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Votare o non votare. ?


“Invece di agire come «cercatori di verità», gli elettori si comportano come «fan politici», facendo il tifo per una o per l’opposta squadra al pari dei tifosi sportivi. «L’ignoranza e la polarizzazione degli elettori li lasciano in balìa di politici senza scrupoli, ideologi e gruppi di interesse». 
Un analfabetismo politico e istituzionale che si trascina fin dalla gioventù. Basta ascoltare i giovani alle prese con le loro prime visite ai seggi elettorali o anche solo nelle discussioni politiche che diventano, inevitabilmente, meri attacchi e contrattacchi partitici.
 Come gli adulti del resto. 
La scelta di chi deve rappresentare i cittadini in Parlamento e in tutti gli altri organi ed enti rappresentativi non può e non dovrebbe mai essere motivata dalle sole ideologie o, peggio, sul pregiudizio di chi ne professa di diverse. 
Le scelte dei rappresentanti eletti si riflettono poi, inevitabilmente, su tutta la cittadinanza e sarebbe quindi opportuno iniziare a selezionare i governanti sulla base di progetti concreti per la collettività.
 «Se ci rifiutiamo di tollerare una pratica medica o il lavoro dell’idraulico privi di conoscenza e competenza, dovremmo trattare con lo stesso metro il votare inconsapevolmente». 
Il voto non è semplicemente una scelta individuale ma «l’esercizio di un potere sugli altri» che dovrebbe essere sempre utilizzato in modo responsabile non fosse altro appunto perché le scelte politiche ricadono su tutti i cittadini indistintamente.
 «un uomo non è meno schiavo se, ogni certo numero di anni, gli si permette di scegliersi un nuovo padrone».
 
In Italia abbiamo avuto un percorso singolare.
Dai partiti di massa, filtro tra istituzioni e volontà popolare, siamo passati ai partiti Monocratici, Lista Dini, Lista Fini, Lista Pannella, Lista Bonino, alla identificazione del presunto Leader con una politica.
Un tempo si diceva “ io voto DC, o PCI o PSI”.
Poi si è detto voto Lista Pannella, nella quale un residuale di partito c’era ancora, si identificava Marco Pannella con una politica.

Poi alla fine si è arrivati a dire voto Berlusconi, anticipatore del “leaderismo unico”, residuo di mentalità paradossalmente staliniana o cubana.
Il concetto del Leader Maximo, ripreso dai vari Matteo, Renzi prima e Salvini dopo, sta a indicare un percorso di identificazione dell’elettore versus quello nel quale ritrova sé stesso, quel che vorrebbe essere e quello cui anela.
Ossia il padrone, sentendosi l’elettore deficitario e incapace per conoscenza o cultura di esprimere una sua personale idea.

Questa la ritrova nei giornali, che come si sa, sono già orientati a monte e riprende frasi e termini che sente nel giornale più diffuso, quello ascoltato alla TV.
I termini comuni della politica, i volti più visti diventano vangelo politico, senza vaglio di discussione critica perché quello che dice la TV è la realtà.
Il denominatore comune è la mancanza di cultura generale che offre la capacità di discernimento, che è madre della incultura politica che tende a rendere ciascuno di noi “tifoso” politico.
Brutta cosa la tifoseria politica: è l’espressione classica dell’omologazione e del servilismo politico.

L’omologazione è la condizione di servitù strisciante in cui questa sinistra ci ha ridotto.
Con la cooptazione di una classe dirigente auto referenziata, ha impedito alle teste pensanti di dare una linea guida, pericolosa perché emarginante l’incultura e dunque la stessa classe dirigente.
Ripensare Atene, l’Aristocrazia intellettuale significa dare spazio alla meritocrazia che in questo nostro
Paese è sostantivo fuori dal vocabolario politico.

Biblio Ferrara A. Nicotri P. Dai partiti di massa ai Sindaci fuori dal Comune, Agorà&Co, Lugano, 2014
Jason Brennan, L’epistocrazia per contrastare lo strapotere degli hooligan politici. “Contro la democrazia”, Luiss University Press, 2018.



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