puerile e falsamente consolatorio individuare facili scorciatoie, che non esistono, se non nella nostra ottusità.
Ci vuole ben altro per liberare un paese, per alzare la testa, per invertire la rotta.
E come chiedere di correre, ad un individuo che non ha neanche le gambe.
E’ impossibile al momento. Ed è inutile prendersi in giro.
Perché se solo ci chiudono i bancomat, che ci erogano a rate i nostri stessi soldi, siamo finiti.
Riflettiamo. Profondamente. Perché stanno per arrivare giorni atroci.
E solo con un colpo di reni, vero e decisivo, possiamo avere la speranza di uscirne.
Se ne rimane ancora una.
Altro che spararci addosso dentro questa Matrix, diventata un gioco di ruolo, senza possibilità di redenzione.
Marco Palladino
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