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Emile Zola: la crisi e il denaro

Se non avete mai letto “Il denaro” di E. Zola, è questo il momento storico migliore per farlo.Ci troverete dentro tutto: il passato, il presente e il futuro delle nostre società capitalistiche, le ricorrenti crisi economiche e le speculazioni finanziarie, nonché i soliti pregi e difetti degli esseri umani che sono invischiati, con le loro individualità, in oggettivi fasci di rapporti sociali, direzionanti le azioni in un mondo che essi controllano solo limitatamente.

Il libro di Zola narra di una colossale speculazione finanziaria nella Francia del Secondo Impero che sembra esser stata scritta appena ieri sera.
I personaggi di questa storia, quali banchieri, agenti di cambio, azionisti, eserciti di speculatori senza scrupoli e poveri risparmiatori gabbati, politici troppo scaltri e giornalisti compiacenti ecc. ecc. sono gli stessi dei nostri tempi.
Sembra che Zola si sia ispirato, per la stesura di questo romanzo, ad una vera speculazione avvenuta tra il 1881 e il 1882 sospinta, neanche a dirlo, da un Rothschild.
Voglio segnalare come l’autore voglia dar voce ad un possibile rimedio alla speculazione creando un personaggio, Sigismond, che ha molti punti in comune con i “visionari “ di oggi.
Zola all’interno del testo sviluppa un dialogo molto esplicativo tra il finanziere in disgrazia Saccard ed un giovane collaboratore di Marx :  ne riprendo il testo e giudicate voi………..

Il finanziere pungola lo studioso Sigismond dicendogli: “quando li spazzerete via i parassiti della finanza con un bel calcio? 
“Sigismond risponde “A che scopo vi distruggerete da voi stessi…sì sì, voi lavorate per noi, senza rendervene conto…siete un pugno di usurpatori, ed espropriate la massa del popolo, ma, quando vi sarete impinguati, verrà la nostra ora, e saremo noi adespropriarvi…
”Ogni accaparramento, ogni centralizzazione conduce al collettivismo.

Voi ci date una lezione pratica, come le grandi proprietà che assorbono gli appezzamenti di terreno, i grandi produttori che mandano in rovina i lavoratori privati, le grandi banche e i grandi negozi che annientano ogni concorrenza, ingrassandosi sul fallimento delle piccole banche e delle piccole botteghe, ci conducono verso il nuovo stato sociale in modo lentoma inarrestabile.

Quando verrà la nostra ora, e saremo noi a espropriarvi…
Ogni accaparramento, ogni centralizzazione conduce al collettivismo.

Noi aspettiamo che tutto crolli, che l’attuale metodo di produzione abbia portato la societä alla sofferenza intollerabile che deve essere la sua ultima conseguenza.
Allora i borghesi, e gli stessi contadini, ci aiuteranno.Saccard, pieno d’interesse,lo guardava con una vaga preoccupazione, benchè lo considerasse un pazzo.
Ma insomma, spiegatemi: che cosa intendete quando parlate di collettivismo ?

Il collettivismo è la tasformazione dei capitali privati, che speculano sulle lotte della concorrenza, in un capitale sociale unitario, sfruttato dal lavoro di tutti… 

Immaginate una societä in cui gli strumenti della produzione siano proprietà di tutti, in cui ognuno lavora secondo la sua intelligenza e la sua forza, in cui i prodotti di quella cooperaziore sociale siano distribuiti a tutti, in proporzione col loro impegno.
Non c’è nulla di più semplice, non è vero?
Una produzione comune nelle officine, i cantieri, i laboratori della nazione; poi uno scambio, un pagamento in natura.
Se c’è un sovrappiù di produzione, lo si deposita nei magazzini pubblici, da cui viene ripreso per colmare i deficit che si possono originare.
Si fa un pareggio… 
Il collettivismo, come un colpo di scure, abbatte l’albero marcito.

Niente più concorrenza, niente piü capitale privato, quindi niente più affari di nessun genere, nè commercio, nè mercati, nè borse.L’idea di guadagno non ha più nessun senso.
Le sorgenti della speculazione, delle rendite senza lavoro, sono inaridite.
«Oh!, lo interuppe Saccard. «Questo cambierebbe moltissimo le abitudini di un bel po’ di gente !
Ma di quelli che oggi vivono di rendita, che ne farete?… 
Con Gundermann, per esempio, come vi comporterete? 
Gli prenderete il suo miliardo.

Neanche per idea, non siamo mica dei ladri. 
Gli riscatteremo il suo miliardo, tutti i suoi valori, i süoi titoli di rendita, con buoni diusufrutto, divisi per annualitä.
E vi immaginate quell’immenso capitale sostituito in tal modo da una straordinaria abbondanza di beni di consumo?In meno di cento anni, i discendenti del vostro Gundermann, sarebbero ridotti, come tuttigli altri cittadini, al lavoro personale, perchè le annualitä si esaurirebbero, ed essi non avrebbero potuto capitalizzare i loro risparmi forzati, l’eccessiva quantitä di quelle provviste, ammettendo anche che si conservi intatto il diritto di eredità…

Vi garantisco che il collettivismo spazzerà via di un sol colpo non soltanto gli affari individuali, le società per azioni, le associazioni di capitali privati, ma anche tutte le fonti indirette di reddito, tutti i sistemi di credito: prestiti, pigioni, terreni in affitto…

Resterà soltanto, come criterio di valutazione, il lavoro.
Il salario sarà ovviamente soppresso, non equivalendo, nell’attuale stato capitalistico, al prodotto esatto del lavoro, perchè rappresenta soltanto quello che è strettamente necessario al lavoratore per il suo quotidiano mantenimento.

E bisogna riconoscere che lo stato attuale è l’unico colpevole, che anche il padrone piü onesto è costretto a rispettare la dura legge della concorrenza, e a sfruttare gli operai, se vuole vivere.

E’ tutto il nostro sistema sociale, che va distrutto.
Saccard si sentiva sempre piü a disagio.
Se quel ragazzo,che sognava a occhi aperti, avesse detto il vero? 
Se avesse presentito l’avvenire?
Gli argomenti che portava a sostegno delle sue teorie sembravano molto chiari e sensati.“Bah” mormorò per tranquillizzarsi.
Non sono cose che accadranno l’anno prossimo.Certamente, riprese il giovane, ridivenendo serio e affaticato. ..
Siamo nel periodo transitorio, il periodo di agitazione.
Forse ci saranno violenze rivoluzionarie: spesso sono inevitabili.
Ma le esagerazioni, i disordini, sono passeggeri… 
Oh’Non mi nascondo le grandi difficoltä immediate.
Questo avvenire sognato sembra impossibile, non si riesce a dare alla gente un’idea ragionevole della società futura, quella societä di lavoro giusto, i cui costumi saranno tanto diversi dai nostri.E come un altro mondo, su un altro pianeta…

Ricordo la data di pubblicazione …1891, esattamente 120 anni fa , non è cambiato nulla ,tutto come allora, anche le soluzioni che l’autore Zola suggerisce sono a molti famigliari,ad altri appariranno fantasiose nonostante tutto.

Una cosa è sicura, 1835, 1874, 1929, 2008…… le crisi pilotate dalla finanza e da governi compiacenti,  non sono fatte di solo numeri e titoli giornalistici, ma saranno per tutti comunque un altro mondo, su un altro pianeta…

Augusto Anselmo

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