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L’economia non è fatta di capitale e lavoro. Il ruolo dell’energia e del picco del petrolio

Gli economisti sono miopi (anzi: sono proprio ciechi) dal momento che si ostinano a prendere in considerazione solo il capitale ed il lavoro.
Invece dovranno prima o poi rassegnarsi: l’economia, come ogni attività umana, dipende dalle risorse naturali.
Sembravano inesauribili anche solo 30 o 40 anni fa e nessuno si poneva il problema.
Ma ora tocchiamo con mano i loro limiti: dunque il ministero dello Sviluppo economico merita semplicemente di diventare un sottosegretariato del ministero dell’Ambiente.

La regina delle risorse naturali è l’energia, che attualmente si ricava soprattutto dai combustibili fossili: petrolio, gas, carbone.
In Francia, finalmente, un economista di primo livello sta assegnando all’energia il ruolo che le spetta. Si chiama Gaël Giraud.
 Giraud dice che la crescita economica dipende soprattutto dal consumo di energia, e solo in netto subordine dal capitale e dal lavoro.
Sostiene di conseguenza: dato il picco del petrolio (e l’incapacità, aggiungo io, di colmare il gap da parte degli idrocarburi non convenzionali), l’unica via per la prosperità è la transizione energetica che ci porti a diminuire l’importanza dei combustibili fossili.

Giraud è direttore di ricerca del Cnrs (Centre national de la recherche scientifique) e fa parte del Centre d’Economie della Sorbona.

Merita leggere l’intervista che ha rilasciato pochi giorni fa a Pétrole, un blog del quotidiano francese Le Monde.

I ragionamenti di Giraud sono molto articolati ma si possono riassumere attraverso due grafici.
Dagli Anni 60 in poi il consumo di energia (misurato in mega tonnellate di petrolio equivalente) ed il prodotto interno lordo mondiale (misurato in miliardi di dollari costanti) sono andati sempre a braccetto

Rapporto fra pil e consumo di energia


Correlazione fra pil, consumo di energia, consumo di petrolio

Secondo Giraud, il consumo di energia non segue il prodotto interno lordo.
Al contrario: il prodotto interno lordo viaggia – per così dire – a rimorchio del consumo di energia.

Egli sottolinea che viviamo il picco del petrolio – il momento in cui la produzione non riesce più ad aumentare – e che quindi l’unica strada verso la prosperità (che non coincide affatto con l’aumento del Pil) passa attraverso un punto fondamentale: una transizione energetica (ossia diminuire l’importanza delle fonti fossili di energia) in grado di assicurare lavoro per il più alto numero possibile di persone.

Di tutto questo ragionamento è necessario fare un precisazione: la miglior fonte rinnovabile in assoluto è l'energia risparmiata.

Per il periodo 2010-2020 c'e' un potenziale di circa 22,1 miliardi di euro di recupero di efficienza energetica all'anno, di cui 8,2 miliardi di euro per le imprese e 12 miliardi per il residenziale.

Dei 64,4 miliardi di euro della bolletta energetica del 2012, il 40% e' attribuibile alle imprese e il 23% al residenziale.
Per le imprese e' possibile recuperare anche il 50% delle risorse, competitivita', e ridurre gli impatti sul clima delle emissioni di CO2.

Gli obiettivi legati al taglio delle emissioni in particolare ''possono essere raggiunti solo implementando le politiche nazionali e regionali favorevoli  all'efficienza energetica''......

Ps: Parte dell'articolo è stato pubblicato sei anni fa !

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