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Povertà e auto da 20.000 Euro

Leonardo Libero ci presenta alcuni dati interessanti sul mercato dell'automobile in Italia. Curiosamente, gli Italiani, pure in gravi difficoltà economiche, continuano ad indebitarsi per comprare degli arnesi scintillanti e sostanzialmente inutili.

Guest post di Leonardo Libero
L’Agenzia Fitch ha ritenuto che il rating dell’Italia sia ormai sceso fino ad appena due punti sopra la sufficienza. Eppure si continua a spremere la residua capacità di spesa degli Italiani sfruttando un pretesto ambientale infondato.

Secondo l‘Istat, nel 2016 erano 7.209.000 gli Italiani in seria difficoltà economica e nel 2015 erano in povertà assoluta il 6,1% delle famiglie italiane – cioè 4.598.000 persone – mentre erano in povertà relativa il 10,4% di esse, cioè 8.307.000 persone.

Ovvie conseguenze anche del fatto che nel 2014 solo il 55,7% degli Italiani fra i 15 ed i 64 anni di età aveva avuto un lavoro retribuito, mentre la media UE era stata del 64,9% e, nella UE, solo il tasso di occupazione dei coetanei croati e greci era stato inferiore a quello degli italiani. Andamento purtroppo confermato anche dall’ultimo rilevamento Eurostat sull’occupazione dei neolaureati) .

Secondo la Centrale Rischi Finanziari, nel 2016 il 34,6% (oltre un terzo !) degli Italiani maggiorenni (circa 15,6 milioni di persone) aveva debiti, in media per 34.253 Euro ciascuno (quindi per un “debito privato” totale di 533 miliardi, pari ad oltre il 25% del nostro Debito Pubblico !!).

Debiti che sarebbero logici, data la situazione, se gli Italiani li avessero contratti per esigenze di salute o per investimenti in qualche modo produttivi.

Invece i loro investimenti sono crollati fra il 2008 ed il 2015 ed ora languono mentre uno dei principali motivi dei loro indebitamenti non è stata la salute, bensì l’acquisto di una nuova auto per lo più in sostituzione di una vecchia (ma non per questo fuori uso), che viene rottamata; un motivo quindi consumistico e, in apparenza, voluttuario.

Nel 2015 essi ne hanno infatti acquistate, nuove di fabbrica, 1.574.872 (+ 18% rispetto al 2014), ad un prezzo medio di 19.800 Euro, spendendo - o indebitandosi – per un totale di 31.100.000.000 di Euro, come risulta da un compiaciuto comunicato dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli (notare) Esteri.

Nel successivo 2016 (fonte ACI), ne hanno acquistate, sempre nuove di fabbrica, 1.824.968 (+ 15,88% rispetto al 2015), per un importo totale stimabile – al prezzo unitario medio risultato per il 2015 - in almeno 36.000.000.000 di Euro.

NOTA: i circa 67.000.000.000 di Euro spesi in 2 soli anni a quel titolo, sono pari ad oltre sei volte il costo previsto per il TAV Torino-Lione, da coprire in 16 anni, ad oltre otto volte quanto è costato al Paese il “disastro Alitalia” in quarant’anni e ad oltre 200 volte quanto gli è costato, in 35 anni, l’inesistente Ponte sullo Stretto di Messina.

Sul piano dell’Economia Nazionale – tanto povera di capitali e di investimenti - va notato che tali enormi somme in danaro e crediti sono state in maggior parte di fatto ESPORTATE, come gran parte di quelle spese in Italia allo stesso titolo nei 25 anni precedenti (*), perché sono prodotte all’estero la maggioranza delle auto più recenti e costose che circolano sulle nostre strade e perché anche la Casa che più ne produce in Italia ha la Sede Legale ad Amsterdam e quella Fiscale a Londra.

Sul piano del Riscaldamento Globale e dell’Ambiente in generale, va notato che il costo energetico complessivo delle 3.399.840 auto vendute in Italia - ma prodotte in ogni parte del mondo - nei due soli anni qui considerati – essendo di 30.000 kWh quello medio di ciascuna di esse (https://de.wikipedia.org/wiki/Graue_Energie) - è stimabile in 101.995.200.000 kWh e che perciò – dando in almeno 500 g di CO2 emessi per kWh di elettricità prodotto la media mondiale ( https://www.ipcc.ch/pdf/special-reports/sroc/Tables/t0305.pdf ) – la loro produzione deve aver fatto emettere almeno 51 milioni di tonnellate di CO2, insieme a grandi quantità di particolato, CO, SOx ed NOx, cioè degli stessi inquinanti per i quali oggi si mettono sotto accusa le auto diesel (http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/en09-emissions-co2-so2-and/emissions-co2-so2-and-nox ), che certo non hanno fatto del bene al Clima e all’Ambiente. Si aggiunga che ogni auto tolta dalla circolazione è un “rifiuto speciale” inquinante, che pesa almeno una tonnellata ed occupa almeno 6 metri quadri di territorio (così è p.es. la Fiat Panda), e che nel solo 2015 ne risultano “radiate dal PRA” 1.131.134 ( http://www.aci.it/laci/studi-e-ricerche/dati-e-statistiche/annuario-statistico/annuario-statistico-2016.html).

A far spendere tutti quei soldi agli Italiani – ed a far fare tutto quel danno alla Natura - non è stata però la loro ambizione a pavoneggiarsi con un’auto nuova, ma in prevalenza la pressione di un “sistema” che dal 1992 sfrutta le direttive sulle classi ecologiche “Euro” per perseguire il continuo rinnovo del parco circolante europeo, pretesa insensata sia sotto l’aspetto economico che sotto quello ambientale. Un “sistema” composto da Poteri Forti privati (spregiudicati al punto da truffarsi anche fra loro, taroccando i dati su emissioni e consumi, come il “dieselgate” ha rivelato), i cui motivi sono ovvii, e da Poteri Pubblici, nazionali e locali, il cui unico motivo per assecondare i disegni dei primi voglio sperare sia la superficialità della loro preparazione in materia di Ambiente ed Energia.

I principali mezzi e modi con cui il “sistema” opera sono :

a)- continuare a dare per vero – e perciò a far credere - che le emissioni dei motori delle autovetture siano la fonte principale dell’inquinamento urbano, nonostante che ciò sia stato smentito dal prof. Hans Peter Lenz fin dal 1999 ( http://www.automoto.it/eco/polveri-sottili-tutto-quello-che-non-vi-dicono.html ), dall’ing. Dario Faccini nel 2015-16 (https://aspoitalia.wordpress.com/2015/12/30/inquinamento-il-colpevole-nascosto/ ) e soprattutto dalla “prova regina” sperimentale (Galileo 1564-1642), dato che nessun blocco del traffico privato lo ha mai fatto diminuire (http://www.corriere.it/cronache/15_dicembre_29/blocco-traffico-targhe-alterne-non-servono-resta-l-allerta-smog-348291ee-ae65-11e5-a515-a44ff66ae502.shtml - http://www.altramantova.it/it/cronacaam/mantova-am/14410-emergenza-smog-pm10-sempre-fuori-legge-nonostante-i-blocchi-la-polizia-locale-controlla-70-auto-ed-eleva-6-multe.html?jjj=1493710279089 );

b)- imporre blocchi del traffico privato per dichiarati motivi ambientali, ma esentandone i veicoli più recenti e/o con certe caratteristiche; operazioni che la UE non ha mai richiesto (diversamente da quanto si è fatto e/o lasciato credere) e che in pratica obbligano chi debba poter circolare sempre, e non abbia un mezzo di tipo compreso fra quelli esentati, ad acquistarne uno (che però potrà non essere più esentato già dal blocco successivo !!); di tali limitazioni “selettive”, in Italia ne sono state imposte parecchie; le quali ovviamente, per i motivi di cui al punto a), non hanno fatto diminuire l’inquinamento, che anzi in quei giorni è talvolta aumentato, (http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/12/29/news/anci_decalogo_delle_buone_intenzioni_incertezza_sui_blocchi-130291182/ - http://www.ilgiornale.it/news/cronache/pisapia-blocca-traffico-smog-milano-aumenta-1208528.html ).

c)- incentivare con danaro pubblico la rottamazione sostitutiva dei veicoli meno recenti; in Europa lo hanno fatto alcuni Paesi, fra cui l’Italia, fino ad almeno il 2011 (https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/dossier/file_internets/000/001/188/Volume_Completo_Automotive_con_copertina.pdf pag 193); in Italia, ancora nel 2014 sono stati stanziati a quel titolo 63,4 milioni di Euro ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/28/auto-il-6-maggio-tornano-gli-ecoincentivi-stanziati-634-milioni-di-euro/966836/ ) e nel 2016 sono state concesse agevolazioni fiscali ( https://scenarieconomici.it/incentivi-auto-2016-tante-agevolazioni-per-privati-e-aziende/ )

d)- invadere con la pubblicità di Case automobilistiche tutti gli organi di informazione; in Italia, gli investimenti pubblicitari per il settore auto, piuttosto limitato come numero di operatori, sono da molti anni inferiori, e per poco, solo a quelli per il vastissimo settore alimentare; con risultati anche assurdi, come mandare in onda gli spot di tre o quattro Case Auto diverse nel giro di pochi minuti e perfino in successione

http://wac.6f93.edgecastcdn.net/806F93/static.pubblicitaitalia.it/wp-content/uploads/2016/11/Nielsen-tab-2.pdf

http://www.primaonline.it/2016/02/11/228202/investimenti-pubblicitari-in-crescita-dell17-nel-2015-considerando-anche-il-web-in-calo-la-stampa-e-web-bene-la-radio-i-dati-nielsen-infografiche/

http://www.primaonline.it/wp-content/uploads/2014/02/Nielsen_20130218_nota_adv_dicembre.pdf

http://www.focusmarketing.it/a-gennaio-2013-pubblicita-in-calo-del-153/

e)- criminalizzare il motore diesel, che è la più recente trovata del “sistema” e tende a far sì che perfino chi ha un’auto Euro6, ma a gasolio, debba acquistare un’altra auto se vuole essere sicuro di poter circolare sempre; il presupposto è che il motore diesel sia il più inquinante, perché emette particolato ed ossidi di Azoto (NOx); presupposto anch’esso smentito dall’esperienza dato che, per esempio, nei diversi giorni di fermo delle auto diesel, imposti dal Comune di Torino lo scorso febbraio, l’inquinamento non è diminuito, ma è anzi aumentato

(http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/02/21/news/smog_confesercenti_attacca_il_blocco_degli_euro_diesel_4_un_eccesso_di_zelo_che_danneggia_-158815727/ )


Il perché ciò sia accaduto, e quel presupposto sia sbagliato, lo ha spiegato uno dei più esperti giornalisti italiani dell’automotive, Enrico De Vita, durante un convegno di venditori di auto ( http://www.italiabilanci.com/automotive-dealer-report-2017-24-febbraio-bolzano/ ), quindi ad un uditorio di esperti, con la relazione pubblicata qui http://ugobardi.blogspot.it/2017/03/il-motore-scoppio-e-ormai-obsoleto-come.html , la cui conclusione, in breve, è che il motore diesel è in realtà molto meno inquinante di quello a benzina e con emissioni molto meno rischiose per la salute umana; conclusione che è di dominio pubblico, ma che nessuno, dal “sistema”, ha contestato e meno che mai smentito.

Due ulteriori conseguenze negative e non trascurabili di tutto quanto sopra sono l’ingiusto danno inferto ai proprietari delle auto non esentate dai blocchi selettivi, che ne fanno crollare il valore di mercato praticamente a zero (anche a vantaggio delle Compagnie Assicurative), e la sottrazione di lavoro e reddito ad intere categorie artigianali come autoriparatori e piccoli carrozzieri, causato dal forzato ringiovanimento del parco circolante.

A quest’ultimo proposito, va ricordato:

- che il 14 giugno 2016 la Commissione Ambiente del Senato ha approvato all’unanimità una risoluzione in favore dell’Economia Circolare http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/istituzioni/2016/06/14/commissione-ambiente-senato-ok-risoluzione-su-economia-circolare_694fabdc-900c-40d2-b94d-2ad6bd11bd63.html ;

- che il 9 luglio 2015, alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, una risoluzione analoga era stata approvata con 394 voti a favore, 197 contrari e 82 astensioni, http://www.europarl.europa.eu/news/it/news-room/20150702IPR73644/economia-circolare-deputati-chiedono-un-cambiamento-sistemico ;

- che il 10 luglio 2015 il Parlamento Europeo, in seduta plenaria, ha adottato l’Economia Circolare come modello di sviluppo del futuro, anche per merito di deputati italiani http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2015/07/leconomia-circolare.html ;

- e che il principio-base dell’Economia Circolare é l’azzeramento dei rifiuti ottenuto col “riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare” (altro che rottamare!!) http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/economia-circolare-2/ .

Per concludere, e per chi pensasse che quelli sono pii desideri, porto l’esempio pratico, modesto ma convincente, di una relativamente piccola azienda francese, la Envie Anjou (http://www.envieanjou.com/produits.php), che dal 2000 ritira e ricondiziona elettrodomestici usati e che da allora ne ha rivenduti, con garanzia, ben 68.414 (come dire, in media, 4.000 all’anno !).

Leonardo Libero

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