Passa ai contenuti principali

Ambito di Bacino n.7 - DIANESE PIANO DI BACINO STRALCIO PER LA TUTELA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Le intense pioggie di questi giorni : alluvioni, frane, esondazioni che stanno avvenendo in tutta Italia,  sono l'occasione per una breve disamina di un Piano di Bacino, a dimostrazione che i rischi sono analizzati e conosciuti....
Questi piani potrebbero essere utilizzati per interventi di messa in sicurezza di   ogni territorio italiano.
Purtroppo solo quando i danni provocati dai cambiamenti climatici diventeranno insostenibili , solo allora , lo spero,  le pubbliche amministrazioni si attiveranno per limitare i danni. Queste segnalazioni le sto facendo da anni.....

ll  Piano  di  Bacino  costituisce  la  base  per  ogni  intervento  strutturale    sul  territorio  poiché consente   di   effettuare   un'analisi   ad   ampio   spettro   estesa   a   tutto   il   bacino   determinando   le problematiche  ambientali  connesse  alle  opere  che  si  intendono  realizzare  e  alle  strutture  che  si
intendono  salvaguardare;  il  Piano  di  Bacino  non  è  dunque  un  documento  puramente  descrittivo,  ma piuttosto  rappresenta  uno  strumento  operativo  capace  di  fornire  una  dettagliata  conoscenza  del territorio e di consentire lo sviluppo di una strategia organica di intervento sul suolo

L’esame  del  comprensorio  Dianese  inserito  nell’ambito  di  studio  ha  messo  in  luce  una  serie  di situazioni che possono costituire cause determinanti di eventi tali da rappresentare rischio oggettivo non solo per l’area direttamente interessata, ma anche per  zone notevolmente distanti, ubicate generalmente a valle del sito oggetto dell’evento.
In  generale  possiamo  affermare,  a  seguito  delle  indagini  sul territorio,  che  i  bacini  interessati  sono caratterizzati  sostanzialmente  da  un  diffuso  dissesto  idrogeologico  generato  da  un  progressivo  abbandono del  territorio,  dalla  mancanza  di  un’adeguata  regimazione  delle  acque,  da  una  totale  mancanza  di manutenzione e da una pressione antropica che si è andata sempre più intensificando in maniera caotica e irrazionale.

Oggi infatti persistono situazioni che nel passato non costituivano “rischio” nel senso sopra accennato o le cui conseguenze erano limitate.

 Diano Marina in rosso aree a rischio esondazione

La sezione idraulica dei suddetti tombini, se a tutt’oggi appare di molto inferiore alla reale necessità idraulica, in allora poteva essere sufficiente in quanto i bacini imbriferi non urbanizzati e i corsi d’acqua non canalizzati,  ma  presentanti  ampie  zone  di  espansione  e  laminazione  sulle  piene, determinavano  un innalzamento dei tempi di corrivazione ed il conseguente abbassamento dei picchi di piena.
Inoltre l’eventuale insufficienza idraulica dei suddetti tombini e la conseguente esondabilità dei tratti a monte  era  considerato  più  un  beneficio  che  un  danno;  infatti  tali  aree  nel  secolo  scorso  mancavano completamente di zone urbanizzate ed erano essenzialmente adibite a campi coltivati dotati di una fitta rete di canali di drenaggio; le esondazioni venivano pertanto raccolte da tale rete e distribuite nei terreni coltivati venendo così a costituire linfa vitale per le coltivazioni.
A  tutt’oggi  la  situazione  si  è  notevolmente  modificata  e  i  campi  coltivati  del  secolo  scorso  sono diventate aree intensamente urbanizzate, per le quali un’ esondazione dei torrenti causerebbe gravi danni a cose e persone.
Esistono diversi  livelli  di  rischio,  apparentemente  indipendenti  fra  loro,  ma  pur  tuttavia  correlabili  in funzione  delle  interazioni  di  causa-effetto  che  possono  determinarsi  in  rapida  successione,  vale  a  dire  che l’effetto determinato da una precisa causa costituisce a sua volta causa per un successivo effetto di maggior significatività  in  termini  di  danno  alle  persone  e  alle  cose,  molto  spesso  amplificato  dalla  presenza  di situazioni di degrado o di ulteriori parzializzazioni delle sezioni di deflusso.

E’  il  caso di  una  possibile  frana  che  verificandosi  a  monte  di  un  tratto  tombinato  ha  come  effetto l’ostruzione parziale del corso d’acqua, il quale, a sua volta, per effetto del trasporto solido generato dal dilavamento  e  trasporto  dei  sedimenti  detritici  della  fra na,  costituisce  la  causa  di  una  sensibile  occlusione all’interno  delle  sezioni  terminali,  generalmente  amplificato  dalla  presenza  di  strutture  interferenti  (tubi, restringimenti, presenza di manufatti, ecc);  che potrebbe causarne l’esondazione rappresentata nella carta del rischio idraulico.

Il “fatto dannoso” innescato dalla frana, che potrebbe non arrecare alcun danno a strutture o persone, potrebbe  pertanto  essere  percepito  ad  una  notevole  distanza  ed  in  zone  densamente  popolate  e  con infrastrutture di interesse sociale.
Sulla base delle precedenti considerazioni si è giunti alla determinazione della carta del rischio che somma  e  concatena  tra  loro  gli  effetti  dannosi  sul  territorio,  rilevati  in  ciascun  ambito  di  studio  (idraulico, geologico, agronomico-forestale), ed aggiornati a seguito dell’evento alluvionale del novembre 2000.

Analisi dei rischi
Alla luce delle precedenti considerazioni ed in base agli studi compiuti nei precedenti capitoli è stata redatta la carta del rischio globale richiamando alc
uni concetti che stanno alla base della stessa.

A)
Rischio idraulico: si manifesta nell'impossibilità di deflusso di una certa portata e si traduce nel  rischio  di  esondazione  con  inondazione  di  una  superficie  più  o  meno  estesa  che individua  con  i  suoi confini  l'area  a  rischio;  tale  voce  è  suddivisa  in  diverse  zone  relative all'esondazione  con  portate  associate  a  tempi  di  ritorno  di  50,  200  e  500  anni.  Inoltre,  in
base  a  considerazioni  connesse  con  lo  studio  della  morfologia  del  territorio  ed  in  base  alla presenza di superfici pianeggianti e/o piani interrati ovvero zone inondabili caratterizzate da marcata pendenza, si è valutata empiricamente la possibilità di zone di ristagno dell'acqua o di  scorrimento  superficiale,  evidenziando  le  zone  in  cui  si  ritiene  si  verifichino  significativevelocità di scorrimento con delle frecce.

B)
Rischio statico: è correlato all'instabilità strutturale dei manufatti influenzati (ed influenzanti) dal deflusso idraulico (tombini, argini, solette di copertura, ponti, passerelle, ecc.)
Ultima modifica approvata con DDG n.99 del 13/04/2017/245
E'  bene  sottolineare  ancora  una  volta  che  il  rischio  strutturale  permane  anche  in  situazioni meteorologicamente  non  critiche  in  quanto  lo  stato  di  deterioramento  delle  infrastrutture riscontrato può provocare fenomeni di collasso anche in assenza di sollecitazioni idrauliche.

C)
Rischio  geologico:  è  determinato  dalle  situazioni  di  instabilità  dei  versanti  è  può  avere effetti diretti sull'area in cui si manifesta o indiretti a causa delle conseguenze che il verficarsi di un fenomeno geologicamente importante provoca lungo il corso d'acqua nel suo sviluppo di valle e soprattutto all'interno delle tombinature o in corrispondenza dei ponti.

D)
Rischio   vegetazionale:   è   determinato   da   quelle   situazioni   in   cui   la   mancanza   diun'adeguata  copertura  ar borea,  o  comunque  vegetale,  o  una  scarsa  efficienza  ecologica delle  fitocenosi  preesistenti  genera  fenomeni  di  erosione  che  hanno  conseguenze  dirette sull'area,  generando  una  progressiva  detrizione  del  terreno,  e/o  indirette  su  tutto  il  bacino
per esempioin termini di riduzione del tempo di corrivazione e quindi aumento delle portateal colmo o incremento del trasporto solido del del torrente

Estratto dal piano di bacino Dianese



Commenti

Post più visti

Leggete a chi vanno i miliardi della Bce. E vomitate!

Mi prenderei a sberle. Avevo un documento agghiacciante in scrivania e non l’ho aperto per mesi. Dentro c’è la verità su chi Mario Draghi sta veramente finanziando coi miliardi del Quantitative Easing (Qe) mentre storce il naso se Roma chiede 20 euro per gli abruzzesi in ipotermia, sfollati da mesi, con morti in casa e la vita devastata, o per mettere 11 euro in più nel Job Act infame di Renzi e Poletti. Quando io gridavo a La7 “Criminali!” contro gli eurocrati, l’autore del programma, Alessandro Montanari, mi si avvinghiava alla giacca dietro le quinte e mi rampognava fino alla diarrea. Quel genio di Oliviero Beha mi rampognò in diretta, è in video. Ma voi leggete sotto, mentre pensate ai sofferenti d’Italia. Bacinella del vomito a portata di mano, raccomando. Il pdf in questione mi arrivò a fine ottobre via mail da Amsterdam, fonte autorevole oltre ogni dubbio. M’ingannò, porcaputtana, il subject mail che era “Draghi finanzia il Climate Change”. Pensai, ok, ci ar

IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

Post per pochi intimi.5 minuti per avere una visione corretta di quello che è realmente accaduto. Buona lettura. Può un virus arrivare proprio nel momento esatto per essere considerato come una vera e propria benedizione? Sarebbe quasi un’eresia rispondere di si. Invece, per gli operatori finanziari, è proprio ciò che è accaduto. A giugno 2019 il mercato dei REPO stava iniziando a collassare mostrando segnali di pericolo sistemico. La maggior parte della gente non sa neanche che cosa siano i REPO. In pratica sono operazioni di pronti contro termine con cui le banche e i maggiori operatori economici si scambiano asset (principalmente titoli di stato) con operazioni di durata brevissima allo scopo di ottenere liquidità istantanea per le ragioni legate soprattutto al rischio controparte che scaturisce da operazioni altamente speculative nel mercato dei derivati. Il campanello d’allarme inizia a suonare a giugno. A settembre 2019 la situazione diventa preoccupante. Quanto preoccupan

Quando e perchè è iniziato il declino Italiano ?

Nel 1987 l’Italia entra nello Sme (Sistema monetario europeo) e il Pil passa dai 617 miliardi di dollari dell’anno precedente ai 1201 miliardi del 1991 (+94,6% contro il 64% della Francia, il 78,6% della Germania, l’87% della Gran Bretagna e il 34,5% degli Usa). Il saldo della bilancia commerciale è in attivo di 7 miliardi mentre la lira si rivaluta del +15,2% contro il dollaro e si svaluta del -8,6% contro il marco tedesco. Tutto questo,  ha un suo apice e un suo termine coincidente con la nascita della Seconda Repubblica. La fredda legge dei numeri ci dice difatti che dal 31 dicembre del 1991 al 31 dicembre del 1995, solo quattro anni, la lira si svaluterà del -29,8% contro il marco tedesco e del -32,2% contro il dollaro Usa. La difesa ad oltranza e insostenibile del cambio con la moneta teutonica e l’attacco finanziario speculativo condotto da George Soros costarono all’Italia la folle cifra di 91.000 miliardi di lire. In questi quattro anni il Pil crescerà soltanto del 5,4% e s