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Facciamo quello che fanno tutti

L’uomo moderno vive nel sonno; nato nel sonno, egli muore nel sonno” .. prendo in prestito questa bellissima frase del maestro armeno Georges Ivanovič Gurdjieff, tratta dal libro “Frammenti Di Un Insegnamento Sconosciuto”, scritto dal suo allievo P.D. Ouspensky, per analizzare quello che è il principale stato di coscienza della gente comune, ovvero il “sonno verticale”.
Sonno verticale perché nonostante quando ci svegliamo la mattina assumiamo una posizione verticale, e siamo in grado di muoverci, di parlare e di guardare, viviamo comunque in uno stato di sonno nel quale non gestiamo il nostro corpo e la nostra mente, ma subiamo passivamente la fisiologia del nostro stesso corpo, mentre la nostra mente si “diverte” a pensare al nostro posto, in pratica da esseri pensanti quali dovremmo essere, diveniamo degli esseri pensati!

Allo stesso modo non siamo in grado di controllare le nostre emozioni ma veniamo trascinati dalle emozioni stesse, per lo più quelle negative, che rendono questa società così aberrante, crudele e depressa.

In questo stato di sonno vengono a mancare quelle caratteristiche, quelle capacità, che distinguono l’uomo sveglio da quello addormentato, come ad esempio la “lucidità di coscienza”, la “volontà libera” (o libero arbitrio), e soprattutto la “capacità di fare”, perché nel stato di sonno tutto, semplicemente, accade.

Ecco perché Gurdjieff definisce l’uomo moderno come un essere di “qualità molto scadente”, semplicemente perché ha delle mancanze mostruose, è più vicino ad essere una macchina che un uomo, le sue azioni sono meccaniche, e più che delle azioni vere e proprie si tratta di re-azioni, ovvero l’uomo nel sonno reagisce agli impulsi che provengono dall’esterno, e che lo condizionano in tutto ciò che fa.
Quindi, capite bene quale sia l’alto grado di manipolazione di quest’uomo scadente, e naturalmente, chi manovra queste masse di burattini non ha alcuna intenzione di far suonare la sveglia!

Per uscire da questa situazione, che apparentemente è una vera e propria prigione, bisogna prima di tutto essere consapevoli che siamo dei sonnambuli carcerati, altrimenti non abbiamo il punto da cui “partire”, perché in verità ci crediamo svegli, ma non lo siamo!
Perdonatemi, ma devo scomodare un altro personaggio di spessore come Johann Wolfgang Goethe, che scrisse: “Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo.”.

 Naturalmente questo stato di sonno e di schiavitù non va soltanto interpretato intellettualmente, ma va “sentito”, con tutto il nostro essere, altrimenti non c’è possibilità di risveglio. Non possiamo agire solo “per sentito dire”, ma dobbiamo renderci conto che effettivamente stiamo dormendo, e che nello stato attuale NON siamo coscienti e liberi.

L’uomo moderno è abituato ad auto-attribuirsi sia l’autocoscienza che il libero arbitrio, questa è la grande illusione (maya) di cui è schiava tutta l’umanità. Possiamo renderci conto del nostro stato di sonno solo nel momento in cui proviamo a uscirne, attraverso degli esercizi pratici che ci inducono a rimanere in uno stato di veglia reale, di presenza.
Questi esercizi che Gurdjieff chiama come “ricordo di sé” sono una tecnica così potente che rappresentano le fondamenta del risveglio spirituale per via esoterica . Secondo Gurdjieff:Coloro che sanno questo sanno già molto. Il guaio è che nessuno lo sa. Se domandate a qualcuno se può ricordarsi di se stesso, vi risponderà naturalmente che può. Se un uomo realmente sa che non può ricordarsi di se stesso, è già vicino a una comprensione del suo essere”.

Allo stato attuale NON “vediamo” la realtà, pertanto non siamo in grado di modificarla, per il semplice motivo che dormiamo in un sonno profondo, anche quando pratichiamo le nostre azioni quotidiane: al lavoro, come a casa, col partner, come a scuola.. tutto si svolge in uno stato di addormentamento.

Il “ricordo di sé” significa ESSERE PRESENTI, evitando così di lasciar vagare la mente da un pensiero all’altro, concentrandoci su ciò stiamo facendo e rivolgendo quindi l’attenzione sia verso noi stessi, sia verso l’azione che stiamo compiendo (“io sono qui e sto facendo questo…”).
In questo modo ci accorgeremo di quante cose facciamo nella nostra vita senza essere in noi, sognando ad occhi aperti, immaginando situazioni e dialoghi assortiti… questo è proprio il sonno di cui parla Gurdjieff.

L’osservazione di sé e il ricordarsi di se stessi sconvolgeranno completamente il nostro modo di pensare, e ci spoglieranno delle nostre più piacevoli e tenere illusioni.
All’inizio possiamo “sentire” la nostra totale impotenza di fronte a tutto, tutto ci possiede, tutto ci domina, e possiamo constatare quanto sia difficile mantenere stabile la presenza mentre svolgiamo una qualsiasi azione quotidiana.
Ma lo scopo è proprio questo, farci comprendere che durante il giorno dormiamo, viviamo nel sonno, e di conseguenza non siamo mai coscienti in noi, in altre parole, non siamo “noi” che facciamo, è l’esterno che accade, mentre noi dormiamo.
Questo è il punto di “partenza” di cui parlavo prima. Ora che sappiamo di essere in una prigione abbiamo due scelte: restarci e continuare a dormire, oppure svegliarci e tentare la fuga. Questa “fase critica” della coscienza umana è ben rappresentata nel film “Matrix”, in particolar modo nella scena della pillola (rossa o blu).

A questo punto prendiamo piena consapevolezza di NON essere liberi e di non esserlo mai stati. Ci rendiamo conto che facciamo quello che fanno tutti perché ritenevamo che fosse giusto così, senza sospettare che in realtà vivevamo in una società omologata dov’eravamo “costretti” a fare quello che fanno tutti. Poter scegliere quale canale guardare in Tv, così come il poter scegliere dove andare in vacanza, sono quelle “chance” che ci hanno trattenuto nell’illusione di possedere libero arbitrio, senza che ci rendessimo conto della prigione nella quale eravamo rinchiusi. Trascorriamo una vita intera a produrre e consumare, come tutti, e questo lo chiamiamo libero arbitrio?

Una volta svegli, ci verrà l’impulso di accennare questo nostro stato di coscienza, questo sentire interiore, a chi ci sta intorno, ma il risultato è spesso deludente.
Al cittadino medio non interessa, o semplicemente non può “vedere” il suo stato di sonno.
L’uomo medio non crederà mai di stare dormendo mentre parla, lavora e fa progetti per il futuro.
Questo perché l’addormentamento di massa è uno stato di coscienza relativamente comodo, perché al contrario, l’essere svegli, richiede costante sforzo e attenzione.  
L’uomo moderno è convinto che vivere tra sofferenze, delusioni, ansie, paure e qualche momento di piacere emotivo o sessuale, sia tutto ciò che un essere umano possa pretendere da questa esistenza.
Quindi, perché andare alla ricerca di “altro” ?

La verità è che se realmente vogliamo divenire gli autori della nostra realtà, allora dobbiamo essere svegli.
Nel sonno possiamo soltanto vivere la realtà che ci è stata messa (artificialmente!) davanti agli occhi.
Se desideriamo veramente cambiare qualcosa, allora dobbiamo iniziare da noi stessi.
I problemi iniziano lì, dentro di noi e non là fuori da qualche altra parte. Dobbiamo umilmente iniziare da noi stessi, osservando il nostro “mondo interiore”, conoscere noi stessi e imparare a vivere ciò che rappresenta il momento presente, l’unico momento reale, concentrando tutta la nostra attenzione nell’Adesso.

La vita reale inizia quando “Io ci sono” e sono “Presente a me stesso e verso ciò che sto facendo” ed allora, e solo allora, possiamo iniziare a creare una realtà che non sia soltanto il frutto di un’attività meccanica e incontrollata della nostra mente.

L’uomo moderno vive nel sonno; nato nel sonno, egli muore nel sonno. Del sonno, del suo significato e della parte che ha nella vita, parleremo più tardi, ora riflettete soltanto su questo: che cosa può conoscere un uomo che dorme? Se ci pensate, ricordandovi nello stesso tempo che il sonno è la caratteristica principale del nostro essere, subito vi diverrà evidente che un uomo, se vuole realmente conoscere, deve innanzi tutto riflettere sulla maniera di svegliarsi, cioè sulla maniera di cambiare il suo essere.G.I. Gurdjieff
Non conoscendo le leggi cui è soggetta la sua opera, l’uomo s’illude di essere lui ad agire, a fare, a costruire, a decidere; non si rende conto di essere dominato, nelle sue scelte, da forze superiori; non vede che cosa lo induce a muoversi in un modo piuttosto che in un altro, a ripetere ciclicamente le stesse operazioni; non riconosce il suo grado di meccanicità, il suo stato di letargia, di autoipnosi, di automistificazione.” G.I. Gurdjieff

Tragicomico

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