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Intervista a Solange Manfredi: la strategia della tensione in Italia

 Solange ManfrediSolange Manfredi è una giurista, ma non solo. Da anni si occupa di analizzare con un metodo storico i meccanismi psicologici usati per condizionare le popolazioni.

Ha raccolto le sue ricerche nel libro Psyops che spiega le operazioni psicologiche attuate in Italia.

Dopo gli attentati del 13 novembre, l’Europa è crollata in un clima di paura. Abbiamo chiesto a Solange Manfredi di spiegarci perché.

1. Nel libro “Shock Economy”, Naomi Klein parla dell’utilizzo di eventi traumatici come gli attentati per incutere timore nei cittadini e indurli a cedere parte delle loro libertà. Le sembra che stia avvenendo questo processo dopo la strage di Parigi del 13 novembre e la crescita del pericolo terrorismo?

Da molto tempo c’è la precisa volontà di scatenare la paura nella popolazione. Si può vedere ovunque. Facciamo un esempio banale: la televisione. “Non c’è una cosa che sia positiva. A parte i telegiornali che devono dare notizie e magari non sono sempre positive, se guardiamo le trasmissioni di approfondimento siamo arrivati a dei livelli assurdi. 

Parlano solo più dell’ISIS e di feroci terroristi. Poi decidiamo di passare ai documentari e troviamo Chi diavolo ho sposato, Anatomia di una mente criminale, Nightmare Next Door. Poi finalmente ci rilassiamo con una serie televisiva: Criminal Mind, Dexter, Bonds. Oggi non abbiamo neanche un minuto di televisione che non sia violenza pura o, per lo meno, aggressione. Anche nelle trasmissioni di cucina c’è un’aggressione verbale, una violenza psicologica paurosa. Tutto questo è assolutamente voluto.”

Lasciando perdere la TV, basta prendere un giornale. Lunedì c’è l’ebola, martedì il terrorismo, mercoledì il clima impazzito che combinerà disastri e così via. Si arriva a venerdì che il parterre delle nostre paure è completamente alimentato. Perché? Quando una popolazione ha paura, la sua capacità di analisi viene meno. “Anche la notizia più incredibile può essere creduta.”

Inoltre, la paura si autoalimenta perché si attivano delle piccole abitudini quotidiane, come controllare di aver messo l’antifurto, che sostengono la paura. Gli atti terroristici sono la manna per il potere perché sono eventi a cui seguono misure (spesso inutili e inadeguate per fronteggiare il problema) che hanno un altro scopo. “La paura è oggi un bacino molto importante per i partiti.”

Su cosa possono fare presa partiti oggi in forte calo?

Di nuovo, sulla paura. I partiti di destra e sinistra da anni continuano a dirci che cosa dobbiamo temere perché non hanno programmi. “Quelli di destra sulla criminalità e sugli immigrati, quelli di sinistra sulla sanità e ambiente.” Manfredi sottolinea che: “uno stato che ha paura è uno stato pericoloso.” La Storia insegna che la paura non si riesce a controllare. Non a caso, i maggiori intellettuali mondiali mettono in allarme su questo, ma lo fanno con i pochi mezzi a disposizione (spesso solo libri) e alcuni in Italia non vengono pubblicati. “Il momento che stiamo vivendo è molto pericoloso. Per noi. Probabilmente il pericolo maggiore sarà rappresentato da noi.”

2. Rimanendo sempre in Francia, crede che la paura sia stata usata pure nelle elezioni regionali del mese scorso in cui il premier Valls ha addirittura parlato di “guerra civile” in caso di vittoria del Front National? In quali altri casi si è fatto un uso “politico” del terrore?

Queste affermazioni dettate dal momento sono affermazioni che delle figure istituzionali dovrebbero fare attenzione a pronunciare. Quello che è successo in Francia, quello che tempo fa accadde con Alba Dorata, quello che succederà in Europa, se non si cambia, è la normale conseguenza di questo tipo di politica. Tutte le volte in cui si induce terrore nella popolazione, questa tende a rinchiudersi su se stessa e tende a cercare quello che le è familiare. Inoltre, non dimentichiamoci che la paura si innesta in un momento di crisi economica in un’Unione Europea che si è costruita su dei presupposti sbagliati e in un periodo storico in balia dell’incertezza provocata da una globalizzazione parassitaria.

Quando c’è una situazione di questo tipo, c’è sempre qualche leader che coglie la palla al balzo per ottenere il potere. Il loro identikit è simile poiché chiamano all’unità nazionale (invocando un’identità etnica, razziale o culturale). Infatti, sanno che in questo periodo storico funziona e porta loro molti voti. Le conseguenze sono tragiche, ma al leader che in quel momento vuole il potere non interessa.

Quello che è successo in Francia o con Alba Dorata non deve sorprendere. “Hitler tira fuori la superiorità della razza quando la scienza aveva già dimostrato che l’unione fra razze diverse fortifica. L’assunto di base era falso, ma con la propaganda condiziona l’intera Germania, un popolo colto rispetto ad altri.” Oggi c’è un continuo richiamo all’identità, ma è stato dimostrato che possiamo svilupparci solo attraverso gli scambi culturali. “Ogni cultura è diventata grande solo con l’incontro con altre culture”. Oggi, taluni invocano una chiusura rispetto all’Islam (gli stessi che, intanto, votavano per le “missioni di pace” e il Trattato di Lisbona, nda). Solange Manfredi ricorda che: “La nostra cultura deve all’Islam tantissimo: geometria, matematica, musica.”

Parlare oggi di difendere l’identità culturale rispetto all’Islam è sbagliato perché l’assunto di base è falso. Il riconoscimento (concetto inclusivo) è diverso dall’identità (concetto assoluto che non ammette discussioni), sostiene la Dott.ssa Manfredi.

3. Appunto, soprattutto sull’Islam c’è molta ignoranza e tanta strumentalizzazione.

Il presupposto della guerra psicologia è agire su una massa ignorante, cioè che non conosce. Ora ci parlano dell’Islam, del Medio Oriente, e mostrano gli Arabi come se fossero delle persone retrograde. Noi abbiamo creato tutto questo. Nel primo Novecento, il Medio Oriente era quasi completamente laico. “Fu dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1951, con il presidente Eisenhower che gli Stati Uniti decisero che, per evitare il contagio del comunismo in Medio Oriente, bisognava puntare sulla guerra santa, la jihad. Fu decisa un’operazione di guerra psicologica per fomentare il fondamentalismo islamico.” Prima, era una zona all’80% laica e avanzata.

Basti pensare che nel 1958 in Iraq c’era un ministro donna, ma chi lo direbbe dopo tutte quelle riprese di donne velate?

Baghdad è stata per lungo tempo la città più ricca e più grande al mondo. Durante i nostri “secoli bui”, a Baghdad c’era la Casa della Saggezza dove si riunivano tutti i più grandi saggi del mondo e conteneva una biblioteca di mezzo milione di libri. In più, c’era assoluta tolleranza religiosa. “Bisognerebbe conoscere la storia del Medio Oriente, ma non ascoltando quello che ci dicono in televisione”.

4. Dopo gli attentati e il divagare del motto “Je Suis Paris”, il comico Maurizio Crozza ha svelato l’inganno della strumentalizzazione dell’onda emotiva in prima serata. Altri personaggi hanno dichiarato di non voler lasciarsi intimidire dal terrorismo, appellandosi a rifiutare compromessi sulla sicurezza. Questi possono essere dei segnali sul fatto che la consapevolezza su queste “operazioni psicologiche”, come le ha chiamate nel suo libro, sta crescendo?

Da una parte c’è più consapevolezza, però bisogna fare un distinguo all’interno di questa fetta di popolazione. Da una parte, ci sono persone che “si costruiscono” per resistere agli attacchi; dall’altra c’è chi invece di “costruirsi” cerca “nomi e cognomi” di chi li sta prendendo in giro, ricadendo nell’inganno. Cercare i nomi, cercare la riunione, cercare il club segreto è, alla fine, inutile. Questo non significa che non esistano organizzazioni che si mettono d’accordo per organizzare taluni eventi, anzi.

Qual è il problema?

Il tempo che una persona perde per cercare i “mandanti” è inutile perché oggi c’è uno e domani lo hanno cambiato (in fondo, essi sono strumenti che vengono sostituiti quando scade la loro funzione). Monti, appartenente al Bilderberg e a altri “club” segreti, è rimasto in carica fino a quando serviva. Invece, fortificarsi per non essere più obiettivo di guerra psicologica è più utile. Come fare? Solange Manfredi spiega che è meglio individuare i meccanismi, aldilà delle persone e sottolinea che stanno crescendo i cittadini “forti”, purtroppo non così tanto da porre un argine a ciò che stanno preparando.

Fonte: testelibere.it

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