Per molte persone l’ambiente viene spesso associato o ad un settore dell’azione pubblica - per il quale vengono attivate politiche specifiche come la realizzazione di parchi, la raccolta differenziata dei rifiuti o altro ancora - o a qualcosa che ci ricorda alcuni dei momenti migliori della nostra vita, a contatto con l’aria aperta e il verde di qualche luogo “incontaminato”.
In aggiunta a questa percezione immediata, l’idea diffusa di ambiente risente anche di fattori maggiormente di lungo periodo derivanti dalla nostra cultura, che è fortemente segnata da un approccio che ha relegato l’ambiente ad una funzione sostanzialmente di cornice rispetto ai fattori fondamentali dello sviluppo.
In questo senso, a fronte di alcuni elementi considerati come sintomo di progresso “buono” e che andavano lasciati liberi di espandersi (gli insediamenti, le infrastrutture, ecc.), l’ambiente ha assunto in maniera evidente il ruolo marginale di un elemento che va semplicemente preservato e va tutelato, possibilmente confinandolo ad aree specifiche alle quali affidare il compito ingrato – e, in realtà, impossibile – di compensare i danni progressivamente creati nella altre aree dove la società produce le sue ricchezze.
La Conferenza di Rio de Janeiro e l’Agenda 21
Nel giugno del 1992 il grande Summit della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), ufficializza definitivamente la concezione dello sviluppo sostenibile a livello internazionale, sottoscrivendo un ampio documento definito “Agenda 21” (un Agenda di azioni per il 21° secolo) dove, in 40 capitoli, vengono tratteggiati gli elementi essenziali per far imboccare a tutte le società umane la strada di una sostenibilità del proprio sviluppo economico e sociale.
L’Agenda 21 è ispirata al principio di integrazione delle politiche ambientali con quelle economiche e sociali e tende a tradurli in pratica in più di un centinaio di aree di programma che spaziano dall’atmosfera ai suoli, alle montagne, alle acque del pianeta ed in numerosi altri campi quali la scienza, la tecnologia, l’informazione ecc.
Nella primavera del 2002, in vista di diverse opportunità di finanziamento per gli enti locali -provenienti dall’ Obiettivo 2 del DocUp, da fondi legati al risarcimento Haven, e dal Ministero dell'Ambiente -, la Regione Liguria propose una nuova ricognizione presso le Province, i Comuni e le Comunità montane liguri. Risposero 72 enti di cui 8 comunità montane (su 19 presenti sul territorio), 3 province (su 4) e 62 comuni (su 235).
Dall'analisi dei risultati emerse una maggiore ricchezza circa gli strumenti utilizzati, sempre però incentrati su l'Ag21L e la certificazione ISO 14001 (tra il 60 e il 70% del totale), seguiti da esperienze di pianificazione territoriali......
Passano diversi anni e : 14 Giugno 2016 Genova - Il Consiglio regionale ha approvato con 16 voti a favore (maggioranza) e 13 astenuti (Mov5Stelle e Pd) la proposta di deliberazione 32 “Coordinamento agende 21 locali italiane “ Il provvedimento stabilisce che la Regione non aderisce più al Coordinamento Nazionale Agenda 21 Locale Associazione Nazionale di Regioni ed enti locali per lo sviluppo sostenibile”
Anche la provincia di Imperia si era dotata di una Agenda 21 nel lontano 12 /11 / 2004
Costo € 214.286 Strumento di finanziamento Bando Agenda 21 Locale 2002 Note ai finanziamenti : Cofinanziamento del Ministero dell'Ambiente Bando A21L 2002 euro 149.758,97
Inoltre la Provincia aveva attivato il processo di Agenda 21 Locale provinciale quale strumento distinto, seppure parallelo e sussidiario con il Piano Territoriale, all’interno del quale potevano, per scelta volontaristica degli aderenti, trovare collocazione iniziative, generalmente di prevalente carattere comportamentale, complementari o migliorative o sinergiche rispetto all’attuazione delle previsioni “sostenibili” per seguite dal Piano Territoriale provinciale.
La documentazione di riferimento è la dimostrazione che siamo molto bravi a scrivere sulla carta le buone intenzioni e non farne poi più nulla.
Che fine ha fatto l'Agenda 21 Locale Imperiese ?
Quell’ambientalismo maturo e partecipato, è come sempre di là da venire.
Se i politici come i cittadini , lavorano, comprano, consumano e buttano, ordinatamente, secondo i loro interessi, non avranno motivo di cambiare.
Se i cittadini iniziano ad essere critici, ridurre i consumi, protestare, boicottare, fare pressione, informarsi e partecipare, allora qualcosa cambierà.
Detto questo, credo che pochi siano stati i cittadini informati dell’adesione della provincia di Imperia ad Agenda21Locale
Emerge infatti che più della metà degli articoli della carta stampata affrontano questioni generali del dibattito etico-politico oppure si occupano di questioni ambientali a seguito di convegni ed eventi.
Peggio avviene in tv, con il 48% delle notizie incentrate solo su temi quali incidenti e calamità.
A questo punto è però necessario sottolineare che il monitoraggio (per quanto riguarda l’informazione televisiva) è avvenuto nei primi nove mesi del 2016, periodo che ha registrato un incremento delle notizie al 7% dal 3% dell’anno prima, soprattutto a causa di due eventi: il referendum di aprile sulle concessioni per le trivellazioni e in seguito il terremoto che ha colpito le regioni del Centro Italia.
I giornali — Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore, tutti analizzati nel periodo aprile-settembre 2016 — seguono con un discreto grado di attenzione le notizie di best practices in materia (specialmente a livello locale), mentre sono marginali le presentazioni di scoperte e innovazioni nell’ambito di energie sostenibili o rinnovabili.
Questo è, in estrema sintesi, lo stato dell’arte dell’informazione sui temi ambientali, delle iniziative come Agenda21L, Cop21 , Patto dei Sindaci .... e di quanto queste passino in secondo ordine tra le priorità dei nostri amministratori e cittadini.
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