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LE EMERGENZE SALVANO LA FINANZA DAL COLLASSO,

SONO L'ALIBI PER STAMPARE MILIARDI OGNI GIORNO:
CAPITE CHI HA SCATENATO IL DISASTRO, DAL 2020 IN POI?
 
Prima l'emergenza pandemica, ora la guerra, domani chissà cos'altro (magari un bel lockdown climatico, oppure energetico). «Per cosa credete che stiano bloccando il mondo, da qualche anno?». Davide Rossi, autore del recente bestseller sulle trame della Fabian Society, non ha dubbi: il sistema finanziario teme di crollare. 
«Lo si era già visto dopo la crisi dei mutui subprime nel 2007-2008: mostruose immissioni di liquidità per tamponare le falle. Problema: oggi il denaro creato dal nulla non basta mai. E per giustificare le super-emissioni “serve” il pretesto di qualche allarme, vero o presunto». 
 
E' su questo, che si basa l'attuale “economia delle emergenze”. Obiettivo, sempre lo stesso: «Permettere a quella esigua élite di restare in sella, a spese degli altri». Come? Semplice: chiudendo i rubinetti, i primi a collassare saranno i piccoli. Facile, poi, rilevarli a prezzo di saldo.
«Lo stesso Draghi, a fine 2020, dalla tribuna del Gruppo dei Trenta parlò chiaro: è utile un po' di “distruzione creativa”, per far chiudere le aziende in sofferenza». 
 
Oggi ne riparla Rossi, nelle pagine del suo ultimo lavoro (“L'economia delle emergenze”, appunto, elaborato sulla scorta degli studi del professor Stefano Vighi, economista dell'università di Cardiff). 
 
«In Italia, il lockdown 2020 ha affossato in particolare due settori vitali, il commercio e il turismo. Oggi invece la guerra (o meglio, le sanzioni alla Russia) minacciano di affondare la Germania, dalla cui industria dipende una parte importante del tessuto industriale del Nord Italia. E se crollasse l'industria di Germania e Italia, cioè dei due maggiori paesi manifatturieri d'Europa, è facile immaginare quali sarebbero le conseguenze, a cascata, a livello planetario». 
 
Boccone grosso, l'Italia: nel mirino, quello che resta tuttora il più ingente risparmio privato europeo, nonché il maggior patrimonio immobiliare in mano alle famiglie. 
 
«Se si continua così, se non succede qualcosa, già in autunno il nostro destino sarà segnato: ed è importante sapere che la sola lettura geopolitica degli eventi non basta più, a spiegare quello che accade. Al centro - sottolinea Rossi - va messo proprio l'interesse della grande finanza: che teme il tracollo e quindi scatena le emergenze, per poter continuare a stampare soldi come se non ci fosse un domani». 
 
Un'occhiata ai numeri aiuta a chiarirsi le idee. «I tre principali fondi d'investimento al mondo - Vanguard, BlackRock e State Street - maneggiano, da soli, qualcosa come 25.000 miliardi di dollari, mentre l'Italia “sbava” per ottenere i suoi 200 miliardi del Pnrr». 
 
Attenzione: «Il Pil italiano non arriva a 1.900 miliardi» (nemmeno la decima parte del portafoglio dei tre super-big). Se poi aggiungiamo che il nostro debito pubblico si attesta sui 3.000 miliardi, capiamo quanto pesi il ruolo della finanza mondiale.
 
«Oggi, poi, il gotha finanziario ha messo i suoi banchieri direttamente alla guida dei governi, trasformando gli Stati in ingranaggi al suo servizio: strumenti formidabili, gli Stati, grazie alla forza coercitiva delle leggi». 
 
Se anche un governo si ribellasse a questo sistema, il confronto sarebbe impari: nel solo mercato Forex, quello delle valute, “viaggiano” quotidianamente 1.900 miliardi di dollari: in un solo giorno, tutto il Pil dell'Italia. E il mercato dei derivati (“over the counter”, fuori dalle Borse) è arrivato a quasi 700.000 miliardi di dollari al giorno. 
 
Qualcosa di mostruoso, se si pensa che l'intero Pil mondiale ammonta a 84.835 miliardi di dollari in un anno. «E una volta scoperto che solo l'emissione continua di denaro tiene in piedi il sistema, e che questa emissione ha bisogno di pretesti, almeno sarebbe ora di capire chi l'ha architettata, questa economia che, per sopravvivere, ormai ha bisogno di un'emergenza dietro l'altra».
Il libro “L'economia delle emergenze”:

 

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