La corte costituzionale ha affermato che la necessità di tutelare
la salute degli altri, fosse anche quella di TUTTI gli altri, non
giustifica senz'altro il sacrificio del singolo.
In
questa proposizione c'è l'essenza della Democrazia Liberale, che si
caratterizza per la facoltà del singolo di opporre il proprio diritto
individuale (riconosciuto e non concesso) al potere statale.
Ripeto:
se noi perdiamo questa consapevolezza e trattiamo l'interesse
collettivo non come una sommatoria di posizioni individuali con le loro
specificità, ma come un Supremo Interesse della Nazione a sé stante,
come un Valore che soffoca tutti gli altri e reprime ogni dissenso,
apriamo la strada (e di fatto abbiamo aperto la strada) allo Stato
totalitario.
Affermare
che è accettabile rendere sterile un giovane uomo, o una giovane donna
con la somministrazione di un farmaco; o, addirittura, farli morire, pur
di aumentare la mera 'probabilità' che 'altri' (non sappiamo 'chi':
magari, soggetti che sarebbero sintomatici, o positivi
asintomatici) sfuggano al contagio, significa violare (questo si trae
dalla sentenza della Corte) un diritto definito inviolabile: il tema è
giuridico, non sanitario.
O
meglio, è un tema giuridico che sottende un tema sanitario, che NON ha
ricevuto soluzione unanime nel mondo accademico: non so se sia
preferibile ascoltare Burioni, o Luc Montagnier sulla opportunità di
vaccinare l'intera popolazione, piuttosto che soltanto chi rischia
davvero di morire; certo è che non c'è unanimità.
E quando non c'è
unanimità, non c'è Scienza, bensì una 'ipotesi', da confermare, o
falsificare (secondo il metodo popperiano) con la sperimentazione.
Dunque,
tornando al tema giuridico, si sta "inducendo" il popolo italiano,
spesso con un inaccettabile linguaggio insolente o
paternalistico/propagandistico, affinché, non per scelta razionale ed
informata, ma per scelta emotiva ed irrazionale, tutti si inoculino un
farmaco, i cui effetti non sono testati secondo il metodo scientifico
ordinario (ciò è dichiarato); per la ritenuta "probabilità" (diciamo
pure: per la scommessa), non unanimemente condivisa nel mondo
accademico, che tale inoculazione 'possa' proteggere dal moltiplicarsi
del contagio (e possa proteggere non si sa "chi") ed eviti le chiusure.
Con
uno Stato che si lava le mani dei possibili danni non trascurabili
(alcuni già tristemente noti) che derivino dalla vaccinazione di massa.
Tutto
ciò, ovviamente, non ha nulla a che vedere con le singole ed
effettivamente libere decisioni di vaccinarsi, che sono, anzi,
auspicabili per le categorie dei c.d. fragili.
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