MCKINNEY: L'IMPERO E' DISPERATO E PERDE POTERE,
COSI' ACCELERA, SOFFOCA NOI E ATTACCA RUSSIA E CINA.
MA PUO' CADERE PRIMA ANCORA DEL RITORNO DI TRUMP
Accadrà un Grande Reset, ma non quello voluto dai globalisti: potrebbero infatti doversi accontentare del Grande Disaccoppiamento. Lo scrive il sinologo Eamon McKinney su “Strategic Culture”.
«L'economia verde, la deindustrializzazione, i passaporti sanitari digitali, le valute digitali della Banca Centrale: sono tutte componenti fondamentali del piano dei globalisti per il Grande Ripristino». E' il futuro dipinto da Klaus Schwab e soci: «Non avremo niente, non possederemo nulla e saremo felici».
L'ostacolo principale a questa visione - osserva McKinney - è che pochissimi paesi desiderano assecondarla: e questo non sorprende. «I globalisti sanno che il loro gioco sta volgendo al termine». Il Grande Reset «è il loro modo per garantire che la stessa “cabala finanziaria” che ha portato il mondo al suo attuale deplorevole stato continuerà a regnare su tutto, nel prossimo ordine mondiale».
Gli oppositori più importanti di questo piano insidioso? «Sono ovviamente Russia e Cina: a differenza delle loro controparti occidentali, entrambi i paesi hanno leader forti che godono del sostegno popolare, hanno economie forti e sono ottimisti riguardo alle loro prospettive di crescita».
Problema: «Nessuno dei due intende sacrificare le proprie nazioni in modo che le élite occidentali possano mantenere il controllo sul sistema economico globale e imporre la propria volontà agli Stati più deboli». Ecco il motivo per cui «entrambi i paesi devono essere distrutti, almeno economicamente, affinché il Grande Reset possa essere imposto al mondo».
Il tempo però non è dalla parte dei globalisti, sostiene McKinney: «Gli eventi recenti hanno dimostrato che ne sono consapevoli e che stanno accelerando», specie dopo “l'incidente” dell'elezione di Donald Trump (nazionalista, isolazionista, anti-Nato), che di fatto «ha riportato l'agenda indietro di quattro anni».
E se nel 2024 le presidenziali dovessero svolgersi in modo regolare, probabilmente “The Donald” «vincerebbe un'elezione onesta in modo schiacciante». Il ritorno di Trump - aggiunge McKinney - rappresenterebbe un altro grande ostacolo all'agenda globalista: «Aspettatevi che tutti gli sforzi saranno spesi per prevenire un'altra presidenza Trump». Se tornasse alla Casa Bianca, oltretutto, il leader repubblicano darebbe la caccia a quelli che, «secondo lui, lo hanno derubato della sua legittima elezione».
Sicché «i nervi sono logorati, a Washington: sanno che intanto il tempo scorre». E così, gli egemoni lottano per recuperare il terreno perduto, in una gara contro il tempo che li mostra «sempre più disperati». Spingere Svezia e Finlandia nella Nato? Serve a impantanare Putin in una guerra infinita: trappola nella quale la Russia non cadrà.
E dunque: mentre gli atlantisti «barcollano da una cattiva idea all'altra, si dovrebbe prestare attenzione alla fretta indecente con cui si stanno muovendo».
Intanto, prosegue McKinney, l'economia globale è sull'orlo dell'implosione: lo Sri Lanka è appena andato in default sul suo debito estero, e questo creerà un buco di almeno 500 miliardi di dollari nel sistema internazionale. Secondo la Banca Mondiale, oltre 70 paesi si trovano in condizioni economiche altrettanto pericolose: «Per la maggior parte, i loro debiti non sono pagabili». E la “soluzione” del Fmi (privatizzazioni e austerità) condannerebbe intere generazioni, tra privazioni e disordini sociali. Oppure, Piano-B: «Potrebbero ripudiare completamente il debito e abbandonare il modello bancario occidentale».
Sia la Cina che la Russia, infatti, «hanno alternative allo Swift e accolgono i paesi che vogliono sfuggire alla piantagione finanziaria neoliberista». Mosca e Pechino «offrono investimenti per lo sviluppo, la non interferenza e il rispetto della sovranità dei paesi: tutte cose apprezzate ovunque, ma irraggiungibili sotto il dominio occidentale».
Molto presto, quindi, i paesi del Sud del mondo potrebbero divorziare dall'Occidente, specie in un momento in cui l'Oms pretende di revocare la stessa sovranità sanitaria degli Stati. «La “cabala” ha ancora gli strumenti per blandire, corrompere e minacciare i paesi per sottometterli, e senza dubbio ci proverà; ma, al di fuori dei paesi occidentali conquistati, una mossa così disperata otterrà scarso sostegno».
L'emergenza “pandemica” dichiarata nel 2020 «non è riuscita a inaugurare il Great Reset», ma in compenso «ha scatenato un'ondata di distruzione sull'economia globale che potrebbe richiedere generazioni per essere riparata». Di fronte a questo, quindi, il piano di Davos potrebbe essere sconfitto dal Grande Disaccoppiamento, visto che «l'influenza occidentale continua a diminuire a un ritmo rapido», mentre il numero di paesi nell'orbita Cina-Russia «è destinato ad aumentare».
Conclude Eamon McKinney: è probabile che il mitico “nuovo ordine mondiale” sarà limitato all'Europa occidentale e al Nord America, cioè ad appena il 15% della popolazione mondiale.
«Gli effetti della disastrosa provocazione ucraina e delle sanzioni fallite diventeranno presto innegabili», sottolinea l'analista. «La carenza di cibo ed energia, insieme a un'inflazione incontrollabile, renderanno più difficile controllare anche questo Nwo più piccolo».
Come dire: il Re è nudo. «Il loro gioco è vecchio, stanco e prevedibile. E non hanno nuove idee. I globalisti potrebbero non doversi neppure preoccupare di un ritorno di Trump: è molto probabile che, per loro, il tempo scada anche prima del 2024. Potrebbe succedere in qualsiasi giorno».
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