PREFAZIONE
ALL’EDIZIONE ITALIANA
“Il
nostro compito è riferire le notizie, non fabbricarle.
Quello è compito del governo”. Roger Dascombe da “V per vendetta”
Quello è compito del governo”. Roger Dascombe da “V per vendetta”
Nei buoni libri di storia accanto alla descrizione
cronologica degli eventi si analizzano in genere anche le usanze e i
costumi di un’epoca, tutte quelle cose che gli uomini di un tempo,
immersi nel loro proprio presente, vivevano come la scontata
consuetudine di una quotidiana normalità e che il lettore del
futuro, a sua volta immerso in un contesto storico diversamente
mutato, apprende come curiosità, situazioni invidiabili o al
contrario come folli o atroci assurdità.
E’ assai probabile che
nei libri di storia del futuro la nostra generazione, a cavallo tra
la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo, verrà
ricordata come quella che si è trovata a vivere un’epoca
eccezionale nella quale si è disegnato, non solo il destino della
stessa umanità, ma anche di tante altre specie viventi che oggi
ancora popolano il nostro pianeta.
Alle spalle ci lasciamo un secolo di insuperati
traguardi in tutti i campi, dei quali hanno potuto beneficiare
diversi miliardi di individui. Come mai è accaduto nel passato,
tante persone infatti ricevono oggi accettabili livelli medi di
istruzione, alimentazione e cure mediche, alloggi confortevoli,
possibilità di viaggiare e spostarsi con facilità e rapidità o di
usufruire in forma accessibile di un gran numero di beni di consumo.
Questo è ancora vero nonostante già si intravedano segnali di stasi
e di declino in alcune aree, tra le quali anche qualche Paese OCSE.
In questo breve documento gli Autori fanno luce
sul perché potrebbero essere la nostra, come la passata generazione,
ad aver goduto del picco massimo di prosperità media della
storia dell’intera umanità, squarciando in poche sintetiche pagine
il buio dell’informazione e della cultura mainstream che tuttora
colpevolmente ignora i problemi reali che ci minacciano.
Hopkins e Miller infatti, supportati da numerosi
dati, focalizzano e descrivono in forma estremamente lucida e
comprensibile i nuovi mutati contesti storici che negli ultimi anni
si sono andati delineando nel campo dell’energia, del clima e
dell’economia e che, perso il loro carattere di eccezionalità,
divenuti permanenti e sistemici, vengono pertanto appropriatamente
definiti come le Nuove Normalità.
In questo scenario, che delinea un vero e proprio
spartiacque, il paradigma della irrinunciabilità della
crescita economica assume le sembianze di una medaglia a due
facce: se da un lato ha permesso un invidiabile e innegabile
“progresso”, dall’altro, non contemplando i limiti biofisici
del pianeta, ha creato i presupposti per le sfide che abbiamo di
fronte, diventando pertanto una vera e propria trappola mentale ed
economica, predominante e globalizzata che ci impedisce di
affrontare in maniera logica e razionale i nuovi contesti standard
che minano la nostra stessa sopravvivenza.
Come tante altre volte è accaduto nel passato con
i dogmi di tipo religioso, questo paradigma viene raramente e
con difficoltà anche solo messo in discussione, se non a rischio di
accuse di eresia e blasfemia, persino all’interno di tante
aree dell’ambientalismo istituzionale, sia al di qua che al
di là dell’oceano e che, in buona o cattiva fede, è spesso
degenerato negli ultimi dieci anni nella propaganda di una
illusoria crescita verde.
Siamo oggi appena entrati in questa tempesta
perfetta*, energetica, climatica ed economica, della quale la
durata e la gravità delle singole componenti non è ancora
massivamente compresa, tantomeno accettata.
Quello di cui abbiamo urgentemente bisogno è
quindi la rapida messa in campo di strategie di costruzione della
resilienza della comunità, sia locale che globale, di breve come
di lungo periodo e che vadano nel loro complesso a costituire
l’impalcatura di un nuovo paradigma di prosperità; desiderabile al
punto tale che ciò che oggi appare impossibile politicamente
diventi politicamente irrimandabile.
L’umanità ha già le conoscenze per farlo.
E’ questo quello che ogni giorno spero di poter
leggere nel nostro libro di storia del futuro.
Scriviamolo insieme.
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