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Il suddito perfetto: il totalitarismo ieri e oggi

Secondo Hannah Arendt, “Non si può descrivere il totalitarismo nei termini di semplice oppressione, tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, esso richiede una spiegazione innovativa. 

Il totalitarismo rappresenta da un lato il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni moderne e dall’altro rappresenta la comparsa in occidente di un fenomeno radicalmente nuovo e impensato”.

Le condizioni che ci permettono di identificare un regime come totalitario sono troppo complesse e strutturate per poterle associare ad una semplice arretratezza sociale.
La buona riuscita del regime totalitario si basa sul controllo delle persone, sia nella vita collettiva e pubblica, sia nella vita privata e singolare di ogni individuo.

Il controllo esercitato dal regime è completo, perché controlla la storia, l’informazione, il pensiero, la letteratura e cerca di dar forma a ogni singolo cittadino, trasformandolo nel suddito perfetto per il totalitarismo. Questa metamorfosi viene accelerata e imposta dalla paura, l’anima di questa complessa forma di governo, che si trasforma e viene mascherata dalle diverse ideologie, che caratterizzano questi sistemi politici.


La paura inibisce la mente delle persone, che perdono la concezione della realtà e del tempo, diventano apatici e facilmente manipolabili ed è proprio attraverso la paura che il partito al comando crea il suddito perfetto e, sempre per mezzo della paura, mantiene se stesso al vertice del regime totalitario.
Come affermava sempre la Arendt, la personalità del suddito ideale non risiede “nel nazista convinto o nel comunista convinto, ma risiede nel suddito che non distingue più la realtà dalla finzione, il vero dal falso”.la paura


In fondo, non è più facile imporre una certa visione del mondo a persone rese incapaci di comprenderla personalmente?
Il terrore fa sì che siano gli stessi sudditi ad alimentare il regime, dato che le persone, inconsciamente, si trasformano in egoisti senza valori, pronti a denunciare persino un proprio familiare, in nome della sopravvivenza personale e mantenendo così in vita il regime totalitario, che attraverso la propaganda e i mezzi di informazione, viene descrive se stesso come l’unico governo giusto, liberatore del popolo, che prima del suo avvento era oppresso. 

In questo modo, il nazionalismo, ad esempio, si trasforma in una forma di nichilismo, che annienta ogni forma di razionalità e crea delle false e insensate paure comuni.

Su queste basi vennero instaurati i regimi totalitari in Urss, come in Italia, Spagna e in Germania. Lenin prima, e Stalin, poi, guidarono il popolo russo alla rivoluzione contro lo zarismo, predicando e diffondendo ideali di uguaglianza sociale e di lotta contro le oppressioni imperiali. Appena conquistato il comando, utilizzarono il consenso per prendere il potere, maneggiarono quegli stessi ideali a loro favore e eliminarono qualsiasi tipo di opposizione.
Il vivere in una continua condizione di tensione e paura uccide lo spirito umano e inibisce il cervello; le persone scordano il passato e lo considerano un mero sogno, scordano le ideologie che caratterizzavano le loro stesse personalità, scordano chi sono, chi erano e chi avrebbero voluto essere in futuro: “Non esiste altro che un eterno presente – direbbe Orwell – nel quale il partito ha sempre ragione.”


A tutto questo lavora il partito unico al comando, che crea un nemico comune e inesistente, usandolo come capro espiatorio, incanalando tutto l’odio delle persone verso quell’inesistente soggetto, che si trasforma in un nemico nazionale o ideologico.
Il terrore, che sta alla base del regime totalitario è costantemente alimentato da due paure: una paura proveniente dall’interno del territorio, che si diffonde tra gli abitanti e che spinge i sudditi a dubitare anche di se stessi; questo è il terrore, alimentato dal regime stesso, che promuove l’idea che esista qualcuno che vuole stravolgere la situazione; e c’è, poi, una paura proveniente dall’esterno dello stato, la perpetua paura di una guerra perpetrata dai nemici esterni, che sconvolgerebbe tutto, mettendo a rischio persino quei pochi beni di cui le persone dispongono. E per evitare tutto ciò? Meglio lasciare decidere il partito!


Queste insensate paure sono alimentate e amplificate dalla continua e martellante propaganda, che le diffonde, per poi trasformarle in vantaggio per il regime totalitario, che si presenta come unico salvatore della civiltà; una giovane potenza che salverà il mondo dai vecchi governi decrepiti.


All’interno della società totalitaria, la routine delle persone non comprende tempo davvero libero. La vita è tutta dedicata a qualcosa e viene spogliata di tutte quelle dimensioni in cui le persone possono rilassarsi interloquire e, magari, contrastare l’isteria creata nell’individuo dal sistema stesso.

Non è, dunque, un caso se nel suo romanzo “1984”, George Orwell evidenzi la necessità del regime di impegnare al massimo la vita delle persone, attraverso, ad esempio, il tema dell’oppressione dell’attività sessuale al di fuori del concepimento dei figli. Orwell, a questo proposito, afferma: “Quando fai l’amore, consumi energia. Dopo ti senti felice e te ne freghi di tutto il resto, e questo loro non possono permetterlo. Loro vogliono che tu stia sempre lì a scoppiare d’energia: tutte queste marce, queste grida di esclamazione, questo sventolio di bandiere, non sono altro che sesso andato a male. Se dentro di te ti senti felice perché mai ti dovresti entusiasmare per il grande fratello, i piani triennali, i due minuti d’odio e tutta quella merda?”


Se le persone trovassero il modo di scaricare la loro rabbia, non sarebbero più controllabili; quella stessa rabbia, non esistendo più, non potrebbe essere scagliata contro i nemici dello stato, interni ed esterni, e quindi verrebbe meno, ad esempio, il nazionalismo convinto di cui parlava Hegel e che per Popper sta alla base del regime totalitario stesso. 

I sudditi capirebbero che tutto ciò che il governo cerca di far fare loro, in realtà, non ha senso e serve solo per creare una finta realtà, che li tiene prigionieri di false credenze e permette al governo di mantenere automaticamente oppressa la massa.
Se le persone trovassero il modo di scaricare la loro rabbia, si spegnerebbe la fiamma che alimenta il totalitarismo. Se le persone scaricassero la loro rabbia, il governo non avrebbe più nessun suddito.

Al giorno d’oggi, nel contesto occidentale, non ci sono forme dichiarate di regimi totalitari. Ma forse esiste, da qualche parte, il suo meccanismo di fondo.
Basti pensare al fatto che, oggi, esiste uno strumento di contatto tra gli organi di potere e le persone, che permette di diffondere notizie in tempo reale e di spiare chiunque, in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi luogo civilizzato della terra. Uno strumento tramite il quale è possibile plasmare migliaia di persone a immagine e somiglianza di un modello standard.
Questo strumento è la rete delle comunicazioni.rete
Un mondo infinito, che progredisce così velocemente da poterne al massimo conoscere una misera e insignificante parte; un mondo in cui le risposte sono catalogate in base a canoni specifici di formulazione delle domande e a cui si può accedere in maniera elementare.
Il suo fascino segreto sta nel suo apparire libero, senza confini, senza padroni, senza regole.
Si può far presente un’opinione, senza neanche doversi alzare in piedi e senza scomodarsi di guardare le persone negli occhi; si può condividere qualsiasi cosa passi per la testa in quel momento e se, per caso, a qualcuno piace quell’elemento, può far presente il suo apprezzamento tramite il cosiddetto “like”, un semplice pollice blu.
Nessuno, però, esplicita cosa gli è piaciuto e cosa lo ha disgustato di quel modo di pensare, nessuno condivide il suo modo di essere. Al massimo, posterà qualche foto o qualche video o canzone che esprimerà il suo attuale stato d’animo, ma questo non avrà un peso. Quell’elemento condiviso con quel mondo di “virtual friends” selezionati non avrà un seguito, rimarrà solo una prova della sconvolgente apatia che caratterizza le persone di questa nostra epoca.


Tutti sapranno quello che è successo, ma a nessuno importerà realmente di dare un suo giudizio ponderato; si disputerà solo una gara in cui chi riceverà più consensi avrà aumentato di un gradino la sua autostima: un’autostima fatta di pollicioni blu, che portano sì un nome e un cognome, ma che se aperti non contengono nulla.

In fondo, le analogie con il totalitarismo ci sono! totalitarismo

Le persone vengono trasformate in gusci da poter riempire con qualsiasi cosa. Persone che avendo paura delle speranze per il futuro e delle risposte del passato, vogliono vivere nel certo e sicuro presente, sotto il controllo di qualcosa di virtuale che li aiuta a migliorare la realtà e a distoglierli dalle preoccupazioni personali e sociali. 

Ovviamente la rete rappresenta il modo più semplice di fare qualsiasi cosa, anche per relazionarsi con le persone, ma è davvero anche il miglior modo di agire sul reale?
Come nel vecchio regime sovietico o in quello nazionalsocialista, la vita delle persone era spalmata tra lavoro e impegni inutili e tutto era mirato all’adorazione del partito socialista sovietico o di quello nazionalsocialista, nel nuovo “regime virtuale”, la quotidianità della gente viene divisa tra lavoro e distrazioni apparentemente futili, ma che, in realtà, hanno un obiettivo ben preciso e studiato: creare il suddito perfetto di una nuova forma di totalitarismo.

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