“Quando le quantità di bit e di watt - cioè di informazione e di energia - incorporate nelle merci industriali prodotte in massa superano una certa soglia, inevitabilmente generano un’abbondanza che impoverisce. Quest’abbondanza è spesso troppo limitata per essere condivisa, oppure distrugge le libertà e i diritti dei più deboli”. Da quando Ivan Illich scrisse queste parole molta attenzione critica è stata dedicata alla crescita dell’energia consumata dall’umanità.
La consapevolezza dei danni sociali e ambientali dovuti alla crescita eccessiva dei consumi di energia si sta lentamente diffondendo. Per più di un secolo le ciminiere e le locomotive fumanti furono il simbolo stesso del progresso.
Anche oggi si ritiene che non vi possa essere un alto livello di benessere senza un alto consumo di energia primaria e che siamo ancora lontani dalla soglia critica dove consumo energetico e benessere entrano in conflitto.
Eppure già nel 1896 il premio Nobel Svante Arrhenius aveva calcolato molto realisticamente le possibili conseguenze climatiche del rapido trasferimento
nell’atmosfera delle nostre miniere di carbone sotto forma di CO2 (aumento dell’effetto serra naturale). Successivamente é stato rilevato che anche le tecniche energetiche nucleari e idroelettriche comportano notevoli, anche se diversi, costi umani e ambientali.
Anche i parchi di generatori eolici che si diffondono in Italia cominciano a incontrare la resistenza di alcuni cittadini e amministratori perché producono inconvenienti. Pannelli fotovoltaici e termosolari generano direttamente meno problemi, ma i loro costi economici ed ambientali di produzione e di smaltimento nonchè la superficie che richiedono, ne rendono impossibile un uso illimitato. Sta così emergendo un’attenzione critica non solo verso la qualità, ma soprattutto verso la quantità assoluta dell’energia impiegata.
Anche nella cultura tecnica e nelle sue implicazioni sociali emerge così un principio ben noto a chi studia i viventi e il loro habitat: “there is no free meal in nature” (trad.: in natura non esistono pasti gratuiti).
Per quanto oggi indispensabile, diventa quindi insufficiente limitarsi a distinguere tra energie più sporche o più “pulite”. Diffondere inoltre l’llusione
che possano davvero esistere energie pulite sembra il modo migliore per eludere il vero problema. Si veda per esempio l’intensa campagna pubblicitaria “Il metano è natura”.
Per l’economista Jeremy Rifkin l’eventuale futura accessibilità di fonti energetiche pulite, sicure, a buon mercato o addirittura gratuite altererebbe in modo incalcolabile numerosi equilibri biogeofisici su cui si basa la vita sulla Terra, compresa la vita umana.
Secondo il fisico tedesco Hans-Peter Dürr, occorre orientarsi presto verso una società da 1,5 kW, dove un adeguamento delle strutture tecnologiche ma anche di quelle sociali consenta di creare benessere consumando meno di 1,5 kW di energia primaria pro capite al giorno.
Si tratta di una quantità relativamente modesta se si considera che equivale al solo consumo elettrico attuale di un frigorifero oppure che un kW è l’energia necessaria per sollevare una persona di 75 kg dal livello del mare alla cima del Monte Bianco.
Qualità dell'informazione
Una facoltà antica di ogni collettività, quella di distinguere gerarchicamente tra
disinformazione, informazione, sapere, cultura e saggezza, sembra oggi venirci meno.
Sappiamo sempre di più, capiamo sempre di meno, ha osservato qualcuno. Eppure i sistemi industriali di comunicazione e la loro concentrazione stanno moltiplicando l'emissione indiscriminata di qualunque informazione, prescindendo da ogni gerarchia qualitativa o, più spesso, invertendo addirittura le priorità della sequenza gerarchica che abbiamo indicato.
Spesso più un messaggio è inutile o dannoso e più viene diffuso.
Le nostre informazioni cercano di fare chiarezza su molti luoghi comuni, cerchiamo di dare indicazioni su che cosa sia veramente utile alle persone e su cosa sia invece frutto di manipolazione e fonte di profitto per chi fa dell'energia pulita il suo cavallo di troia per continuare a speculare.
Tratto dal Report Energia di Augusto Anselmo
Il Report è datato, ma è straordinario che quello che è stato scritto 10 anni fa sia di straordinaria attualità.
La consapevolezza dei danni sociali e ambientali dovuti alla crescita eccessiva dei consumi di energia si sta lentamente diffondendo. Per più di un secolo le ciminiere e le locomotive fumanti furono il simbolo stesso del progresso.
Anche oggi si ritiene che non vi possa essere un alto livello di benessere senza un alto consumo di energia primaria e che siamo ancora lontani dalla soglia critica dove consumo energetico e benessere entrano in conflitto.
Eppure già nel 1896 il premio Nobel Svante Arrhenius aveva calcolato molto realisticamente le possibili conseguenze climatiche del rapido trasferimento
nell’atmosfera delle nostre miniere di carbone sotto forma di CO2 (aumento dell’effetto serra naturale). Successivamente é stato rilevato che anche le tecniche energetiche nucleari e idroelettriche comportano notevoli, anche se diversi, costi umani e ambientali.
Anche i parchi di generatori eolici che si diffondono in Italia cominciano a incontrare la resistenza di alcuni cittadini e amministratori perché producono inconvenienti. Pannelli fotovoltaici e termosolari generano direttamente meno problemi, ma i loro costi economici ed ambientali di produzione e di smaltimento nonchè la superficie che richiedono, ne rendono impossibile un uso illimitato. Sta così emergendo un’attenzione critica non solo verso la qualità, ma soprattutto verso la quantità assoluta dell’energia impiegata.
Anche nella cultura tecnica e nelle sue implicazioni sociali emerge così un principio ben noto a chi studia i viventi e il loro habitat: “there is no free meal in nature” (trad.: in natura non esistono pasti gratuiti).
Per quanto oggi indispensabile, diventa quindi insufficiente limitarsi a distinguere tra energie più sporche o più “pulite”. Diffondere inoltre l’llusione
che possano davvero esistere energie pulite sembra il modo migliore per eludere il vero problema. Si veda per esempio l’intensa campagna pubblicitaria “Il metano è natura”.
Per l’economista Jeremy Rifkin l’eventuale futura accessibilità di fonti energetiche pulite, sicure, a buon mercato o addirittura gratuite altererebbe in modo incalcolabile numerosi equilibri biogeofisici su cui si basa la vita sulla Terra, compresa la vita umana.
Secondo il fisico tedesco Hans-Peter Dürr, occorre orientarsi presto verso una società da 1,5 kW, dove un adeguamento delle strutture tecnologiche ma anche di quelle sociali consenta di creare benessere consumando meno di 1,5 kW di energia primaria pro capite al giorno.
Si tratta di una quantità relativamente modesta se si considera che equivale al solo consumo elettrico attuale di un frigorifero oppure che un kW è l’energia necessaria per sollevare una persona di 75 kg dal livello del mare alla cima del Monte Bianco.
Qualità dell'informazione
Una facoltà antica di ogni collettività, quella di distinguere gerarchicamente tra
disinformazione, informazione, sapere, cultura e saggezza, sembra oggi venirci meno.
Sappiamo sempre di più, capiamo sempre di meno, ha osservato qualcuno. Eppure i sistemi industriali di comunicazione e la loro concentrazione stanno moltiplicando l'emissione indiscriminata di qualunque informazione, prescindendo da ogni gerarchia qualitativa o, più spesso, invertendo addirittura le priorità della sequenza gerarchica che abbiamo indicato.
Spesso più un messaggio è inutile o dannoso e più viene diffuso.
Le nostre informazioni cercano di fare chiarezza su molti luoghi comuni, cerchiamo di dare indicazioni su che cosa sia veramente utile alle persone e su cosa sia invece frutto di manipolazione e fonte di profitto per chi fa dell'energia pulita il suo cavallo di troia per continuare a speculare.
Tratto dal Report Energia di Augusto Anselmo
Il Report è datato, ma è straordinario che quello che è stato scritto 10 anni fa sia di straordinaria attualità.
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