“L’Italia vanta il primato di perdite per derivati di Stato
dell’Eurozona: oltre 6,75 miliardi di euro di perdite effettive soltanto
nel 2015. Sono stati segretamente stipulati 13 contratti di derivati
sul debito pubblico, per decine di miliardi di euro dal ministero delle
Finanze con Banca Imi S.p.A., Bank of America, Barclays Bank PLC, BNP
Paribas, Citibank N.A. – London, Credit Suisse International, Deutsche
Bank AG, Dexia Crediop S.p.A., FMS Wertmanagement Anstalt Des, Goldman
Sachs International, HSBC Bank PLC, ING Bank N.V., JP Morgan Securities
PLC, Morgan Stanley and Co. Int. PLC, Nomura International PLC, Societe
Generale, The Royal Bank of Scotland PLC, UBS Limited e Unicredit Bank
AG.”
L’argomento è un tabù di Stato anche se non è stato apposto –
dall’inquilino di Palazzo Chigi – il vincolo formale di inaccessibilità
alle scottanti informazioni.
Il 12 agosto 2016 una sentenza della quarta sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato – presieduta dall’ex ministro della funzione pubblica nel governo Monti, tale Filippo Patroni Griffi – ha stabilito che il diritto di cronaca non è una ragione sufficiente per accedere alle informazioni; di conseguenza il giornalista e meno che meno il cittadino, secondo questa arcana interpretazione dello Stato di diritto, non è portatore di un interesse pubblico a conoscere.
Insomma, non è stato riconosciuto e garantito il diritto costituzionale del cittadino, ovvero del popolo sovrano, di poter controllare lo Stato tricolore.
La “trasparenza” è sulla bocca di tutte le istituzioni e dei mass media telecomandati, ma poi si nega ai cittadini il diritto di sapere quel che combinano i maggiordomi per conto terzi delle istituzioni statali, incluso l’incontro a porte chiuse di Gentiloni e Soros (definito dalle cronache un manovratore che ha sempre speculato sull’Italia).
Autore: Gianni Lannes (https://www.nexusedizioni.it/it/CT/segreto-di-stato-sullo-sperpero-di-denaro-pubblico-5744)
Quando ci parlano di debito pubblico pensiamo sugli interessi sui titoli di stato e al debito contratto per finanziare il paese, o a quelli dovuti ad una non virtuosa gestione dello stato.
Ma è così solo in parte.
Molti miliardi di debito pubblico sono frutto della finanza speculativa che anche lo stato attua.
Tuttavia curiosamente, del salasso che ancora oggi provocano le perdite sui derivati sottoscritti dallo Stato non si parla, eppure l’Italia è il paese che perde una somma incomparabilmente più alta degli alti Paesi europei alla voce derivati.
La realtà è indigesta ma è così sintetizzabile: noi con i nostri risparmi non acquisteremmo mai derivati ma lo stato lo fa.
Non stiamo parlando di investimenti in azioni o strumenti finanziari legati al lavoro reale ma dei derivati: lo stato specula in derivati.
Ovvero effettua scommesse con denaro pubblico, come un comune broker. Quindi, quando sentiamo parlare, molto genericamente, di ‘debito pubblico’, è da tener ben presente che il problema è sistemico in uno stato che fa ricorso, per finanziarsi, anche a strumenti pericolosissimi della finanza speculativa.
Derivati, l'accusa della Corte dei Conti: "Tesoro negligente"
Il 12 agosto 2016 una sentenza della quarta sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato – presieduta dall’ex ministro della funzione pubblica nel governo Monti, tale Filippo Patroni Griffi – ha stabilito che il diritto di cronaca non è una ragione sufficiente per accedere alle informazioni; di conseguenza il giornalista e meno che meno il cittadino, secondo questa arcana interpretazione dello Stato di diritto, non è portatore di un interesse pubblico a conoscere.
Insomma, non è stato riconosciuto e garantito il diritto costituzionale del cittadino, ovvero del popolo sovrano, di poter controllare lo Stato tricolore.
La “trasparenza” è sulla bocca di tutte le istituzioni e dei mass media telecomandati, ma poi si nega ai cittadini il diritto di sapere quel che combinano i maggiordomi per conto terzi delle istituzioni statali, incluso l’incontro a porte chiuse di Gentiloni e Soros (definito dalle cronache un manovratore che ha sempre speculato sull’Italia).
Autore: Gianni Lannes (https://www.nexusedizioni.it/it/CT/segreto-di-stato-sullo-sperpero-di-denaro-pubblico-5744)
Quando ci parlano di debito pubblico pensiamo sugli interessi sui titoli di stato e al debito contratto per finanziare il paese, o a quelli dovuti ad una non virtuosa gestione dello stato.
Ma è così solo in parte.
Molti miliardi di debito pubblico sono frutto della finanza speculativa che anche lo stato attua.
Tuttavia curiosamente, del salasso che ancora oggi provocano le perdite sui derivati sottoscritti dallo Stato non si parla, eppure l’Italia è il paese che perde una somma incomparabilmente più alta degli alti Paesi europei alla voce derivati.
La realtà è indigesta ma è così sintetizzabile: noi con i nostri risparmi non acquisteremmo mai derivati ma lo stato lo fa.
Non stiamo parlando di investimenti in azioni o strumenti finanziari legati al lavoro reale ma dei derivati: lo stato specula in derivati.
Ovvero effettua scommesse con denaro pubblico, come un comune broker. Quindi, quando sentiamo parlare, molto genericamente, di ‘debito pubblico’, è da tener ben presente che il problema è sistemico in uno stato che fa ricorso, per finanziarsi, anche a strumenti pericolosissimi della finanza speculativa.
Derivati, l'accusa della Corte dei Conti: "Tesoro negligente"
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