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ANALISI SULLA MORTE DI UN SISTEMA

Questo è un post per me fondamentale, lungo, impegnativo, una sorta di micro saggio probabilmente noioso per molti, per qualcuno forse stimolante, spero alla fine utile a tutti come spunto di riflessione, e che consiglio in ogni caso di leggere con calma.
L'argomento richiederebbe che io rinunciassi del tutto all'ironia, ma temo di non esserne in grado.
Da tempo cercavo una chiave interpretativa - sufficientemente chiara e per me convincente - di ciò che sta accadendo al "nostro mondo".
Non avendola letta, o meglio non essendo rimasto mai del tutto soddisfatto di quello che ho letto, mi sono rimboccato le maniche del cervello e, alla fine, pensa e ripensa credo di averla tirata fuori dal cilindro del mio cranio, eureka.
La chiamerò 'Paradosso di Poerio', perché negli ultimi anni diverse osservazioni psico-sociologiche abbastanza banali sono state nobilitate dal nome del loro teorizzatore: mi adeguo volentieri all'andazzo, anche perché mi diverte moltissimo l'idea di dare un tono pomposo alla mia teoria, benché si tratti in fin dei conti di semplici considerazioni razionali, frutto di osservazione e buon senso.
 
Cosa dice quindi il Paradosso di Poerio?
"Quando viene messo in atto un cambio rapido di paradigma etico politico, da parte delle élites di una società, con perdita dei suoi valori fondanti, la maggioranza degli appartenenti a quella società non ne riconosce la perdita.
Tali valori vengono difesi invece da una minoranza, considerata ad essi antitetica".
Vediamo succintamente cosa significa nel concreto, applicandola a quello che ci sta succedendo.
I fatti di questo anno e mezzo, innanzitutto.
La nostra civiltà sta franando di fronte al Covid: le misure prese per contrastarlo hanno fatto saltare parecchie certezze, morali, religiose e politiche, che davamo per acquisite, molte delle quali peraltro espressamente garantite e protette dalla Costituzione.
In ordine sparso (ognuno si stracci le vesti per quella che rimpiange di più): 
 - Sacralità della religione: Messe prima vietate o interrotte dalla forza pubblica (reato punito dal codice penale), poi contingentate e poste sotto il controllo di agenti di pubblica sicurezza; impossibilità della confessione, abrogazione del gesto della pace; eliminazione della comunione in bocca e dell'acqua santa dall'ingresso delle chiese, sostituita dal gel (dal liquido santificante a quello sanificante il passo è stato breve). Abrogazione del culto dei morti, con divieto di riti funebri.
- Umanità e affettività familiare: impossibilità di recarsi a trovare e fornire conforto ad amici, parenti, coniugi, genitori, figli all'ospedale, persino nei casi estremi che hanno portato all'addio definitivo.
- Libertà di riunione e di manifestazione: prima vietate e poi sottoposte a rigidi protocolli.
- Diritto al lavoro e alla dignità personale: chiusura prolungata ex imperio di moltissime attività economiche, e imposizione alle stesse di condizioni impossibili di ripresa, con crollo delle entrate e risarcimenti irrisori.
- libertà personale e di spostamento: confinamento nelle proprie case, distanziamento sociale, imposizione di mascherine (vietate dal sistema giuridico precedente)
- Libertà di pensiero e di espressione: esclusione o cancellazione da piattaforme social che, per quanto private, avrebbero teoricamente gli stessi doveri del titolare di un pubblico esercizio, che non può impedire l'accesso agli avventori a seconda delle loro idee.
- Libertà di cura e diritto di non essere sottoposto a trattamenti sanitari se non in forza di legge: principio eluso grazie alla violazione del punto seguente
- Eguaglianza dei diritti dei cittadini: creazione di una fascia di cittadini di serie b, paria della società, che senza alcun criterio scientifico (o coerenza logica: sì al Green pass sui treni, no sui bus nei quali la gente è stipata) viene estromessa dalla possibilità di vivere una vita normale, se non si sottomette "liberamente" alla prassi vaccinale.
- Diritto alla salute e alla sanità pubblica: principio per ora messo solo in aperta discussione, con forti spinte per privare delle cure i non vaccinati oppure obbligarli a pagare di tasca propria.
- Diritto all'istruzione: chiusura delle scuole, didattica a distanza palesemente discriminatoria. Pressione sociale verso una ghettizzazione scolastica dei ragazzi non vaccinati.
- Stato di diritto basato su separazione dei poteri, gerarchia delle fonti, riserva di legge, centralità del Parlamento: dai Dpcm in poi, è crollato tutto
- Principio di certezza delle fonti del diritto: a lungo sono state ritenute cogenti interviste, dichiarazioni, titoli di giornale.
- Principio di tassatività della legge, per il quale un obbligo o un divieto per il cittadino devono essere chiari e precisi, al fine di tutelare dagli abusi della pubblica autorità: abbandonato a partire dai primi dpcm che vietavano di fare attività fisica se non "nelle vicinanze" delle proprie abitazioni.
Mi fermo qui, di sicuro ne ho dimenticati altri.
 
Questo mostruoso stravolgimento è stato prodotto dalla classe dirigente nazionale e dal consenso alle sue decisioni della maggioranza degli italiani, cioè dal blocco politico di eletti ed elettori che storicamente ha rappresentato - pur con sfumature anche nettamente diverse - il baluardo di difesa dei valori costituzionali. 
 
Chi ha avversato e avversa questo incredibile cambio di paradigma, difendendo le libertà e i diritti schiacciati?
Pochissimi. La maggior parte di loro appartiene ad un'area "alternativa" (anche qui con sfumature diverse) al mainstream.
In quanto antagonisti al vecchio status quo, mantengono da sempre una posizione culturale di critica al cosiddetto potere, e oggi hanno facile gioco a vedere che il re è nudo, stanando tutte le contraddizioni drammatiche della politica ufficiale ai tempi del corona virus. 
 
La domanda fondamentale a mio avviso è: perché solo loro?
Perché le persone "normali", borghesemente parlando, non riescono ad accorgersi di tutte le fallacie logiche della narrazione ufficiale, delle ingiustizie e della deriva totalitaria della nuova politica?
Innanzitutto, perché una dittatura sostenuta dai più non è una dittatura - agli occhi dei più.
È al massimo un modo irrituale e teoricamente temporaneo che il potere adotta per arrivare allo Scopo, che storicamente può essere riportare Italia o Germania al posto che compete loro, la Russia a liberarsi dall'oppressione zarista, qualsiasi nazione a debellare la fame, il Nemico, un Virus.
 
Un sistema totalitario è sempre figlio dei propri tempi, dei quali usa linguaggio e mezzi. Non propugna folklore reazionario fuori tempo massimo.
Questo particolare non da poco sfugge agli idioti che ridono di coloro che gridano al regime, accusandoli di non sapere cosa sia davvero una tirannia.
Se Draghi o Conte avessero indossato la camicia nera e proclamato l'impero sui colli fatali di Roma, sarebbero stati arrestati. I miopi difensori del sistema riescono a vedere pericoli sono in una eventuale ripetizione del passato.
 
Ma il linguaggio dei governanti suona consono all'orecchio dei più, parla per slogan vuoti ma condivisi dalla gente (green, sicurezza, parità di genere) promettendo salute e prosperità, come peraltro, con argomenti retorici diversi ma sempre figli della loro epoca, è sempre stato fatto dai tiranni di ogni tempo e luogo (secondo voi l'imbianchino austriaco si impose dicendo: "Heil, amici, io crande pazzo furioso, foi seguite me ja, noi facciamo guerra al mondo sterminando giudei finché non ci bombardano a tappeto, ci distrukkono, così io mi uccido e mi do fuoco in bunker, ja"?).
 
La dittatura, o meglio la sua insostenibilità etica, è riconosciuta dalla maggioranza del popolo solo dopo, quando tutti si scoprono "anti".
Chi la individua subito, senza tentennamenti e la denuncia, appartiene di solito a un gruppo politico che si nutre di un sistema di valori lontano da quello della dittatura, ma che non coincide nemmeno con la visione del mondo del sistema al quale la dittatura si sostituisce.
I più feroci critici del fascismo furono fin da subito i comunisti e i socialisti, non i liberali.
Ai tempi nostri, salvo eccezioni rarissime, i difensori delle libertà, dei diritti e della Costituzione sono i populisti, i sovranisti, i fascisti, i comunisti; non a caso, tra i fedeli alla chiesa di Roma, i cattolici progressisti, integrati e a proprio agio col mondo moderno e i suoi valori, hanno ceduto subito di schianto; viceversa, resistono alla deriva alcuni cattolici tradizionali.
Dice: ma l'autoritarismo pure oggi, che siamo così civili e democratici?
Sì, pure oggi, anche perché il virus ha dimostrato che non siamo diventati migliori, rimaniamo gli stessi, e anche la reazione fobica e potenzialmente omicida alla paura del contagio è la stessa, purtroppo, del popolo di fronte alla peste (peraltro incommensurabile più pericolosa del covid) nel Seicento, nel Trecento. 
 
Si, ma oggi abbiamo l'informazione!
Già, l'informazione.
Chi presso l'opinione pubblica avrebbe la credibilità intellettuale (giornalisti, opinionisti, ma anche medici etc) per denunciare il cambio di paradigma politico, è in realtà parte attiva del cambiamento.
Il popolo - che ciononostante oggi potrebbe informarsi -, in presenza di un'alluvione d'informazioni discordanti (disponibile soprattutto sul web perché sul cartaceo e in TV è dominante il pensiero unico), preferisce non perdere tempo e affidarsi "a chi ne sa di più di lui" (sindrome Astrosamanta Cristoforetti).
 
La possibilità che il popolo possa, esercitando autonomia di pensiero, dare credito a chi, anche in maniera documentata, critica la deriva autoritaria, è alla radice esclusa dall'identità dei contestatori, che appartengono (o vengono bollati come appartenenti) al gruppo culturale di cui abbiamo detto, e che per questo appaiono a priori non credibili agli occhi di chi ritiene impossibile che chi invece ha incarnato i vecchi valori, chi ha rappresentato il sistema democratico fino a ieri, possa cambiare direzione. 
 
Non si tratta di "conoscere per deliberare", in fin dei conti, ma di appellarsi al caro vecchio principio di autorità.
Le democrazie non muoiono mai ammazzate, si suicidano lentamente.
E, talvolta, nemmeno tanto lentamente.
 

 

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