L’attuale sistema di gestione dei rifiuti urbani presenta numerose criticità connesse all’elevata quota di smaltimento in discarica, alla modesta percentuale di riciclaggio, alla criminalità ed al crescente livello di morosità.
Il principale problema del sistema attuale è l’assenza di una relazione economica tra i costi e il corretto comportamento dei cittadini e degli operatori economici.
Gli operatori non hanno una motivazione economica per ridurre le componenti potenzialmente generatrici di rifiuti né per favorire il riciclo o il riutilizzo.
La riforma dovrebbe basarsi su tre principi.
Il primo principio dovrebbe essere quello di attribuire
i costi di gestione dei rifiuti ai soggetti che immettono sul mercato prodotti potenzialmente generatori di rifiuti.
Il secondo principio della riforma dovrebbe essere che il contributo ambientale da caricare sul prezzo dei prodotti immessi al consumo dovrebbe essere tale da coprire i costi per il recupero dei suddetti prodotti a fine vita (per brevità “i rifiuti”) in modo da consentirne il riuso, il riciclo o lo smaltimento (tramite termovalorizzatore o in discarica).
Il terzo principio della riforma prevede l’introduzione di meccanismi economici che incentivino la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità locali alla riduzione della produzione dei rifiuti da mandare in discarica o verso termovalorizzatori massimizzando la raccolta differenziata.
Questo principio è un corollario del secondo in quanto il costo della raccolta differenziata fa parte dei costi complessivi per affrontare il tema della minimizzazione dei costi ambientali legati allo smaltimento dei prodotti acquistati dai consumatori.
Allo stesso tempo però trasforma in elemento positivo, premiato monetariamente, il comportamento dei cittadini che collaborano attivamente per incrementare la raccolta differenziata e la sua qualità.
In sostanza si passerebbe da una situazione nella quale i cittadini pagano per conferire i rifiuti ad una situazione nella quale i cittadini vengono pagati per fare la raccolta differenziata e per il corretto conferimento dei rifiuti
Tullio Fanelli, Marcello Clarich, Luigi De Paoli, Alessandro Ortis, Gianni Silvestrini, Federico Testa
Clicca qui per scaricare il Report completo
Gli operatori non hanno una motivazione economica per ridurre le componenti potenzialmente generatrici di rifiuti né per favorire il riciclo o il riutilizzo.
La riforma dovrebbe basarsi su tre principi.
Il primo principio dovrebbe essere quello di attribuire
i costi di gestione dei rifiuti ai soggetti che immettono sul mercato prodotti potenzialmente generatori di rifiuti.
Il secondo principio della riforma dovrebbe essere che il contributo ambientale da caricare sul prezzo dei prodotti immessi al consumo dovrebbe essere tale da coprire i costi per il recupero dei suddetti prodotti a fine vita (per brevità “i rifiuti”) in modo da consentirne il riuso, il riciclo o lo smaltimento (tramite termovalorizzatore o in discarica).
Il terzo principio della riforma prevede l’introduzione di meccanismi economici che incentivino la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità locali alla riduzione della produzione dei rifiuti da mandare in discarica o verso termovalorizzatori massimizzando la raccolta differenziata.
Questo principio è un corollario del secondo in quanto il costo della raccolta differenziata fa parte dei costi complessivi per affrontare il tema della minimizzazione dei costi ambientali legati allo smaltimento dei prodotti acquistati dai consumatori.
Allo stesso tempo però trasforma in elemento positivo, premiato monetariamente, il comportamento dei cittadini che collaborano attivamente per incrementare la raccolta differenziata e la sua qualità.
In sostanza si passerebbe da una situazione nella quale i cittadini pagano per conferire i rifiuti ad una situazione nella quale i cittadini vengono pagati per fare la raccolta differenziata e per il corretto conferimento dei rifiuti
Tullio Fanelli, Marcello Clarich, Luigi De Paoli, Alessandro Ortis, Gianni Silvestrini, Federico Testa
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