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Buckminster Fuller

"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta."

( Milton, 12 luglio 1895 – Los Angeles, 1º luglio 1983) è stato un inventore, architetto, designer, filosofo, scrittore e conduttore televisivo statunitense.
Fu anche professore alla Southern Illinois University.


Buckminster Fuller ispirò l'umanità e la spinse a dare uno sguardo omnicomprensivo al mondo finito in cui viviamo e alle possibilità infinite per migliorare gli standard di vita all'interno di esso. Volendo ridurre gli scarti, Fuller esplorò e propose il principio dell'"efemeralizzazione" — che in parole semplici significava "fare di più con meno".
La ricchezza può essere aumentata riciclando le risorse in prodotti nuovi e di maggior valore, e i prodotti più sofisticati avrebbero richiesto minor materiale per la produzione.

Nella realtà questo modello di sviluppo si è parzialmente avverato con la miniaturizzazione degli oggetti e degli strumenti.
Fuller fu uno dei primi a propagare una visione del mondo sistemica, (cfr. Operating manual for Spaceship Earth, Synergetics) ed esplorò i principi dell'efficienza energetica e dell'uso razionale dei materiali.

Considerando il ciclo di lavorazione e utilizzo del petrolio dal punto di vista del "budget energetico planetario", derivante principalmente dalla quantità di raggi solari ricevuti dal pianeta, Fuller ha calcolato che ogni litro di petrolio consumato costa al pianeta oltre 300.000 dollari per essere prodotto. 

In particolare identificava il consumo per il trasporto di pendolari una perdita secca in confronto ai guadagni generati.
Era particolarmente interessato alla sostenibilità e al tema della sopravvivenza della razza umana con l'attuale sistema socio economico e, nonostante le critiche, era profondamente ottimista sulle prospettive dell'umanità, anche durante il periodo della Guerra Fredda.

Secondo Fuller, con l'evoluzione delle conoscenze avvenuta negli anni settanta e il crescente sfruttamento delle risorse naturali, si sarebbe passati da un'economia competitiva ad un'economia cooperativa e la guerra non sarebbe stata necessaria.

"L'egoismo", dichiarò, "non è necessario, e non è razionalizzabile... la guerra è obsoleta...".

Avendo assistito al principale periodo di progresso tecnologico dell'umanità, che permetteva di curare malattie un tempo letali e di viaggiare a prezzi ridotti.

Oltre al vasto studio sui grandi concetti filosofici dell'umanità, le intuizioni più importanti di Fuller riguardarono la geometria analitica. Affermò che l'universo fosse composto da matrici di tetraedri. Sviluppò questo concetto in diversi modi, dall'approssimazione delle sfere con altri solidi alla stabilizzazione degli oggetti nello spazio tramite tiranti.

Sebbene un buon numero di progetti di Fuller non abbiano mai raggiunto il successo industriale e di pubblico, alcuni ancora esistono.
Molte cupole geodetiche sono state costruite e sono ancora in uso: secondo il Buckminster Fuller Institute oggi ne esistono di diametro superiore ai 200 metri. Le principali si trovano in Giappone e Stati Uniti.

La Spoletosfera



In Italia, e precisamente all'ingresso sud di Spoleto, sorge una cupola geodetica opera di Fuller, donata alla città nel 1967 e chiamata Spoletosfera.
Il 21 dicembre del 2008, grazie a un'idea dell'architetto spoletino Giorgio Flamini e all'intervento dei fratelli Zefferino e Maria Flora Monini, la cupola è stata dotata di un sistema di illuminazione assolutamente non invasivo e formato da circa 105.000 luci a LED bianche che la rendono "viva" anche nelle ore di buio facendo diventare l'opera di Fuller uno dei simboli della città.
Le strutture geodetiche non ebbero il successo previsto da Fuller nel mercato delle abitazioni, soprattutto a causa della difficoltà nell'adattarvi strutture pensate per case tradizionali (finestre, impianti elettrici, camini), e soprattutto per la non convenzionalità della forma.

Il grande merito di Fuller fu quello di spingere un'intera generazione di studenti e professionisti a pensare "fuori dagli schemi" e a mettere in dubbio le concezioni finora date per scontate.

Fuller ispirò altri designer e architetti come Norman Foster e Steve Baer che portarono avanti lo studio delle costruzioni in forme innovative diverse dai classici rettangoli.

Dymaxion House

La Dymaxion philosophy fu portata anche in edilizia, con la Dymaxion House, una casa ad alta efficienza energetica che non entrò mai in produzione.
Una delle case così costruite da Fuller è in esposizione permanente presso l'Henry Ford Museum di Dearborn, Michigan.
Progettata negli anni quaranta questo prototipo è una struttura sferica (non una cupola), sagomata similmente alla campana delle meduse.

Per ridurre il consumo d'acqua era dotata di una doccia a nebbia sottile, e conteneva anche altre innovazioni funzionali nel mobilio e nell'impiantistica, come la cupola superiore rotante per sfruttare i venti naturali per il condizionamento. 

La struttura della casa era progettata per essere consegnata in due contenitori cilindrici, mentre gli arredi si sarebbero potuti acquistare dai rivenditori locali.

Il Padiglione Americano alla "Expo 67", disegnato da R. Buckminster Fuller
Pensata per la prima volta negli anni venti e sviluppata a Wichita (Kansas), la casa era leggera, estremamente economica, facile da montare e particolarmente adatta all'utilizzo in climi ventosi: nel pensiero di Fuller doveva essere prodotta dalle stesse industrie che avevano prodotto gli aerei della Seconda guerra mondiale.

Dal look ultramoderno, con struttura in alluminio e coperture in acciaio, richiedeva solo 90 metri quadrati di spazio per l'installazione nella sua versione base.
Nonostante i numerosissimi ordini derivanti dal boom post-bellico, la casa non venne mai prodotta a causa del fallimento dell'azienda dovuto a politiche interne.
Buckminster Fuller aveva come priorità la comprensione, la ricerca e la scoperta, desiderava essere un pioniere. La sua intera opera può essere vista come una grande e nobile scommessa.

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