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Riqualificare, occasione di una nuova idea di Città e di convivenza civile

A fronte delle molteplici problematicità che emergono nell'affrontare il tema della riqualificazione del Patrimonio edilizio esistente è essenziale la costruzione di una Visione complessiva, che le sappia raccogliere in un unico disegno, restituendo in un quadro strategico esauriente una rinnovata idea di Città e di convivenza civile.

Il patrimonio edilizio recente, ovvero edificato a partire dal secondo dopo-guerra, costituisce l’82,7% dell’intero patrimonio edilizio (dati Istat riferiti al settore residenziale). Rappresenta un immenso patrimonio e al tempo stesso una gravosa eredità; un patrimonio difficile da gestire, energivoro, obsoleto nella modalità di fruizione così come per le basse caratteristiche prestazionali.
Con questo “Punto di Vista” proseguono una serie di interventi, momenti di riflessione che spero possano essere utili nel creare una Cultura del Recupero del Patrimonio edilizio recente.

Una riflessione puntuale che possa favorire un vero rilancio delle iniziative di recupero e riqualificazione del patrimonio recente, con una ampia riflessione su come valutare e la qualità l’efficacia degli interventi; perché non si perda l’occasione per saldare un debito con l’ambiente, il paesaggio, la qualità urbana e la vita stessa delle persone.
Silvia Nanni, Architetto

Norma e Visione

Finalità della norma: fare Cultura.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente proliferare di leggi e leggine, regolamenti, tutti o quasi a carattere impositivo. A ogni criticità si crede di dover rispondere con una Norma ad hoc – o con una parziale modifica e integrazione normativa già emanata – nella convinzione di poter così superare le criticità emerse.
Il risultato è stato l’ingessamento di ogni iniziativa ispirata dai migliori propositi e, contemporaneamente, la non risoluzione delle problematicità che s’intendevano risolvere.

La negatività di una Norma rigida si esprime anche a livello sociale, perché deprime – quando non inibisce – non solo l’iniziativa ma anche il processo di coinvolgimento a una maggiore consapevolezza degli effetti che le singole trasformazioni hanno sul territorio; Norma quindi intesa prioritariamente come “regola” e non come veicolo di una “cultura del comportamento”.

Al contrario una Norma, per essere efficace, deve produrre prioritariamente cultura, essere quindi propositiva – diversamente produrrà molta burocrazia e pochi avvilenti risultati.  
Occorre che una Norma veicoli cultura, perché nessuna norma potrà sostituirsi – nel momento del “fare” – alle coscienze dei singoli attori.

L’obbiettivo di uno sviluppo sostenibile e di una politica di riqualificazione del territorio come del patrimonio edilizio richiede necessariamente una Norma “aperta”, concepita come atto d’indirizzo e non come rigido balzello di regole non modificabili e spesso superate al momento stesso della loro approvazione.
Elemento cruciale risulta la separazione tra Norma tecnica e Legge; a quest’ultima dev’essere affidato il compito di specificare gli obiettivi che s’intendono raggiungere piuttosto che le tecnologie da utilizzare; l’indicazione di tecnologie o soluzioni tecniche deve avvenire con puro fine dimostrativo rispetto ai risultati/obbiettivi che s’intendono raggiungere.

Nel contesto di una ripresa del comparto edilizio con un rinnovato slancio nel settore del Recupero del patrimonio edilizio esistente e nella riqualificazione urbana in chiave di sviluppo sostenibile, l’attuazione degli interventi dovrebbe essere accompagnata e indirizzata secondo nuovi strumenti normativi: strumenti d’incentivazione degli interventi con profilo di eccellenza e sostenibilità – evitando meccanismi che deprimano l’iniziativa di qualità e, non volendo, consolidino il processo d’impoverimento e degrado delle nostre città.

Burocrazia e perdita di Visione

A fronte delle molteplici problematicità che emergono nell’affrontare il tema della riqualificazione del Patrimonio edilizio esistente è essenziale la costruzione di una Visione complessiva, che le sappia raccogliere in un unico disegno, restituendo in un quadro strategico esauriente una rinnovata idea di Città e di convivenza civile.

L’efficacia della risposta deriva proprio dal suo non dividersi sui vari aspetti ma, abbracciandoli tutti, nel sublimarli in un’immagine, una visione di Città.
Diversamente, si rischia – come in effetti avviene nella realtà nella quale operiamo –  di elaborare unicamente burocrazia; siamo sopraffatti dalla burocrazia perché abbiamo perso capacità di Visione.
di Silvia Nanni, architetto

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