In attesa che scatti l’obbligo di certificazione verde per i luoghi di lavoro pubblici e privati, prevista per il 15 ottobre prossimo, Giorgio Agamben ha portato in Senato la sua denuncia di una presunta deriva autoritaria del nostro governo, uno spostamento che si sarebbe attuato attraverso le politiche messe in atto per contrastare l’emergenza sanitaria.
Il pensiero di Agamben, filosofo e professore
universitario, è caratterizzato infatti dallo studio di quella che si
chiama biopolitica e indaga i rapporti fra diritto e vita, e le
dinamiche dei modelli di sovranità.
Sentito in audizione in Senato proprio sull’estensione del Green Pass che il Parlamento è chiamato a convertire in legge, con le sue dichiarazioni Agamben ha ghiacciato la videoconferenza.
“Lo Stato non se la sente di assumersi la responsabilità per un vaccino
che non ha terminato la sua fase di sperimentazione e tuttavia, allo
stesso tempo, cerca di costringere con ogni mezzo i cittadini a
vaccinarsi escludendoli altrimenti dalla vita sociale e ora, con il
nuovo Decreto che siete chiamati a votare, privandoli persino dalla
possibilità di lavorare”, ha detto il filosofo ponendo l’attenzione su
quello che sarebbe un problema politico connesso alla certificazione
verde.
“È stato detto da scienziati e da medici che il Green Pass
non ha in sé alcun significato medico ma serve a obbligare la gente a
vaccinarsi. Io credo invece che si possa e si debba dire il contrario”,
ha spiegato Agamben sottolineando che “il vaccino è un mezzo per
costringere la gente ad avere un Green Pass, cioè un dispositivo che
permette di controllare e tracciare i loro movimenti”.
Una misura
che “non ha precedenti nella storia d’Italia se non nelle leggi razziali
del ’38”, ha continuato il filosofo mettendo in guardia “sull’analogia
giuridica” tra i due fenomeni e sul fatto che stiamo assistendo a una
“trasformazione insidiosa” delle istituzioni democratiche perchè sta
avvenendo “senza che ci sia un cambiamento del testo della
Costituzione”.
Tutto questo perchè “in nome della biosicurezza e del
controllo” si sta affermando “un paradigma di governo in cui le libertà
individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti” e dunque la
domanda che Agamben fa ai parlamentari è: “Fino a che punto siamo
disposti ad accettare che questo controllo si spinga?”.
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