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L'innovazione sociale

Sempre di più si sente parlare di innovazione sociale. Ma che cosa intendiamo con questo termine? In che cosa è di versa dagli altri tipi di innovazione?
Ecco qualche riga per capirne qualcosa di più!



Un mondo di innovazioni!
Siamo costantemente circondati da innovazioni. La pentola in resina super resistente, la macchina elettrica, lo smartphone dell’ultimo minuto, le nuove tecniche scientifiche di lotta contro le peggiori malattie (e non solo): nuovi materiali, nuove tecnologie, nuove cure.
E questi sono solo alcuni degli aspetti più visibili dell’innovazione!

Ma ricominciamo dalla pura definizione dell’innovazione: “una nuova idea, strumento, metodo, azione o processo che portano a loro volta all’elaborazione di nuove idee, strumenti, o metodi“. 
L’innovazione è un processo creativo che include tutte le discipline: le scienze umane, il business, l’industria.

Il bello dell’innovazione è che non è necessariamente legata alla massimizzazione del profitto!
Il che significa che poco importa l’organizzazione di cui fai parte: che tu sia un’impresa for profit o un’associazione o cooperativa sociale, chiunque può innovare!

Cinque tipi di innovazione

Numerosi studi e ricerche scientifiche ne hanno identificato 5 tipi (li conoscevate tutti??):

 Tecnologica = modo nuovo e più efficiente di trasformazione della realtà materiale;

 Economica = utilizzo dell’innovazione tecnologica al servizio della produzione per ottenere un surplus di valore;

Regolativa = trasformazione delle regole e/o le sanzioni (formalizzate nei codici, come il codice civile, penale, ecc.);

Normativa = identificazione i valori sociali condivisi e le nuove abitudini sociali;

Culturale = introduzione di nuove pratiche.

In sintesi, possiamo far rientrare tutte queste forme di innovazione in due grandi sfere: la prima di innovazione tecnico-economica e la seconda di innovazione sociale (regolativa+normativa+culturale).

La prima di queste due sfere è generalmente motivata dal denaro e generalmente la ritroviamo nelle imprese e nelle industrie; l’innovazione sociale trova invece il suo perché nei bisogni sociali ai quali vuole dare risposta.

Per questo quest’ultima si sviluppa prevalentemente nelle organizzazioni la cui mission è preminentemente sociale (è il caso delle imprese sociali, cooperative sociali, associazioni e tutte le altre strutture della social economy).

Che si parli dell’una o dell’altra, sia l’innovazione economica che quella sociale condividono l’intento di cambiare lo stato delle cose attraverso nuove idee, processi, metodologie, servizi e prodotti.

Ma l'”innovazione sociale” quindi.. Che cos’è?

L’innovazione sociale è quindi la capacità di rispondere a dei bisogni sociali emergenti attraverso nuove soluzioni e modelli, senza avere come prima vocazione l’ottenimento di un profitto.
La social innovation si riferisce a norme etiche, come le pratiche di commercio equo ed il rispetto per i diritti dei lavoratori, o a dei valori come la giustizia, la solidarietà e la cooperazione.
Per questa ragione in Italia l’innovazione sociale appare come una prerogativa delle imprese sociali, specialmente nel settore delle cooperative sociale, in quanto impegnate nella massimizzazione del benessere umano ed ambientale.

Tra i temi più classici dell’innovazione sociale ritroviamo: la salute, la sicurezza, l’educazione, i senzatetto, la prevenzione dei crimini, la protezione ambientale, le discriminazioni sociali e le disuguagliane nelle opportunità economiche.
Sei caratteristiche-chiave della Social Innovation

Affinché si possa parlare di innovazione sociale, è necessario rispondere a questi sei elementi fondamentali:

1) Migliore soddisfazione di un’esigenza collettiva: finalità fondamentale dell’innovazione sociale, si propone di trovare nuovi modi per rispondere ad un’esigenza collettiva in maniera migliore rispetto alle modalità pre-esistenti. E’ strettamente legata ad un’acuta analisi del contesto e degli attori di riferimento ed al miglior uso dei beni disponibili (efficienza ma soprattutto efficacia);

2) Innovazione delle relazioni tra gli attori economici e sociali, e dei loro ruoli: riguarda lo sviluppo di relazioni “nuove” poiché si instaurano tra soggetti altrimenti non collegati (almeno non direttamente);

3) Tecnologie: pur non essendo una componente sempre necessaria e sufficiente all’innovazione sociale, la tecnologia rappresenta una leva potenzialmente molto importante (come nel caso della sharing economy);

4) Miglior uso dei beni/risorse disponibili: il “miglior uso”, può riguardare l’aumento dell’efficienza o della produttività del bene/risorsa in questione, oppure nella riduzione assoluta del suo utilizzo (principi chiave dell’economia circolare);

5) Impatto strutturale: l’innovazione sociale è tale quando genera un cambiamento rilevante, consistente nel lungo termine e diffuso. Significa andare oltre l’azione nei casi più circoscritti ed urgenti, preoccupandosi maggiormente dell’impatto nel lungo termine;

6) Forza economica: la sostenibilità economica è una caratteristica necessaria dell’innovazione sociale, quanto meno per procedere nelle fasi più avanzate del progetto (diffusione del nuovo prodotto/servizio o pratica, e cambiamento strutturale del sistema socio-economico).

Questi sei elementi sono tra loro interdipendenti ed evolvono nel tempo.

Per saperne di più

ONU, 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, Agenda 2030.

Dalle politiche sociali alle politiche per l’innovazione sociale

Per superare gli ostacoli alla piena realizzazione delle potenzialità dell’innovazione sociale, anche come motore di crescita, è necessario innanzitutto passare dalle tradizionali politiche sociali – peraltro già indebolite dal progressivo razionamento delle risorse pubbliche e dei servizi – alle politiche attive per l’innovazione sociale. 

Con la comunicazione Towards Social Investment for Growth and Cohesion del 2013 la stessa Commissione UE sollecita gli Stati membri nell’ambito dei Programmi Nazionali di Riforme “a sviluppare strategie concrete per l’innovazione sociale e per l’imprenditoria sociale, a garantire stabili e adeguati sostegni finanziari e a fornire formazione, networking e tutoraggio al fine di favorire politiche evidence-based”, in linea con il Piano d’azione UE Social Business Initiative and the Entrepreneurship 2020.

In questa prospettiva la definizione di un più avanzato e qualificato quadro normativo è una condizione necessaria ma non sufficiente. 

L’Italia ha già varato ad esempio una normativa ad hoc sulle start-up innovative a vocazione sociale (Legge 221/2012), mentre con l’ultima Legge di Stabilità è stata riconosciuta forma giuridica alle cosiddette Benefit Corporation, aziende che, oltre alla distribuzione dei dividendi, perseguono obiettivi a impatto sociale e ambientale. 

Oltre che di interventi normativi, l’innovazione sociale ha bisogno dello sviluppo di infrastrutture informative in grado di favorire l’incontro fra domanda e offerta, attraverso la nascita di un vero e proprio market-place digitale dell’innovazione sociale. 
Una piattaforma nazionale integrata, in grado di favorire sia l’aggregazione e l’emersione di domanda e offerta, sia la nascita di nuove imprese e iniziative sociali, sfruttando le opportunità di trasparenza, partecipazione e diffusione generativa offerte dal digitale. 
Più precisamente si potrebbero, ad esempio, mettere in rete bisogni e istanze, idee e suggerimenti, esperimenti e prototipi, best practice ed esperienze, servizi innovativi, voucher sociali e micro-donazioni, strumenti della finanza sociale e di progetto.

Dal canto loro i cittadini e le loro associazioni, attraverso un market-place digitale avrebbero la possibilità di esprimere liberamente bisogni, istanze e proposte, trovare il servizio di prossimità che meglio risponde alle proprie esigenze, partecipare al micro-finanziamento e al sostegno dei servizi innovativi, nonché esprimere una valutazione in tempo reale sull’efficacia e la qualità del servizio fruito. 

Mentre gli imprenditori sociali in senso lato si gioverebbero della piattaforma per allargare il proprio bacino d’utenza, irrobustire le proprie competenze, sviluppare nuovi servizi conformi alla domanda, intercettare i voucher sociali e i circuiti del crowdfunding, entrare nel mercato della finanza sociale e di progetto sia pubblica che privata nelle forme di grant o di equity.

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