Siamo abituati a vedere la campagna elettorale
come un momento consuetudinario in cui alcune persone si sfidano per
decidere chi guiderà il futuro del paese. Ma la campagna elettorale
è qualcosa di più di questo semplice rito per la successione del
potere.
Qualcuno un po’ più romantico dirà che in
campagna elettorale si sfidano delle visioni del futuro contrapposte
e la visione più convincente sarà quella che verrà imposta a tutto
il paese.
La campagna elettorale è uno scontro tra
storie!
Ogni politico che voglia vincere una tornata
elettorale deve mettere in conto di dover intraprendere il viaggio
dell’eroe, esattamente come in una fiaba.
La struttura
narrativa classica dei racconti funziona da anni e, da
sempre, coinvolge emotivamente il pubblico.
E’ per
questo motivo che il politico deve rispettare la trama narrativa dei
racconti.
Dopotutto, al cinema e in tv continuiamo a
guardare film che ripropongono sempre la stessa struttura narrativa.
Eppure non ci stanchiamo mai! Ogni film ci emoziona, ci coinvolge, ci
fa piangere e ci mette tensione.
Secondo il sociologo e scrittore Christian Salmon, è «il sintomo più visibile in Europa dello scivolamento della politica verso la pura comunicazione».
Certo, lo storytelling politico se non può essere ridotto al solo claim su un manifesto, non può nemmeno essere inquadrato nel solo uso ottimale dei social network. Le piattaforme del web 2.0 sono una pedina dello scacchiere per un consulente politico, ricordandosi sempre che “likes don’t vote, people do“.
È evidente, i raccontatori hanno tutto l'interesse a dipingersi come infallibili artefici dell'opinione pubblica.
Né s'è mai visto un narratore che inviti a diffidare della propria storia.
Nel mondo della comunicazione in tanti giurano d'essere alla guida della modernità. Ma, semplicemente, questo fa parte della vendita.
Il leader storyteller è atteso da un finale tragico: il suo abuso dei mass media ne ha distrutto la credibilità di narratore, come uno “spettro rischiarato da quelle stesse fiamme che si accingono a divorarlo”.
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