Un consumo di suolo ad oltranza quello che in Italia continua ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica.
Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di tremila ettari), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio – coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne – soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%).
Sono questi i dati del Rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentati questa mattina alla Camera dei Deputati. In questa edizione, l’Istituto aggiorna i dati e approfondisce gli studi analizzando anche il territorio compromesso dai cantieri all’interno delle aree vincolate.
Tre infine gli scenari al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall’ISPRA: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050.
Il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno.
Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni.
Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.
Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di tremila ettari), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio – coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne – soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%).
Sono questi i dati del Rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentati questa mattina alla Camera dei Deputati. In questa edizione, l’Istituto aggiorna i dati e approfondisce gli studi analizzando anche il territorio compromesso dai cantieri all’interno delle aree vincolate.
Tre infine gli scenari al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall’ISPRA: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050.
Il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno.
Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni.
Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.
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