Passa ai contenuti principali

Senzatetto: un popolo di 700 mila persone che fa vergognare l’Europa

 Aumento dei poveri e senzatetto in Europa, solo la Finlandia con 5 milioni di abitanti ha un valore positivo.
Vorrei chiedere ai sostenitori di + Europa , sapete leggere i numeri ? Non è abbastanza chiaro che il modello economico che conosciamo ha i giorni contati ?
Ne sapete immaginare un'altro ?
Un richiamo a tutti quei parlamentari inetti, che parlano e trattano del nulla, saranno spazzati via dalla storia !
Ps per la maggior parte l'unica cosa che conta è lo stipendio l'ego personale e la ribalta mediatica. 😠

Nell'Unione europea centinaia di migliaia di uomini e donne dormono in strada o in rifugi d'emergenza ogni notte. In tutto, si stima che il numero dei senzatetto dal 2009 sia aumentato del 70 per cento.
Il 10,4% della popolazione totale dell’Unione europea è schiacciato dai costi di alloggio (almeno il 40% del reddito familiare).
Il 4% della popolazione totale vive in case inadeguate. Il 7,8% non è in grado di mantenere una temperatura adeguata nelle proprie abitazioni.
Almeno 700 mila persone dormono in strada o nei rifugi di emergenza in Europa ogni notte, con un aumento 70% dal 2009.

Sono solo alcuni dei dati che descrivono la crisi abitativa europea e il tragico aumento record dei senzatetto.
I dati sono contenuti nella Quarta panoramica sull’esclusione abitativa in Europa, dove Feantsa e la Fondazione Abbé Pierre mettono in evidenza la diminuzione dell’efficacia della lotta dell’Ue contro la povertà, alla vigilia della scadenza per la politica di coesione dell’Ue 2020.

Come vivono i senzatetto: la situazione in Europa
Secondo le stime di Feantsa e Fondazione Abbé Pierre, almeno 700 mila senzatetto dormono male o in alloggi di emergenza o temporanei nell’Unione europea. Un numero che presenta un aumento del 70% rispetto a dieci anni fa. Ma questa situazione – tiene a precisare il report – è tutt’altro che inevitabile.
In Finlandia, ad esempio, il numero di senzatetto è passato da più di 20 mila negli anni Ottanta a 6.615 nel 2017; solo il 6% di loro vive in alloggi di emergenza, mentre l’84% è temporaneamente alloggiato da amici o parenti).

«È attraverso la mobilitazione di una solida base giuridica, la volontà politica e la pianificazione strategica – si legge nel report – che l’obiettivo di porre fine alla condizione di senzatetto e combattere con successo l’esclusione delle abitazioni smetterà di essere una fantasia e diventare un imperativo per la dignità umana e una prova della credibilità del progetto sociale europeo».

Alloggi d’emergenza: troppo difficile accedere
«Il diritto all’alloggio dovrebbe essere un diritto fondamentale.
Tuttavia, l’accesso agli alloggi di emergenza in Europa non è incondizionato».
In particolare, tra le condizioni messe in evidenza del report c’è la gestione stagionale dell’accesso agli alloggi di emergenza, «che mina la necessità di adottare strategie continue e costanti nella lotta contro i senzatetto».
L’accesso agli alloggi di emergenza è anche determinato da un difficile processo di ammissione, in cui i criteri di selezione limitano l’accesso ed esemplificano la selettività del diritto di alloggio.


«La sistemazione di emergenza è una soluzione a breve termine, quindi inadatta ai bisogni a lungo termine: dai dormitori sovraffollati alle sistemazioni “umanizzate”, i servizi non tendono ad evolversi per soddisfare le esigenze degli utenti, causando effetti dannosi e prolungando l’esperienza individuale dei senzatetto su un larga scala».

Quello che viene messo in evidenza nel documento non è la sistemazione di emergenza in sé, quanto l’utilizzo diffuso e istituzionalizzato degli alloggi di emergenza come il principale sistema di risposta ai senzatetto.

    «La sistemazione di emergenza deve diventare un servizio di transizione a breve termine, accessibile a tutti, e una piattaforma per reindirizzare le persone a soluzioni appropriate».

Giovani a rischio di esclusione socialeLa lotta all’esclusione sociale deve essere una priorità dell’agenda europea per i prossimi anni secondo Feantsa e Fondation Abbé Pierre.
Nel 2017, le famiglie dell’Unione europea hanno speso oltre 2 miliardi di euro in “alloggi, acqua, elettricità, gas e altri combustibili”, ossia il 13,1% del Pil dell’Ue.
La spesa per gli alloggi continua ad assorbire quantità crescenti nel bilancio delle famiglie, in particolare nelle famiglie povere.

Nella maggior parte dei paesi europei, e nonostante i miglioramenti delle condizioni materiali degli alloggi in tutta l’Ue negli ultimi dieci anni, alloggi inadeguati continuano a incidere sulla qualità della vita di molti europei, con i più vulnerabili particolarmente colpiti dall’esclusione abitativa.

Essere un bambino o un giovane tra i 18 e i 24 anni, o proveniente da un paese al di fuori dell’Unione europea, o un genitore single con figli a carico, aumenta il rischio di vivere l’esclusione dagli alloggi in Europa.
 «In questo rapporto – affermano Freek Spinnewijn, direttore di Feantsa, e Christophe Robert, amministratore delegato della Foundation Abbé Pierre – noi condanniamo il significativo declino in ambito europeo della lotta per combattere la povertà.
Che cosa significa “coesione europea” quando più di un senzatetto muore ogni giorno per le strade in Francia, in media 30 anni più giovane della popolazione e quando questo numero è aumentato del 24% tra il 2013 e il 2017 nel Regno Unito?».

Senzatetto in Italia e alloggi d’emergenza

Secondo le statistiche ufficiali Istat, oltre 50 mila persone hanno richiesto assistenza di base (docce, cibo, riparo) da uno dei 768 fornitori di servizi nelle 158 città intervistate in un solo mese, tra novembre e dicembre 2014, ovvero il 6% in più rispetto al 2011.
Nel 2017, il numero di posti letto in alloggi di emergenza è aumentato.
Ciò è dovuto principalmente all’aumento del numero di senzatetto e alla comparsa di nuove categorie sociali, come richiedenti asilo, giovani (tra i 18 e i 25 anni), famiglie e lavoratori poveri.

Tra i senzatetto che hanno usufruito dei servizi sociali di Caritas nel 2017, il 33% erano giovani tra i 18 e i 34 anni e il 30% erano donne.
Secondo un’indagine nazionale sui senzatetto pubblicata nel 2015 dall’Istat, la durata media di un soggiorno in alloggi di emergenza è di 2,5 anni.

In Italia la quota di famiglie (povere e non povere) che non sono state in grado di mantenere una casa sufficientemente calda aumenta del 42% tra il 2007 e il 2017.
Tra il 2007 e il 2017, il 25% delle famiglie povere ha subito un sovraccarico di costi abitativi in Italia.

Insicurezza abitativa in Spagna, Francia, Italia
Secondo l’indagine europea sulla qualità della vita (Eurofound) 2016, la percezione (soggettiva) dell’insicurezza abitativa legata alla spesa per l’edilizia abitativa è particolarmente forte in Spagna (38%), Portogallo (37%), Repubblica ceca (33%), Francia (30%), Belgio (29%), Italia (27%), Grecia e Polonia (26%).

In Italia, come nel resto dell’Ue, le famiglie monoparentali sono più vulnerabili agli eccessivi costi abitativi e al sovraffollamento rispetto a tutte le famiglie.
Il 50% degli stranieri si trova di fronte a un sovraffollamento delle abitazioni in Italia (rispetto al 22% dei cittadini italiani), con un aumento del 25% dal 2007.

    «Poiché la scadenza per la politica di coesione dell’Ue 2020 si avvicina, gli obiettivi di lotta alla povertà e all’esclusione sociale entro il 2020 rimangono totalmente fuori portata.
I cittadini europei si aspettano un’Europa più giusta, che non lasci dietro nessuno.
Impegnarsi a mettere concretamente fine allo scandalo dei senzatetto e a combattere attivamente l’esclusione delle abitazioni sarebbe il modo perfetto per investire sul futuro».

Commenti

Post più visti

Leggete a chi vanno i miliardi della Bce. E vomitate!

Mi prenderei a sberle. Avevo un documento agghiacciante in scrivania e non l’ho aperto per mesi. Dentro c’è la verità su chi Mario Draghi sta veramente finanziando coi miliardi del Quantitative Easing (Qe) mentre storce il naso se Roma chiede 20 euro per gli abruzzesi in ipotermia, sfollati da mesi, con morti in casa e la vita devastata, o per mettere 11 euro in più nel Job Act infame di Renzi e Poletti. Quando io gridavo a La7 “Criminali!” contro gli eurocrati, l’autore del programma, Alessandro Montanari, mi si avvinghiava alla giacca dietro le quinte e mi rampognava fino alla diarrea. Quel genio di Oliviero Beha mi rampognò in diretta, è in video. Ma voi leggete sotto, mentre pensate ai sofferenti d’Italia. Bacinella del vomito a portata di mano, raccomando. Il pdf in questione mi arrivò a fine ottobre via mail da Amsterdam, fonte autorevole oltre ogni dubbio. M’ingannò, porcaputtana, il subject mail che era “Draghi finanzia il Climate Change”. Pensai, ok, ci ar

IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

Post per pochi intimi.5 minuti per avere una visione corretta di quello che è realmente accaduto. Buona lettura. Può un virus arrivare proprio nel momento esatto per essere considerato come una vera e propria benedizione? Sarebbe quasi un’eresia rispondere di si. Invece, per gli operatori finanziari, è proprio ciò che è accaduto. A giugno 2019 il mercato dei REPO stava iniziando a collassare mostrando segnali di pericolo sistemico. La maggior parte della gente non sa neanche che cosa siano i REPO. In pratica sono operazioni di pronti contro termine con cui le banche e i maggiori operatori economici si scambiano asset (principalmente titoli di stato) con operazioni di durata brevissima allo scopo di ottenere liquidità istantanea per le ragioni legate soprattutto al rischio controparte che scaturisce da operazioni altamente speculative nel mercato dei derivati. Il campanello d’allarme inizia a suonare a giugno. A settembre 2019 la situazione diventa preoccupante. Quanto preoccupan

Quando e perchè è iniziato il declino Italiano ?

Nel 1987 l’Italia entra nello Sme (Sistema monetario europeo) e il Pil passa dai 617 miliardi di dollari dell’anno precedente ai 1201 miliardi del 1991 (+94,6% contro il 64% della Francia, il 78,6% della Germania, l’87% della Gran Bretagna e il 34,5% degli Usa). Il saldo della bilancia commerciale è in attivo di 7 miliardi mentre la lira si rivaluta del +15,2% contro il dollaro e si svaluta del -8,6% contro il marco tedesco. Tutto questo,  ha un suo apice e un suo termine coincidente con la nascita della Seconda Repubblica. La fredda legge dei numeri ci dice difatti che dal 31 dicembre del 1991 al 31 dicembre del 1995, solo quattro anni, la lira si svaluterà del -29,8% contro il marco tedesco e del -32,2% contro il dollaro Usa. La difesa ad oltranza e insostenibile del cambio con la moneta teutonica e l’attacco finanziario speculativo condotto da George Soros costarono all’Italia la folle cifra di 91.000 miliardi di lire. In questi quattro anni il Pil crescerà soltanto del 5,4% e s