Ecco la serie storica dell’avanzo primario
(il saldo del bilancio nominale al netto degli interessi sul debito
pubblico) degli ultimi vent’anni, dal 1995 al 2014. In questo periodo l’Italia registra un avanzo di bilancio per ben 19 anni su 20, mentre le altre principali economie europee hanno registrato un disavanzo almeno 7 volte.
I dati vengono pubblicati in forma di infografica su Twitter con l’hashtag #prideandprejudice.
La serie dei dati pubblicati progressivamente è disponibile sul sito al seguente collegamento #prideandprejudice.
L'avanzo primario di bilancio è lo strumento che certifica, detto in termini molto semplici, che lo stato spende meno di quanto incassa.
Come sappiamo è il totem di tutti gli adoratori, da destra come da "sinistra", della razionalizzazione, dell'efficientamento, di tutta una retorica dei tagli virtuosi che non porta da nessuna parte. Se non, come ha certificato lo stesso FMI, a perdere mezzo punto di Pil ogni punto tagliato di spesa pubblica.
Il saldo primario, in pratica, costituisce un tesoretto che lo Stato raggranella e che viene utilizzato innanzitutto per pagare gli interessi sul debito, che, nel caso dell’Italia ormai veleggiano verso i 90 miliardi di euro l’anno.
Facciamo due conti della serva.
Se abbiamo avuto un avanzo primario del 2,5% del Pil, questo vale 39,7 miliardi di euro.
Siccome la montagna degli interessi è molto più elevata, ecco che abbiamo chiuso con un deficit di bilancio complessivo del 3% del Pil (nei limiti europei, evviva), pari a circa 46,9 miliardi. Se sommiamo il deficit finale all’avanzo primario, abbiamo la somma totale degli interessi pagati sul debito, ovvero oltre 86,7 miliardi di euro.
Questi soldi spariscono nel gorgo del servizio del debito.
Quindi se li godono i possessori di titoli di stato in Italia e nel mondo.
In compenso le entrate correnti (quindi tasse e altro) sono passate da 699 a 748 miliardi, quindi sono cresciute del 7%.
Ecco da dove è venuto fuori il nostro avanzo primario.
E’ chiaro che, se la crescita non ripartirà a passo sostenuto, il governo non avrà altra scelta che aumentare ancora le entrate correnti, quindi le tasse, o tagliare severamente la spesa corrente al netto degli interessi,......
In 3 decenni, dal 1980 al 2012, abbiamo pagato circa 3.100 miliardi di euro (a prezzi del 2012) di interessi. Il 198% del PIL. Per dire. Vi sembra normale che con questo ammontare il debito non solo non è stato ripagato, non solo non è stato ridotto, ma è addirittura aumentato? Negli anni 80 bisogna poi ricordare che oltre al famigerato divorzio BdI/Tesoro, sono cominciati tutti i vincoli legati all'ingresso prima e alla permanenza poi nello SME (una sorta di antesignano dell'euro). Quello ha fatto aumentare i tassi di interesse e, conseguentemente, esplodere il debito pubblico.
In parole povere
I dati vengono pubblicati in forma di infografica su Twitter con l’hashtag #prideandprejudice.
La serie dei dati pubblicati progressivamente è disponibile sul sito al seguente collegamento #prideandprejudice.
L'avanzo primario di bilancio è lo strumento che certifica, detto in termini molto semplici, che lo stato spende meno di quanto incassa.
Come sappiamo è il totem di tutti gli adoratori, da destra come da "sinistra", della razionalizzazione, dell'efficientamento, di tutta una retorica dei tagli virtuosi che non porta da nessuna parte. Se non, come ha certificato lo stesso FMI, a perdere mezzo punto di Pil ogni punto tagliato di spesa pubblica.
Il saldo primario, in pratica, costituisce un tesoretto che lo Stato raggranella e che viene utilizzato innanzitutto per pagare gli interessi sul debito, che, nel caso dell’Italia ormai veleggiano verso i 90 miliardi di euro l’anno.
Facciamo due conti della serva.
Se abbiamo avuto un avanzo primario del 2,5% del Pil, questo vale 39,7 miliardi di euro.
Siccome la montagna degli interessi è molto più elevata, ecco che abbiamo chiuso con un deficit di bilancio complessivo del 3% del Pil (nei limiti europei, evviva), pari a circa 46,9 miliardi. Se sommiamo il deficit finale all’avanzo primario, abbiamo la somma totale degli interessi pagati sul debito, ovvero oltre 86,7 miliardi di euro.
Questi soldi spariscono nel gorgo del servizio del debito.
Quindi se li godono i possessori di titoli di stato in Italia e nel mondo.
In compenso le entrate correnti (quindi tasse e altro) sono passate da 699 a 748 miliardi, quindi sono cresciute del 7%.
Ecco da dove è venuto fuori il nostro avanzo primario.
E’ chiaro che, se la crescita non ripartirà a passo sostenuto, il governo non avrà altra scelta che aumentare ancora le entrate correnti, quindi le tasse, o tagliare severamente la spesa corrente al netto degli interessi,......
In 3 decenni, dal 1980 al 2012, abbiamo pagato circa 3.100 miliardi di euro (a prezzi del 2012) di interessi. Il 198% del PIL. Per dire. Vi sembra normale che con questo ammontare il debito non solo non è stato ripagato, non solo non è stato ridotto, ma è addirittura aumentato? Negli anni 80 bisogna poi ricordare che oltre al famigerato divorzio BdI/Tesoro, sono cominciati tutti i vincoli legati all'ingresso prima e alla permanenza poi nello SME (una sorta di antesignano dell'euro). Quello ha fatto aumentare i tassi di interesse e, conseguentemente, esplodere il debito pubblico.
In parole povere
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