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Gli innovatori? Nascono da solitudine e incomprensione

Questo articolo è un augurio per il nuovo anno.

Il mondo cambia, sorgono nuove potenze, incalzano nuovi problemi, ma le nostre idee, i nostri concetti, gli argomenti di cui discutiamo spesso restano gli stessi.
Allora proviamo un senso di disagio, abbiamo un' impressione di impotenza, di sfiducia.
Ci sembra che ogni cosa sia diventata più difficile, mentre invece è solo la nostra mente che si è addormentata.


Nel 1500 gli Stati italiani erano nel fulgore del Rinascimento, ma piccoli e divisi.
Attorno erano cresciute grandi nazioni.

Essi cercarono di cavarsela con il vecchio metodo di fare e disfare alleanze, ma non bastava, e furono sconfitti.
Per affrontare il nuovo occorre una straordinaria capacità di rinnovamento.

Ma noi diventiamo schiavi delle nostre abitudini e dei nostri preconcetti.
Occorre allora che arrivi gente nuova, aperta, non invischiata, paralizzata dal passato.

Gli Stati Uniti sono stati rinnovati continuamente dagli emigranti, dai profughi dell' Europa.
La grande creatività italiana del dopoguerra è scaturita dalla miseria, da gente che si risvegliava alla vita, alla speranza, piena di voglia di fare.

Ma in ogni momento e in ogni Paese c' è sempre gente di questo genere.
Però non si trova solo nei luoghi abituali del potere e della cultura.

Gli innovatori sono nascosti, crescono nelle pieghe della società.
Spesso poveri, non capiti, si formano combattendo una dura lotta per la sopravvivenza.

L'antropologo Turner ha dimostrato che i grandi innovatori provengono da ambienti marginali.
Lo psicologo Erikson ci ha mostrato che i grandi innovatori hanno tutti un periodo più o meno lungo di solitudine, di smarrimento, che precede la scoperta.

Egli lo chiama moratoria.

Perché devono purificarsi anche degli ultimi residui del pensiero corrente e trovare con chiarezza la propria strada.
Ma, a volte, la moratoria viene prolungata dalle incomprensioni della cultura dominante.

E l' innovatore dev' essere prudente perché, come apre bocca, lo svillaneggiano, lo deridono.
E, per agire, deve aspettare che i tempi siano maturi.
Guai ad avanzare proposte prima dell' ora.

Copernico, a cui si deve la teoria eliocentrica, l' espose troppo presto e fu considerato solo uno spirito geniale.

Ecco, all' inizio di quest' anno, io mi auguro, meglio auguro al nostro Paese, che tutte queste persone vive, creative, diverse, ancora rinchiuse negli anfratti della società, ancora esitanti, ancora incomprese, possano uscire, farsi strada, ciascuna nel suo campo.

Nella letteratura, nel cinema, nella scienza, nell' imprenditorialità, nella politica.
Mi auguro di veder sbucare, da ogni dove, gente forte, entusiasta, pulita, ottimista, allegra e piena di speranza.

Gente che sa creare e danzare, inventare e costruire.
Che si getta avanti senza portarsi addosso il rancore del passato.

Che ci dimostra che molte nostre angosce sono solo fantasmi, e che non esiste difficoltà che non possa essere vinta quando sei libero come il vento e non hai paura.

Francesco Alberoni

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